Intervista al Regista Bagherese Fabrizio La Monica ed all’attore Roberto Romano
“Dio non ti Odia”, ultima fatica della Casa Cinematografica Indipendente Kàlama Film, si colloca a metà strada tra i generi drammatici e fantasy, con tinte horror, originato dall’idea del giovane Regista Bagherese Fabrizio La Monica. Un’idea accolta dal contributo alla produzione, sostenuto da Ferdinando Gattuccio, socio fondatore della Kàlama Film e dagli attori, entrambi membri del cast, Roberto Romanoe Salvatore Nereo Salerno. Alla produzione del film ha contribuito anche Fabrizio La Monica. Il film, presentato in Conferenza Stampa al Cinema De Seta a Palermo, presso i Cantieri Culturali alla Zisa, nella giornata del 10 maggio 2019, ha già riscosso successo in ambito internazionale, avendo ottenuto, ben due vittorie al “Diamond film awards” ed all’“Oniros film awards”, rispettivamente nelle categorie “Miglior film indipendente” e “Miglior film drammatico”. I felici risultati, ottenuti nella sessione del mese di aprile 2019, in due competizioni cinematografiche internazionali, entrambi con sede in Italia, ripagano sicuramente la fatica del cast tecnico ed artistico, che ha supportato il lavoro della Kàlama Film, per circa due anni, mettendo in risalto, la performance della grande versatilità dimostrata dal protagonista principale: il palermitano Roberto Romano. Il Settimanale di Bagheria ha voluto raccogliere la testimonianza diretta, sulla lavorazione del film, da parte del Regista Fabrizio La Monica e diRoberto Romano, in due interviste, che siamo ben lieti di pubblicare in questa uscita.
Ciao Fabrizio, parlaci del film.
“Dio non ti odia” è un film nel quale ho lavorato in triplice veste, difatti, oltre la regia, ho curato anche la sceneggiatura ed inoltre, sono uno dei produttori. E’ un film in costume, ambientato nel XVIII secolo, ma privo tuttavia di una collocazione spazio-temporale ben precisa, perché amo raccontare delle storie, facendo percepire un alone di mistero, grazie al quale il pubblico può rimanere libero di pensare il luogo ed il periodo, suggerito dalla sua immaginazione. La trama del film narra le vicissitudini di un uomo (Roberto Romano), che assieme alla figlia (interpretata da Emilia Passalacqua) affetta da un terribile male contagioso, è costretto ad andarsene dal villaggio in cui abitano, per evitare di infettare tutti gli altri abitanti. Il Padre deve quindi condurre la figlia, da un eremita, l’unica persona in grado di guarirla, il viaggio si rivela molto lungo e difficilissimo, troppo duro da affrontare, dovendo attraversare una foresta piena di insidie, mentre il trascorrere inesorabile del tempo, riduce in maniera spaventosamente rapida le probabilità di salvezza. Lo sconforto della ragazza si manifesta sin dall’inizio del viaggio, quando in un pianto dirotto, a cui nulla può rimediare il conforto dello sfortunato genitore, si chiede cosa abbia mai commesso per meritare il castigo divino.
Come è nata l’idea che ha ispirato il film?
Il film, concepito all’inizio come un cortometraggio, realizzato verso la fine del 2017, successivamente ha subito uno sviluppo basato sull’ispirazione che ho trovato in un film di Werner Herzog, che non posso citare per evitare ovviamente uno spoiler. Il film del grande cineasta tedesco, non ha nessuna affinità di trama, con “Dio non ti odia”, nonostante ciò, mi ha suggerito a livello inconscio, il pensiero che quel cortometraggio era destinato a diventare un film vero e proprio, con la speranza che possa essere gradito al pubblico.
Quanto è durata la lavorazione del film?
Le riprese, effettuate nel 2018, sono durate circa quattro mesi. La lavorazione è stata ultimata tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019, è stata anche curata la fase di inserimento dei sottotitoli in inglese, in modo da potere partecipare a diversi festival cinematografici internazionali
“Dio non ti odia” è riuscito ad aggiudicarsi ben due premi in altrettanti festival internazionali. Come sta vivendo la Kàlama Film, l’emozione suscitata dalla vittoria?
