Un giorno, per caso, a Bagheria

Analisi, amara ma attuale, sulla città da parte di un “…turista per caso”

Incuria e rifiuti, eppure i siti storici sarebbero volano per economia e lavoro. Palazzo Butera è il più importante edificio della città almeno così si legge cercando sul web informazioni su Bagheria, oltre ai link che riportano le ultime gravi vicende di mafia di poco più di un anno fa.

Eppure parte di Palazzo Butera cade letteralmente a pezzi. Basta andare sul posto per vederlo con i propri occhi. Due torri un tempo troneggiavano su quella che fu scelta come residenza dal principe Giuseppe Branciforte.

Ne è rimasta una, quella che ‘guarda’ in direzione di Palermo. Qualche palo in ferro sistemato ‘alla meglio’ sembra indicare che qualcuno si sia accorto che sembra poter venir giù da un momento all’altro.

Di fronte auto parcheggiate e rifiuti abbandonati. Ma partiamo dall’inizio. All’ufficio turistico di Palermo, chiedendo lumi sui dintorni da visitare, nessun cenno su Bagheria.
Così, sulla rotta in treno per Cefalù, era venerdì 30 agosto, lo stop nella cittadina che ha dato i natali a Renato Guttuso e Giuseppe Tornatore doveva essere brevissimo, quasi per folklore. La sosta si è invece prolungata, perché Bagheria è stata una piacevolissima
sorpresa. “Non c’è molto da vedere”, dice qualcuno.

E’ invece un luogo interessante. Ho avuto però l’impressione di essere l’unico turista per tutte le tre, quattro ore che vi sono rimasto, a cavallo dell’ora di pranzo. Girovagando per scoprire la città sono arrivato al Palazzo Butera (nelle suddette condizioni). Ho proseguito per Villa Palagonia (che ha ospitato pure Goethe).

Anche questa, in alcune sue parti, sembra essere lasciata nell’abbandono: i bassi edifici sul lato che guarda verso il mare sono decisamente in rovina. Proseguendo si arriva all’ ‘Arco del Padreterno’: è sotto restauro, speriamo bene. Poi mi sono indirizzato al Museo Renato Guttuso. Un museo su uno dei pittori italiani più importanti del Novecento e interessantissimo: sono stato il solo visitatore presente all’interno del museo per tutta la durata della mia visita.

Il 30 agosto, in piena stagione turistica. Possibile? La strada che dalla ferrovia porta
alla stupenda Villa Cattolica, che ospita il museo e da dove lo sguardo coglie uno straordinario panorama sul mare e Palermo, è, manco a dirlo, lastricata di rifiuti.

Oggettivamente, una cosa imbarazzante. E che dire, sempre sulla stessa via, delle indicazioni ai siti archeologici ‘Cimitero monumentale’ e ‘Villa S. Isidoro’?

Le scritte sui cartelli che indicano la strada sono quasi cancellate. Ma questo è il meno. A fare da “ingresso” a chiunque voglia indirizzarvisi ci sono due colonne e bassi edifici mezzi ‘sgretolati’. Oltre ai sempre presenti rifiuti.

Il tutto sembra dire ad un eventuale coraggioso visitatore: “Non avvicinarti”.
Come ‘forestiero’ in vacanza, mi è parsa da non credere (e lo scrivo perché della Sicilia mi sono innamorato) una tale incuria e, per quello che ho potuto constatare, una così scarsa promozione turistica.

Eppure un aumento del turismo gioverebbe molto all’economia locale, creando probabilmente anche nuovi posti di lavoro, per lo meno stagionali.
Sarebbe pure un modo per rilanciare l’immagine della città, slegandola dai recenti (e meno recenti) fatti di mafia. Ma le premesse non possono essere quelle sopra descritte.

Emiliano Benedetti


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