Un’altra targa si aggiunge alla già ricca collezione delle eccellenze siciliane che si affermano professionalmente a livello mondiale. E’ stato infatti premiato questo mese a Berlino il cardiochirurgo di origini bagheresi Pietro Dioguardi.
L’uomo ha ricevuto l’ambito riconoscimento durante il XV congresso mondiale di cardiochirurgia mininvasiva (ISMICS), quest’anno presieduto dal professore Von Falk, direttore dell’Heart Centrum di Berlino, dal direttore della chirurgia di Washington Ralph Damiano e dal dottor Rex Stanbridge, responsabile di cardiochirurgia del St. Mary’s Hospital di Londra.
“Sono molto contento del riconoscimento ottenuto – afferma Dioguardi -. Ho presentato uno studio eseguito su 2.600 pazienti, che sono stati sottoposti a degli interventi di sostituzione della valvola aortica. Mi sono impegnato per portare in Italia ciò che ho appreso in Inghilterra. Qui la tecnica mininvasiva fatica a diffondersi perché tale approccio è abbastanza complesso, occorre la giusta formazione e strutturazione di team specifici. Insomma bisogna investire parecchio”.
Ogni anno, i maggiori chirurghi presenti sulla scena mondiale, ma anche studiosi e semplici interessati, si danno appuntamento per rendere pubbliche le loro casistiche e le loro tecniche chirurgiche. Dioguardi è stato premiato per l’ottimo lavoro svolto presso l’ospedale Villa Maria Eleonora di Palermo, in particolare riguardo allo studio eseguito sui 2.600 pazienti, capace di mettere a confronto la chirurgia mininvasiva e le tecniche tradizionali.
Lo scopo era quello di far presente come l’uso della tecnica mininvasiva riduce il rischio di complicanze post-operatorie sia nella sostituzione che nella riparazione della valvola aortica.
“Sono molti i progressi fatti dalla cardiochirurgia nell’ultimo decennio – continua il cardiochirurgo di origini bagheresi-, soprattutto nella capacità di ridurre i rischi operatori. Negli ultimi anni infatti l’età media dei pazienti si è innalzata”.
Sono pochi i centri in Italia che hanno sviluppato questa tecnica. Tra questi spicca ovviamente la struttura dove opera Pietro Dioguardi, che porta avanti ormai da anni questo progetto, avvalendosi della collaborazione di strutture americane come l’ospedale di Pittsburgh e quello di Berlino.
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