Antonino Russo è essenzialmente un poeta. E quel richiamo lontano s’esprime così vicino e intenso, capace di arrampicarsi negli anfratti più celati dell’animo. Proprio quegli anfratti divengono parole da scorgere e con amore donare ad un foglio che aspetta in fondo, d’essere riempito.
Nella vita odierna risulta ardua impresa trovare dinanzi a sé, un interlocutore poeta. Il poeta scorge, osserva, interiorizza ed archivia; volti, sensazioni, immagini mnemoniche nel regno dei flashback privi di parole ma stracolmi di contenuti. La poesia, solo la poesia forse potrebbe salvarci da un mondo fatto di frivolezze e superficialità, bigottismo o puro cinismo. A. Russo è nato a Bagheria nel 1936 ma presto, lascerà la sua terra per lavorare a Napoli, stabilendosi a Casoria. “A Napoli ho vinto anche la moglie” – esordisce ironico il prof. Russo.
Insegnante di scuola primaria, si laurea nel 1990 in Sociologia. Egli ha vissuto il pieno delle avanguardie letterarie ed artistiche, non a caso negli anni sessanta si tende a costituire gruppi di lavoro e di ricerca, rinunciando all’individualità. Antonino Russo infatti fece parte dell’Operativo 64 e del Gruppo 70, basandosi sulla ricerca volta alla poesia visiva. I suoi collage allora, sintetizzarono i contenuti con la sola potenza evocativa ed emozionale di un’immagine: una poesia visiva che mira dritta al contenuto, presentando al fruitore una nuova ottica di elaborazione; da un approccio descrittivo e quasi narrativo del dato, i collage pian piano si smaterializzano del loro essere descrittivo, per snellire la forma e puntare su un contenuto per poi, pian piano ridursi ad una sola parola capace di descrivere un’infinità di pensieri ed idee.
Ecco che la parola si traduce in immagine, brutale ed esplicita. Sino a quando, con le “Letterpoesie”, la stessa parola alleggerisce il suo peso traducendosi in una sola lettera. Una lettera capace di gonfiarsi ed ampliarsi, divorando lo spazio circostante…divenendo “forma”.
La poesia visiva allora, diviene vera e propria arte figurativa. Antonino Russo mostra i suoi libri, i suoi testi, le sue poesie visive che, man mano negli anni si evolvono insieme ad egli, creando un bagaglio di ricordi e gratificazioni leggibili con il solo tono d’una voce felice.
Ciò che è importante nelle interviste a Tu x Tu, è scoprire la persona al di là del personaggio. Carpire le sue gioie e scovare i suoi fastidi, giocando nel magico mondo della conoscenza, all’interno della quale, basta un’intonazione di voce differente, un luccichio di un’iride commossa per accendere i lumi del piacere della scrittura. Intervistare
Il prof. Russo è decisamente coinvolgente; egli adopera la poesia come prezioso ingrediente dalle grammature segrete, mischiato appena con una sottilissima ironia talmente fine da sciogliersi nell’udito d’uno orecchio poco attento. Antonino Russo è il poeta che ama non convertirsi ai caratteri digitali di un triste monitor da scrivania: egli batte ancora a macchina come ai vecchi tempi.
Prof. Russo, come resistiamo alla crudeltà dell’uomo?
“Con l’ironia. Con garbo ed una battuta ironica, così si sopravvive.”
Durante questi anni trascorsi lontano da casa, ha mai avvertito il desiderio di tornare?
“I primi tempi si; dopo invece, iniziai ad avvertire una particolare sensazione. Quando tornavo a Napoli, sentivo il bisogno di tornare a casa a Bagheria. Nel momento in cui permanevo a Bagheria, avvertivo la sensazione di tornare a casa…a Napoli.”
Con quale immagine descrive la tristezza?
“Sicuramente la Santa Flavia degli anni 50…così triste.”
La nostalgia?
“…con il mare agitato.”
…e la speranza?
“Questa è difficile: penso proprio che la descriverei con il volto del Direttore Manna…lui va avanti caparbio e positivo nonostante tante situazioni difficili. Da ammirare.”
Cosa le fa più paura oggi? …”la vita. La vita mi fa più paura.”
Secondo la sua esperienza professionale, è possibile educare un bambino già in tenera età, ad una cultura per la poesia?
“Tutto si può trasmettere ma, se manca dentro sé quella sensibilità pronta ad accogliere una visione poetica di ciò che ci circonda, resta ben poco da fare.”
Domanda d’obbligo: il suo piatto preferito? “Pasta con le sarde. A Napoli invece, Pizza Margherita!”
Antonino Russo è la dimostrazione che cultura non è sinonimo di arroganza, né il contrario di simpatia e affabilità. La cultura di Russo si legge nel retrogusto della sua ironia, mai inopportuna e sapientemente equilibrata; si scorge nell’affettuosità di un sorriso e nel grande amore che lo lega alla poesia ed al mondo delle “cose sensibili”.
Articolo di Barbara Corrente.
Scopri di più da BagheriaInfo.it
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.