Villa Cattolica, a poche settimane dalla riapertura del Museo Guttuso, torna alla ribalta della cronaca, non proprio culturale.
Già in un passato non molto lontano alcuni episodi lasciarono segni poco edificanti sulla gestione della villa e del museo dedicato al maestro Guttuso.
Nel 2010 avvenne l’assurda chiusura al pubblico per consentire lo svolgersi di un matrimonio “privato” richiesto da un amministratore di un comune vicino, “molto amico” di un “collega” bagherese”. Nel novembre del 2014 si decretò la chiusura della villa per colpa del dissesto e, contestualmente, dei registri “scritti a matita” decretarono l’avvio di indagini da parte delle
forze dell’ordine. Quella volta intervenne Fabio Carapezza a minacciare di riprendersi le opere donate dal padre adottivo ed
i cancelli furono riaperti subito dopo.
Oggi si registra la vibrata protesta del pittore Pippo Madè per lo “spostamento” di un suo quadro, esposto al piano nobile, per
fare posto alla tela dell’artista Turi Simeti di Alcamo. Ma andiamo con ordine. Il 13 dicembre dello scorso anno un’opera del Maestro Pippo Madè viene consegnata in comodato d’uso gratuito al Museo Guttuso, in vista della riapertura di Villa Cattolica.
La consegna della tela, intitolata “La Barricata”, viene accolta con entusiasmo dalla direttrice Dora Favatella Lo Cascio che per l’occasione dichiara: “L’opera del maestro Pippo Madè s’inserisce all’interno del percorso storico e in particolare nella collezione Guttuso e 900”. Da una parte abbiamo dato spazio ad una rilevanza artistico-territoriale, dall’altra, invece, abbiamo arricchito ed integrato il percorso museale con delle donazioni tenendo conto di un fil rouge comune”.
Pippo Madè, lusingato, a sua volta dichiara: “Sono particolarmente felice che, con la riapertura di villa Cattolica il museo
Guttuso ospiti questa mia opera: un modo per rinsaldare il forte legame che mi unisce alla città delle ville”. L’accordo stipulato con tanto entusiasmo si incrina quando lo scorso 3 marzo nel sito del Comune di Bagheria si legge della donazione di un’opera dell’artista Turi Simeti.
Nel comunicato stampa però non viene detto che il quadro dell’artista alcamese ha preso il posto della “Barricata” di Madè. Quest’ultimo era stato infatti staccato dalla parete e, in mancanza di posto di collocazione, depositato in una stanza non aperta al pubblico. Qualche giorno dopo Madè, messo a conoscenza dell’operazione, non la prende bene e nella sua pagina facebook dichiara: “Dopo la sontuosa inaugurazione del “Museo Guttuso”, svoltasi il 26 dicembre 2016, alcuni amici, i quali si sono recati, nei giorni scorsi, a vedere le tante opere esposte ed in particolare desiderosi di vedere la mia opera “Barricate a Palermo
1848″, così preziosamente esposta all’entrata del piano nobile di Villa Palagonia, per volontà della direttrice Dora Favatella
Lo Cascio, hanno scoperto che l’opera non risulta più fruibile, perché spostata al secondo piano dell’immobile, attualmente inibito al pubblico”.
E l’artista palermitano aggiunge: “Tengo a precisare che la Favatella Lo Cascio venne più volte a farmi visita chiedendo espressamente quest’opera che, a suo dire, le avrebbe consentito uno studio particolare ed alla quale, così come ho già riferito,
avrebbe dato un posto di risalto. Aggiungo altresì che l’opera in oggetto, grazie alla lungimiranza di mia nuora Claudia,
non è stata donata a detto Museo, ma solo affidata in “comodato d’uso gratuito”.
Non nascondo la mia amarezza, sia per la valenza dell’opera, oggi mortificata da mano a me ignota che opera all’interno del Museo e sia perché sta per nascere, a Santo Stefano di Camastra, la “Fondazione Madè” dove questa potrebbe trovare giusta e degna collocazione.
I vincoli d’affetto e stima che mi hanno legato, sino alla sua morte, al mio stimato amico e Maestro Renato Guttuso, mi hanno portato ad essere generoso, anche perché sapevo che all’interno del Museo Guttuso, ci fosse una Direttrice capace ed oculata. Dal momento però che anche lo Staff e le varie competenze sono mutate e, preso atto che la mia opera non gode dell’iniziale stima ed apprezzamento che aveva portato l’Amministrazione a richiedermela, confesso d’essere fortemente orientato, anche se
dovesse tornare immediatamente al suo posto, cioè dove la Direttrice Dora Lo Cascio Favatella l’aveva destinata, e dove,
nella serata inaugurale è stata unanimamente apprezzata, a chiederne l’altrettanto immediata restituzione”.
A questo punto, essendosi innescato inesorabilmente il ping pong delle dichiarazioni postate sui social network, in una città
letteralmente spaccata a metà, a simiglianza di Guelfi e Ghibellini, cercare di intercettare il bandolo della matassa che ci
porti alla verità è praticamente impossibile.
Chi ha spostato il quadro?
Perché l’opera dell’artista di Alcamo ha preso il posto del dipinto di Madè?
Perchè subito dopo la protesta di Madè il quadro è ritornato al suo posto?
E soprattutto perché nessuno degli “addetti ai lavori” interviene a spiegare quello che è successo?
Nessuno replica e nessuno prende posizione. Probabilmente tra non molto si farà sentire Fabio Carapezza Guttuso che pare non abbia molto gradito lo “scambio di tele estemporaneo” all’interno di un museo che necessita di incrementare
visibilità, professionalità e soprattutto credibilità.
Il museo non può certo permettersi un gesto che, probabilmente scaturito dalla leggerezza di qualche sprovveduto, faccia ripiombare un gioiello monumentale nell’oblio che, inutile ribadirlo, è patrimonio dell’intera comunità bagherese.
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