Allora ovviamente siamo felicissimi, anche perché si tratta del nostro primo lungometraggio ufficiale, nel senso che il precedente film “Vork and the Beast” è stato realizzato, prima ancora della fondazione di Kàlama Film e con un progetto molto meno ambizioso. Questo è quindi il nostro primo film, con il quale ci presentiamo al mondo del cinema, speriamo che i premi vinti siano soltanto i primi, di una lunga serie. C’è una grande emozione condivisa da tutto lo staff, per via di questo riscontro positivo, ottenuto con la vittoria in due festival: il “Diamond film awards” nella categoria “Miglior film indipendente” e l’“Oniros film awards”, nella categoria “Miglior film drammatico”. Ma le sorprese potrebbero continuare, perché siamo in attesa di un responso, che speriamo sia favorevole, da tanti altri festival, pertanto pur rimanendo abbastanza fiduciosi perché abbiamo lavorato bene, incrociamo le dita sperando che il nostro lavoro venga apprezzato.
E’ il secondo lungometraggio che dirigi, girato come il precedente in Sicilia, con le maestranze locali, quindi si può definire un prodotto Made in Sicily al 100%. In un’epoca nella quale la fuga dei cervelli è ancora un fenomeno attuale, la Kàlama Film va in controtendenza. Qual’è il tuo pensiero in merito a questa fuga alla quale molti ricorrono, in cerca di fortuna?
Innanzitutto, ritengo doveroso precisare che non posso certamente biasimare coloro che abbandonano la nostra terra, perché qui c’è poco aiuto, soprattutto per i giovani, per cui non rimane che affidarsi alle proprie forze. E’ sicuramente un fatto che dispiace, perché la nomea della Sicilia, nel resto dell’Italia non è bella. Noi vogliamo combattere questo fenomeno, mostrando quello che possiamo fare anche noi siciliani, nel mondo dell’arte e della cultura, basti pensare ad un Premio Nobel come Pirandello, ad un regista come Tornatore e ad un pittore come Renato Guttuso e tante altre figure umane che hanno reso onore alla Sicilia. La nostra è una terra che può offrire tanto, non abbiamo nulla da invidiare al resto d’Italia e neanche al resto del mondo, difatti, abbiamo delle location fantastiche, così come dei grandi professionisti, tuttavia si tratta di risorse che non vengono valorizzate, in maniera adeguata. La nostra mission consiste, soprattutto, nel dimostrare, che si può fare del buon cinema nella nostra isola, senza ricorrere a quella reiterata quanto odiosa mercificazione televisiva, dove ancora si accosta la Sicilia alla mafia, ricorrendo ai soliti stereotipi e luoghi comuni, che la penalizzano.
Quali sono i progetti futuri della Kàlama Film?
L’obiettivo principale nell’immediato futuro, sicuramente, è quello di presentare il film nel circuito dei diversi festival cinematografici, sperando poi di farlo arrivare al più presto, anche nelle sale. Per il momento l’attenzione della Kàlama Film è focalizzata su “Dio non ti odia”, per quanto in pentola bolle sempre sempre qualcosa, difatti, ci sono altri progetti in cantiere, dei quali non posso fornirne i dettagli, perché sarebbe prematuro parlarne adesso. Nel frattempo troveremo modo di girare qualche cortometraggio, giusto per tenerci in “allenamento” che non fa mai male.
Roberto, sei il protagonista principale del film “Dio non ti odia”, parlaci del tuo personaggio.
Si tratta di un padre che deve cercare, disperatamente, di portare a termine un’impresa difficile da compiere e che incute molta tristezza: accompagnare la figlia malata da un guaritore, che si trova su per le montagne, affrontando diversi pericoli. E’ stata un’impresa abbastanza difficoltosa per me, almeno nei primi momenti, perché non essendo genitore nella vita reale, ho avuto bisogno di un po di tempo per ‘entrare’ nel personaggio. Tuttavia, grazie al supporto degli altri membri del cast, soprattutto quello offerto dalla protagonista femminile Emilia Passalacqua, che interpreta mia figlia, sono riuscito a superare questo ‘scoglio’.
Come hai vissuto questa esperienza?
