Mobili e suppellettili abbandonati e sparsi in via Paternostro

Sabato scorso, intorno alla mezzanotte, veniva segnalato l’abbandono di mobili e suppellettili all’incrocio tra la via San Cosimo (Lannari) e via
Paternostro.

Ai nostri occhi si è presentata una stradina interamente invasa da sedie, divani ed altri arredi sparpagliati lungo la sede stradale al punto tale che
un nastro segnaletico era stato predisposto per impedirne l’accesso perfino ai pedoni.

Ci siamo informati e ci è stato riferito che quel mobilio era stato posizionato, giorni prima, ai lati della stradina in attesa di essere rimosso dagli operatori della nettezza urbana. Dopo diversi giorni di vana attesa, qualcuno, forse infastidito dal ritardo, non ha pensato di meglio che sparpagliare il tutto sulla sede stradale dopo averlo distrutto.

Gesto sconsiderato, assolutamente da condannare ed il ritardo nell’intervento dell’apposita squadra non giustifica in nessun modo un
atto che definire vandalico è riduttivo.

Questa premessa apre, però, una considerazione molto più ampia
rispetto al singolo episodio di semplice cronaca quotidiana anche se vandalica. Se quelle suppellettili, anziché essere considerate rifiuti fossero state valutate come oggetti da poter vendere e guadagnarci un bel po’ di euro, lo spettacolo indecoroso di una stradina coperta dall’immondizia, probabilmente non si sarebbe verificato.

La mattina successiva, prima attraverso internet e poi con la consulenza diretta di un “esperto” in tema di “riciclo di rifiuti”, ci siamo documentati e siamo venuti a conoscenza che il rifiuto di legno, in altre zone d’Italia, viene raccolto presso le apposite piattaforme per poi essere avviato agli impianti di riciclaggio. Tutto il legno può essere riciclato e il materiale ottenuto è di ottima qualità.

Presso i centri di raccolta il legno subisce una prima riduzione di volume per ragioni logistiche, poi viene avviato agli impianti di riciclaggio dove subisce le operazioni di pulizia, e successivamente ridotto in scaglie, cioè frantumato meccanicamente in piccoli pezzi detti chips.

Successivamente dei “pulitori” ne eliminano i corpi estranei minori (chiodi, sassolini, ecc…) mentre altri, detti mulini, lo raffinano ulteriormente, rendendo le fibre ancora più piccole. Il legno passa poi ad un essiccatoio e successivamente avviato ai pulitori pneumatici a secco. Con lo scarto della lavorazione si ricava anche il “Pellet”, per la serie che “del legno riciclato non si butterebbe assolutamente nulla”.

Sembra tutto semplice. Tuttavia nel nostro territorio un’impresa che lavori il legno da riciclare sembra che non esista o quanto meno è disconosciuta da tutti. Peggio ancora, l’attivazione di un progetto per la realizzazione di una simile struttura con fondi europei tanto decantati dalle varie opportunità imprenditoriali viene in alcuni casi anche scoraggiata e non soltanto per il legno ma anche se si dovesse trattare la plastica, il vetro, l’indifferenziato, la carta ecc..

Oggi nel nostro territorio si ricicla soltanto il ferro (difatti in nessuna discarica se ne trova) ma questo grazie al fatto che viene
raccolto e trasportato nei vari depositi della zona da un esercito
di “poveri cristi” che con carrelli, lapini ed ogni mezzo di fortuna
riescono a raggranellare qualche decina di euro al giorno per sopravvivere.

Michele Manna


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