Intervista sull’ultima opera di Mons. Giovanni Lanzafame, prelato e scrittore conosciuto come “Mariologo” anche a livello internazionale. Impegnato da tempo sull’aspetto non solo ecumenico delle confraternite, ha trattato diversi temi che riguardano la Vergine Santissima, i Santi, la storia della chiesa, della liturgia ecc… ecc….
Abbiamo chiesto a Giuseppe Firenze, autore di diverse recensioni sui testi del Mons. Lanzafame, i motivi del suo interessamento a questa sua ultima opera. “Ho incontrato per la prima volta Mons Lanzafame durante la ricorrenza dell’anniversario dell’incoronazione del sacro simulacro della Madre SS. Del Lume venerata a Palermo nel quartiere del Noviziato. Ne è nato un rispetto reciproco grazie anche alla grande devozione alla Madre SS. Del Lume, al mondo delle processioni in genere e alle tradizioni viste sotto l’ottica non come fatto in se stesso, ma esplorando questa forza della fede che aiuta a riscoprire la bellezza interiore attraverso tutte le sfaccettature devozionali, personali, ricchi di fede genuina”.
Nel libro ti è stato chiesto di scrivere qualcosa sulla conclusione?
Si, cosi sono andate le cose; dopo la mia conoscenza con l’autore insieme abbiamo affrontato diverse tematiche, abbiamo puntato su aspetti ecumenici e di tradizioni popolari e nonostante le difficoltà o muri, ma accompagnati dal Signore e dalla Vergine Santa siamo sempre andati avanti, non per orgoglio personale, ma affinchè gli altri possano essere edificati con la parola del Signore, attraverso anche segni come, per esempio, le devozioni e le tradizioni. Mi è stato espressamente chiesto di scrivere le conclusioni del libro. Il tema che ho voluto scegliere è stato: “LA PROCESSIONE COME ESPRESSIONE DI FEDE E DI DEVOZIONE”, infatti la processione è segno, innanzitutto prima di fede e dopo di devozione. L’ autore ci parla della storicità e del significato dei fercoli, delle vare, delle urne e dei carri trionfali, io invece ho cercato di dare un taglio netto e di parlare non dell’arte, ampiamente dibattuto nell’ introduzione da Mons. Rino La Delfa e dalla professoressa Maria Concetta Di Natale, ma andando a scrutare a cosa servono in fondo questi mezzi e a quale messaggio vogliono indirizzarci.
E’ sbagliare pensare che alla società di oggi non interessino più queste tradizioni, o meglio per molti, e anche per alcuni sacerdoti non servino proprio a nulla?
Le immagini, con i loro fercoli o vare, che portiamo fuori dalle nostre chiese non sono soltanto pezzi di legno ma fanno parte della nostra identità, della devozione di una comunità o ancora meglio di una città. Chi afferma che le statue sono soltanto un pezzo di legno o di qualsiasi altra fattura, non si rende conto che non solo sta bestemmiando, ma disconosce le sue radici. Nell’anno 787 venne convocato a Nicea un Concilio ecumenico che sancì l’assoluta liceità di rappresentare con le immagini la figura di Gesù, di Maria Sua Madre, degli Angeli e dei Santi. Il secondo Concilio di Nicea spiegava che attraverso le immagini il fedele viene invitato ad imitare i personaggi rappresentati: Gesù, Maria, gli Angeli e i Santi. Quindi, le immagini sacre sono uno strumento che aiutano il cristiano ad imitare coloro che vi sono rappresentati.
A fianco degli Evangelici e dei Protestanti, ci sono anche i Testimoni di Geova decisamente contrari alla venerazione delle immagini, non ti pare che questo libro darà fastidio a chi non la pensa in questo modo, no? Qual è il motivo di questa contrarietà?