E’ stata un’esperienza abbastanza faticosa, per via delle alte temperature primaverili, affrontate con indosso dei costumi settecenteschi molto pesanti. Non dimentico neanche l’obbligo impostomi dal mio regista, Fabrizio La Monica, di lasciarmi crescere barba e capelli, in maniera veramente smisurata, per esigenze di copione. Tutto questo però ha portato e sta portando tuttora a risultati veramente positivi, premiando sicuramente i nostri sforzi, che non sono stati pochi. Abbiamo, inoltre, avuto l’opportunità di ‘scoprire’ luoghi veramente incantevoli dell’entroterra siciliano, potendo ammirare così la bellezza di laghi, ruscelli, cascate, sentieri montani; lavorare immersi nel fascino della natura è qualcosa di veramente meraviglioso. E’ stata, in ultima analisi, una bellissima esperienza, anche se faticosa, ma che mi ha lasciato dentro, tanti bellissimi ricordi.
Hai già lavorato in teatro ed anche in fiction televisive come “Il Cacciatore” e “La mafia uccide solo d’estate 2”, dimostrando quindi una predisposizione alla versatilità. Nel tuo curriculum, inoltre, possiedi notevoli abilità in altre discipline, come il canto, il bodybuilding ed anche il taekwondo, tutti elementi che ti rendono un artista poliedrico. C’è un attore al quale ti ispiri che ritieni un modello di riferimento?
Un attore al quale io personalmente mi ispiro è Mel Gibson, un artista poliedrico in grado di dare il meglio di sé, sia nei film d’azione come Braveheart, sia nelle commedie brillanti come What Women Want. Essere diventato un attore poliedrico, capace di interpretare ruoli diversi, è una valutazione che mi è stata attribuita da diverse persone addette al settore cinematografico; un complimento che mi fa naturalmente tanto piacere ricevere, che rappresenta anche il mio impegno personale a mantenere questa caratteristica, nei prossimi lavori che mi vedranno come protagonista, sperando naturalmente nell’apprezzamento da parte del pubblico.
Che consiglio daresti ad un giovane che intende intraprendere la carriera di attore?
Il primo consiglio che ritengo doveroso è l’invito a studiare, perché la professione dell’attore non si può, certamente, inventare da un giorno all’altro, come un’’improvvisazione’. Bisogna quindi seguire un adeguato percorso di formazione, costituito da scuole di teatro, corsi di recitazione ecc. Io personalmente continuo a studiare, pur avendo già frequentato due corsi di recitazione e ci tengo a sottolineare che non sto facendo altro, perché penso che non bisogna mai fermarsi, dato che non si finisce mai di imparare. Il fattore che sicuramente fa la differenza è costituito dalla passione: se si vuole svolgere un lavoro ben fatto, se si intende raggiungere un buon risultato, bisogna impegnarsi a fondo con dedizione, con la consapevolezza di fare anche sacrifici. Infine, voglio far ricordare che alla base di tutto bisogna saper essere umili, per poter riuscire in una professione come quella dell’attore. Ciò significa che bisogna avere rispetto, innanzitutto verso il lavoro degli altri membri del cast ed anche per il proprio decoro personale.
Hai altri progetti per il futuro?
Come ha già anticipato il regista Fabrizio La Monica, ci sono altri progetti in cantiere della Kàlama Film, ai quali parteciperò anche io, fra cui un cortometraggio che mi vedrà come protagonista, ma del quale non posso fornire ulteriori dettagli, al momento. La mia attività artistica, comprende anche il teatro; con la Compagnia Teatrale Araldo del Vespro, abbiamo intenzione di proporre degli spettacoli, basati sulla celebre Opera dei Pupi, in giro per tutta la Sicilia, saremo anche ospiti d’onore alla Fiera campionaria del Mediterraneo. A tale proposito, voglio ricordare che lo spettacolo “Orlando&Rinaldo: da pupi a realtà”, messo in scena proprio dall’Araldo del Vespro, al Teatro Don Boco Ranchibile, con la regia di Giuseppe Bongiorno, ha riscosso un successo strepitoso. Abbiamo ottenuto un ottimo riscontro da parte del pubblico, per ben due serate dal 3 al 4 maggio.
Nicola Scardina
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