Sabato 28 Ottobre presso il Museo del giocattolo e delle cere Pietro Piraino è stato ricordato dall’associazione “Parru Cu
Tìa” il poeta bagherese Ignazio Buttitta. L’evento si inserisce nel contesto della rassegna “Voci e Volti di Sicilia”, che si propone di tenere viva la memoria di grandi artisti o personaggi illustri della nostra terra.
Hanno animato questo momento di riflessione e condivisione Roberto Ardizzone, con la sua intensa interpretazione dei versi del poeta, Francesco Maria Martorana, alla chitarra, e Alessia Di Maria, talentuosa cantante al suo debutto. Ha presentato lo spettacolo Ivana Castronovo che, in rappresentanza dell’intera associazione “Parru Cu Tìa”, che ha da poco festeggiato i suoi primi due anni di vita e attività, ha messo in luce il profondo impegno profuso dalla stessa nel processo di valorizzazione delle tradizioni locali, nonché il profondo legame affettivo che ne lega i membri: la buona riuscita dello spettacolo e l’atmosfera estremamente accogliente ne sono stati prova tangibile.
L’evento su Buttitta si inserisce in una riflessione più ampia e profonda sulla sua opera, portata avanti negli anni scorsi da
Francesco Maria Martorana e Paolo Zarcone, già con lo spettacolo, andato in scena nel 2011, “La mia vita vorrei scriverla cantando” e poi protrattasi nel corso degli anni, fino a oggi, grazie anche alla preziosa collaborazione e profonda amicizia tra gli
artisti e Flora Buttitta e Nara Bernardi, rispettivamente figlia e nipote del poeta, entrambe presenti all’evento.
Un racconto fatto da baarioti su un baarioto per i baarioti. Quello che potrebbe apparire come un mero gioco di parole mette tuttavia in luce una verità fondamentale: Bagheria non può né deve fare a meno della poesia di Buttitta, come d’altra parte il
poeta non poteva fare a meno della sua città. Città che divenne, grazie ai suoi contatti e alle sue relazioni amicali con i “grandi”
del tempo, un fervente centro culturale.
Non vi è alcun dubbio che il poeta avesse una naturale predisposizione alla creazione di rapporti umani estremamente intensi
e significativi: amava scrutare nell’animo delle persone che incontrava, anche casualmente, sul proprio cammino e ne faceva fonte di ispirazione per le sue opere.
L’amore per gli uomini è stato il filo conduttore, sempre presente, nel corso della rassegna poetica e canora: poeta e latru amava definirsi Ignazio Buttitta, latru di anime, che a chi incontrava “ci rapia a testa comu un granatu e ci sucava li pinseri”. Proprio questa sua innata predisposizione a comprendere le persone che incontrava lo portò ad apprezzare e stimare una donna che, dopo un primo incontro a Firenze nel 1962, avrebbe assunto nella sua vita un ruolo di grandissima importanza: Rosa Balistreri, sua musa e amica, che portò in vita con il suo canto le rime del maestro. Musica e poesia si intrecciano fino a diventare una cosa sola, nella vita del poeta così come durante lo spettacolo.
Dalla simbologia politica (con la bellissima poesia “I pirati a Palermo”), al racconto, nella poesia “La tristezza”, dei sentimenti
più profondi e intimi dell’uomo e delle sue fragilità, all’amore, con il suo volto più spregevole ne “La farsa di l’amuri”, ncentrata
sul delitto d’onore, temi importanti e di forte attualità vengono raccontati con un’ironia senza eguali, di quelle che fanno riflettere e, al contempo, tramite l’eleganza e la pregnanza che contraddistinguono il testo poetico. Il tutto musicato da celebri gruppi di musica siciliana.
La magistrale interpretazione di Roberto Ardizzone, Francesco Maria Martorana e Alessia Di Maria hanno dato al pubblico la
possibilità di apprezzare il talento poetico di Ignazio Buttitta. Oltre che il poeta, tuttavia, lo spettacolo ha portato sulla scena
l’uomo. Estremamente emozionante è stato infatti il momento in cui l’amico di una vita, Carlo Puleo, pittore e scrittore, compagno di viaggio del poeta in giro per la Sicilia dagli anni 60 ai 90, ha ricordato alcuni momenti da loro condivisi.
Ha raccontato di un uomo brillante e spiritoso, amante della cultura a tal punto da volerla diffondere laddove gli altri si erano arresi. Portava i libri nelle case dei contadini, li invogliava ad informarsi e a leggere, ad acquisire consapevolezza di sé e del
mondo che abitavano. Puleo ha anche letto una poesia inedita di Buttitta e mostrato il suo libro, dedicato proprio al poeta, che raccoglie 100 fotografie e 18 racconti inediti.
Altrettanto toccante la testimonianza del professore Domenico Aiello, che ha messo in evidenza l’importante contributo, intellettuale e finanziario, che Ignazio Buttitta diede al Circolo culturale giovanile di cui lo stesso Aiello faceva parte, insieme ad
un gruppo di giovani bagheresi tra i quali il maestro Tornatore. Il suo spirito d’iniziativa e la sua volontà di dare risalto al talento dei giovani sono emersi dal racconto come tratti salienti del suo carattere e del suo carisma.
Se c’è qualcosa che l’evento di Sabato ha dimostrato è che la nostra città ha bisogno di più uomini come Ignazio Buttitta, uomini curiosi di comprendere il mondo e il genere umano, uomini disposti ad esporsi per un ideale e desiderosi di diffondere il sapere. Si è detto più volte che della poesia di Ignazio Buttitta Bagheria non può assolutamente fare a meno, ed è vero; non solo per una forma di sentimentalismo o nostalgia, ma per scuotere la coscienza di chi resta e stimolarne l’impegno e l’iniziativa. Mai lettura fu più calzante di quella, in chiusura, della celebre e intensa poesia “Parru Cu Tìa”, invito per eccellenza ad agire e uscire dal torpore e dal tedio.
Nella foto (Alessia Di Maria)
Articolo di Alessia Girgenti
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