Io credo che la causa della avversione delle altre religioni, ma anche dei non credenti, è da ricercare in una lettura parziale, distorta e quindi errata della Bibbia. Di solito, chi vuole dimostrare che Dio è contrario all’utilizzo e alla venerazione delle immagini, e dunque che noi cattolici ci poniamo contro la volontà di Dio, ci leggerà i versetti 2,3,4 e 5 del capitolo 20 del Libro dell’Esodo. E dopo la lettura di questi versetti si passa facilmente alla classica contestazione: la Chiesa Cattolica, utilizzando immagini e statue, disobbedisce al comando di Dio.
Cosa c’è scritto nel versetto in questione?
“Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione di schiavitù: non avrai altri dei di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra.”
Risposta: Intanto, bisogna leggere tutta la Bibbia, non solo qualche brano. Subito dopo, nel versetto 5, il Signore spiega perché ha dato quel comando: “Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai”. Ecco il motivo per il quale Dio proibisce l’uso delle immagini. Ma effettivamente, Dio non proibisce le immagini in quanto tali, non proibisce l’utilizzo delle immagini sacre, ma proibisce l’idolatria, che era, ed è, un peccato gravissimo.
Che cosa si intende per idolatria?
Per idolatria s’intende mettere al posto del vero Dio un “idolo” e adorarlo. Ecco la ragione per la quale Dio proibisce di fare immagini: perché gli Ebrei correvano seriamente il pericolo di considerarle idoli e di adorarli; correvano il pericolo di prestare alle immagini, alle statue di creature del cielo o della terra quel culto che è dovuto solo a Dio. Era un pericolo concreto, visto che gli Ebrei erano circondati da popoli idolatri. Di più. Mentre Mosè riceveva le Sacre Tavole con i Dieci Comandamenti, il popolo ebraico si era già costruito un idolo d’oro. Il Vaticano insieme ai cattolici sostengono questa tesi: non proibizione delle immagini, ma proibizione dell’idolatria. Se leggiamo bene tutti i passi della Sacra Scrittura che proibiscono la costruzione di statue e di immagini, ci accorgeremo che la Bibbia condanna solo e sempre la raffigurazione e l’adorazione delle immagini delle divinità pagane, ossia degli idoli, in contrasto con l’adorazione dell’unico vero Dio.
Secondo te non bisogna portare le prove che dimostrano la veridicità della dottrina cattolica?
Certo, proprio la Bibbia insegna che Dio non proibisce, sempre, per qualunque ragione, di costruire immagini. Anzi, nella Bibbia si legge che Dio HA ADDIRITTURA ORDINATO DI COSTRUIRE IMMAGINI E STATUE. Restiamo nel libro dell’Esodo capitolo 36 – 37 Mosé, convocò “tutti gli uomini di ingegno” – e la Bibbia ci dice che questi uomini di ingegno, questi artisti “il Signore li aveva dotati di saggezza e di intelligenza, perché fossero in grado di eseguire i lavori della costruzione del santuario, fecero ogni cosa secondo ciò che il Signore aveva ordinato”. Il Signore aveva ordinato di adornare con statue e immagini l’Arca dell’Alleanza. Sempre nel Libro dell’Esodo si legge che uno di quegli artisti che il Signore aveva dotati di saggezza e di intelligenza disegnò due cherubini sul “velo di porpora viola e di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto” (Es. 36,35). Quindi, si capisce bene che non solo le statue, ma anche i disegni, le “immagini” di creature sono gradite a Dio, quando sono utilizzate per il culto e non v’è pericolo di idolatria. Quindi la proibizione di costruire oggetti riguardava – come abbiamo detto- solo gli idoli; la proibizione voleva evitare – come abbiamo detto – il pericolo che questi oggetti diventassero idoli e fossero adorati al posto di Dio. Ora, nessuno che abbia un pò di conoscenza delle Sacre Scritture può ragionevolmente accusare i cattolici di adorare le statue che sì trovano nelle nostre chiese.
Alcuni fatti, accaduti qualche tempo fà , hanno messo in luce fatti inquietanti come l’ inchino dell’ immagine davanti la casa di un boss, tu cosa ne pensi?
