Ai vivi si deve il rispetto, ai morti si deve soltanto la verità

Riflessioni su una drammatica vicenda dai contorni tutt’altro che nitidi.

A pochi giorni dal tragico suicidio di un ragazzo a Bari, lanciatosi sui binari mentre un treno sopraggiungeva, perché i suoi genitori adottivi non accettavano il fatto che fosse gay, martedì scorso – giornata mondiale contro l’omofobia, in occasione della quale in tutte le scuole italiane, inclusa Bagheria, è stata letta una circolare ministeriale di condanna del bullismo scolastico, soprattutto di matrice omofoba – anche Bagheria è stata funestata dal “suicidio” di un giovane.
Tra queste due morti, probabilmente non vi è alcuna connessione, se non nel drammatico comune epilogo, forse però sì.

Matteo (nome di fantasia), diciassette anni, studente dell’ITE (il “Ragioneria”), stando a quanto riferito nelle prime ore dai Carabinieri della Compagnia di Bagheria, si sarebbe lanciato da una finestra dell’ex clinica “Le Magnolie”, ad oggi in stato d’abbandono, adiacente alla scuola. È morto mentre gli venivano prestati i primi soccorsi.

Gli stessi investigatori, probabilmente prestando fede a qualche testimonianza non verificata, hanno indicato come “movente” la paura del ragazzo di essere rimandato per brutti voti.
La notizia così preconfezionata (suicidio e relativo movente) è stata rilanciata da tutti i giornali locali, senza il minimo tentennamento.

Poche ore dopo, la smentita: in realtà, hanno fatto sapere i suoi parenti e amici, Matteo aveva un buon rendimento scolastico.
Pertanto, mentre qualcuno ha deciso di sospendere ogni ulteriore commento o ricerca (in ossequio ad un rispetto che non aveva mostrato fino a qualche ora prima), altri hanno cominciato a scavare nella vita di questo ragazzo a caccia di qualche fantasma: così s’è scoperto che era rimasto orfano di padre da otto anni e viveva a Villabate con la madre e le sorelle, dove frequentava la parrocchia.

Un “ragazzo d’oro”, lo descrivono alcuni amici, sui siti internet delle testate locali e su Facebook.
Uno di loro, tra i più vicini alla famiglia, denunciando le “menzogne” dai giornali (che in realtà riportavano testualmente la versione diffusa dai Carabinieri) ha scritto: “Ragazzo impeccabile modello a scuola aveva la media dell’otto in tutte le materie, aiutava la famiglia costantemente e viveva anche vicino a Gesù frequentando la parrocchia a Villabate dove abitava e impegnandosi con i giovani e la corale della parrocchia. Questo era Matteo il quale a scuola per la sua mitezza e per il fatto di essere senza papà più volte subiva atti di bullismo anche gravi a causa dei quali è stato anche ricoverato, e per i quali ci sono anche esposti. Da ciò che il medico legale ha detto si presume che siano state altre le cause della morte Per questo ha chiesto un’autopsia.”

Testimonianze che vanno prese per le pinze, ma che forse potrebbero aiutare a fare luce, insieme ad altri elementi che verranno raccolti nei prossimi giorni, rispetto a notizie diramate in tutta fretta e con estrema faciloneria e poi rivelatesi infondate.
Giovedì, tutta la scuola del giovane si è raccolta in un momento di cordoglio, tra sguardi attoniti, silenziosi e addolorati dei compagni e le parole commosse del preside e dei suoi professori.
Sul caso, dunque, proseguono le indagini dei Carabinieri di Bagheria. E non solo.
Nel frattempo, forse sarebbe il caso che comincino ad indagarsi anche alcune coscienze, magari riflettendo sulle parole mai tanto appropriate a questa dolorosa circostanza di Voltaire: «Ai vivi si deve il rispetto, ai morti si deve soltanto la verità.»

 

Gianfranco Scavuzzo


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