La presenza dell’assessore regionale all’agricoltura Antonello Cracolici a Bagheria, nei giorni scorsi a Palazzo Cutò, per la presentazione del nuovo Programma di Sviluppo Rurale (con una dotazione di risorse economiche ingenti pari a 2.2 miliardi di euro per la programmazione 2014/20120), risulta l’occasione per approfondire le concrete possibilità di sviluppo per il nostro territorio e le strategie da definire.
Il nostro comprensorio presenta dei limiti strutturali con proprietà fondiaria eccessivamente parcellizzata, con una dimensione media aziendale di appena ha. 1,15 con una percentuale, che sfiora il 99%, di azienda individuale, della forma giuridica del possesso . L’analisi del contesto agrario ci consegna l’immagine di un territorio a forte vocazione agricola per storia , tradizione e cultura e condizioni pedo-climatiche, in cui però il settore primario ha perso la centralità, la vitalità e la strategicità nel tessuto socio-economico. Come è dimostrato dai dati delle scorse programmazioni dei fondi europei in agricoltura, propriamente per le criticità esposte, il nostro comprensorio relativamente alla fascia costiera, intercetta una minima parte dei fondi europei, che perlopiù affluiscono alla zona interna della provincia.
Tra i I fondi che possono incidere sulle prospettive di sviluppo del nostro territorio, un approfondimento meritano quelli che afferiscono al finanziamento di attività extragricole, attraverso l’interazione tra diversi settori produttivi e che passsano mediante i combinato disposto rappresentato dall’acronimo TAC 2.0 ( turismo/territorio, agricoltura/agro-industria e cultura/creatività).
Misure e ed azioni che saranno finanziate attraverso la MISURA 19 del Programma di Sviluppo Rurale; Sostegno allo sviluppo locale LEADER (SLTP – sviluppo locale di tipo partecipativo) che vedrà potenziato nel territorio, presumibilmente, il ruolo del GAL “Metropoli Est”, ed attraverso il FEAMP
(Fondo Europeo per gli affari Marittimi e della Pesca) con il finanziamento dei FLAG (Fisheries Local Action Groups) che prenderanno il posto dei GAC (Gruppi di azione Costiera). Una strategia, in definitiva che dovrà avere come obiettivo finale il raforzamento della vocazione turistica del territorio avendo come fulcro l’agroalimentare ed la enogastronomia.. Settori indicati come fattori “moltiplicativi» di ricchezza”, capaci cioè di generare un impatto economico direttamente nei proprio indotti e, indirettamente, negli altri ambiti produttivi . Si tenga conto, ad esempio, che per ogni presenza aggiuntiva il turismo enogastronomico genera 119,4 euro di Pil, valore superiore a quanto generato ad esempio dal turismo culturale (105,4 euro) e da quello balneare (83,8 euro).
Il che significa senza dubbio che il turista deve essere preso anche per la gola e non solo per le bellezze paesaggistiche o culturali. Un modello che si fonda sulla interdipendenza di attività produttive, turistiche, artigianali, culturali formando, in definitiva, un unico modello economico.
Occorre, però avviare un percorso di programmazione partecipata che veda protagonisti i principali attori dello sviluppo locale, imprese, associazioni, cittadini e soprattutto gli amministratori locali . A questo proposito va recuperata, nel nostro territorio, un’ interlocuzione efficace con l’amministrazione bagherese, in maniera da concordare e condividere le scelte strategiche di sviluppo Come i Bagheresi hanno intuito, dai risvolti della vicenda che ha portato alle dimissioni dell’assessore Tripoli, è necessario che il confronto politico vada ricondotto sul piano del rispetto reciproco delle parti, perchè altrimenti il danno d’immagine per la comunità rimane irreversibile e difficilmente recuperabile.
Nella Piana di Bagheria, d’altronde, esistono specialità meritevoli di essere conosciute e apprezzate da quegli italiani che vanno per trattorie, ristoranti, gelaterie, pasticcerie e piatti tipici: lo sfincione di Bagheria, i derivati della pasticceria e della gelateria del Limone Verdello di Bagheria (Granite, sorbetti), il buccellato di Casteldaccia, il nespolone di Ficarazzi, e Trabia il pesce azzurro di Porticello,(con i numerosi piatti tipici che consente di cucinare), il mandarino tardivo di Ciaculli possono ben rappresentare strumenti e simboli per comunicare e veicolare il territorio attraverso un’efficace attività di marketing territoriale favorendo al contempo lo sviluppo di significative micro-filiere produttive.
Una strategia che contempla una lungimirante valorizzazione di tutte quelle risorse -paesaggistiche, economiche, artistico-monumentali, costiere e quindi legate anche alla pesca e alle marinerie, al mare e alle sue ricchezze, al patrimonio enogastronomico e alle tradizioni culturali e turistiche che abbondano nostro comprensorio, che, d’altronde, è a fortissima connotazione identitaria, ricco di storia e di cultura, di tradizioni popolari. Tutti elementi in piena sintonia con il quadro evolutivo della nuova domanda turistica che predilige gli aspetti legati alla conoscenza, all’esperienza, all’interazione, alla suggestione e al confronto e al contatto diretto con la cultura, la storia e gli stili di vita del luogo.
In definitiva, si profila e si definisce il potenziamento e la valorizzazione di un’offerta turistica integrata ed il rilancio delll’immagine turistica del territorio mettendo a sistema l’ enogastronomia, i prodotti agro-alimentari d’eccellenza legati all’identità territoriale, lo stock di beni culturali, l’artigianato storico e l’attivismo del tessuto associativo locale.
Però, affinchè la strategia risulti efficace e produca effetti duraturi sullo sviluppo del territorio e qualifichi la qualità della spesa, è necessario che in questa fase di costruzione dellla governance degli enti e delle società consortili, che gestiranno le risorse comunitarie, vi sia un’indirizzo politico regionale, che con autorevolezza, metta in campo una capacità di mediazione degli interessi diffusi e legittimi.
E‘ necessario ed indispensabile che si traccino le linee guida, definendo con chiarezza finalità e obiettivi , in maniera da centrare e focalizzare gli interessi generali di sviluppo , evitando che le spinte individuali e gli interessi particolari prevalgano.
In parole povere occorre il primato della buona politica che sappia far valere le ragioni della mediazione, indirizzata verso il conseguimento degli interessi del territorio.
Michele Balistreri
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