Penso, che tutto ciò è sbagliato e se sono accadute queste occasioni, per fortuna relegate, e perché alcuni si sentono padroni di tutto e per tutto. Nessuna confraternita o nessuna altra persona di ogni grado o di qualsiasi ruolo esso copra in questa società o ancora meglio all’ interno della chiesa, possa credersi potente o credersi al di sopra di ogni autorità, perché ricordiamoci che solo Dio è potente. Neanche il politico di turno, neanche un sacerdote o il Papa stesso, perché tutti in questa vita, anche se siamo messi in un ruolo ben preciso o copriamo qualche responsabilità di fronte al popolo non dobbiamo sopprimere, allontanare, creare muri, fare differenze…. e potrei cosi andare avanti. Ognuno è servo, ognuno nel suo ruolo deve essere responsabile nella propria mansione che gli è stata affidata per il bene comune.
Infine, dopo le varie presentazioni del suddetto libro in giro per la Sicilia e in ultimo a Palermo adesso anche Roma.
Cosa è stato per te organizzare anche questo evento?
Per organizzare la presentazione di un libro del genere bisogna rendersi conto, innanzittutto, che l’argomento affrontato non può interessare solo una cerchia territoriole ristretta, ma abbraccia l’intera Sicilia, quindi tutte le diocesi sicule, i vari paesi in cui sono citati i vari soggetti. Dietro c’ è un lavoro certosino da parte dell’autore, la realizzazione del libro ha richiesto l’impegno di anni, ricerche fotografiche e storiche di fercoli o vare affinchè si possano conoscere opere nascoste, opere d’ arte, che, portate in processione insieme ai sacri simulacri, danno la consapevolezza di ciò che si sta portando fuori dalle nostre chiese per dare un messaggio ben preciso.
Quindi sono tradizioni da recuperare per riscattare e non abbandonare la nostra storia.
Molte volte per la sola mania di cambiare si distruggono chiese, storia, opere d’arte, tradizioni, devozioni, comunità ecc. ecc. la stessa società civile cambiando non si ritrova in certi stili di vita come per esempio il valore della famiglia.
Oggi la difesa della fede e la protezione della famiglia rappresentano infatti, in un momento storico in cui la dottrina della Chiesa e il ruolo della famiglia sembrano essere continuamente messe in discussione, una vera e propria esigenza per milioni di cattolici nel mondo. Per questo motivo è opportuno interrogarsi su quale sia il modo migliore per far fronte alle sfide sempre maggiori che vengono rivolte alla Famiglia dalla società post-moderna, soprattutto in Occidente ed in Europa. Ecco uno dei motivi di questo libro, ecco perché tanta promozione.
“Il barocco in processione”, verrà presentato, il prossimo 30 Gennaio alle ore 16:30, anche a Roma, in questo “Anno Santo della Misericordia”,
In conclusione vorrei sottolineare che la famiglia cristiana lungo i secoli, attraverso le confraternite e con queste opere d’arte, ha formato una comunità unita a simbolo dell’unità familiare. Quindi un nucleo familiare che cresce sotto la guida e la protezione del Signore della Madonna o dei Santi protettori può rappresentare quel modo di essere cristiano ed essere esempio concreto in questo mondo di oggi.
Il processo di riscatto deve partire inizialmente da noi, deve partire dalla consapevolezza che solo se noi riusciremo ad essere autenticamente protagonisti del nostro percorso personale e collettivo, coniugando la dimensione della verità che ha una sua valenza razionale, corrispondendo alla corretta rappresentazione della realtà, che per un cristiano è la verità in Gesù, con la dimensione dei valori che porta all’adesione del bene comune, e con la dimensione dell’ azione, esso ci metterà concretamente nella condizione di realizzare quello che è interesse autentico di tutti quanti noi. Purtroppo, probabilmente, tutto ciò viene a mancare e auspico che una nuova generazione abbia a cuore la centralità dei valori cristiani e della fede e quindi di tutto quello che lo circonda ed è un auspicio che sta ad indicare la necessità di un riscatto dall’ interno della cristianità e che porti a mettere insieme la verità, i valori e l’ azione che ci rende protagonisti della nostra testimonianza cristiana.
Michele Manna
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