Nel Palazzo Branciforti, poi Butera, vi è un salone, per la verità non molto
grande, che originariamente era utilizzato per le feste. Le pareti e il soffitto sono stati affrescati dal pittore Borremans.
L’ultima discendente dei Butera agli inizi del ‘900 ha affidato il palazzo alle suore di San Vincenzo. Queste hanno sistemato nel salone tavoli e sedie per la refezione degli alunni della loro scuola.
Alle pareti del salone le suore hanno addossato alcuni armadietti e vi hanno inchiodato alcuni attaccapanni che venivano usati quotidianamente dagli alunni: ciò hanno fatto incuranti del fatto che i chiodi conficcati alle pareti avrebbero senz’altro rovinato gli affreschi.
Alcuni degli stessi sono andati irrimediabilmente perduti, altri sono stati rovinati parzialmente, io ho provato a fare un restauro ideale di un affresco utilizzando la tecnica del collage, esercizio che pratico da molto tempo.
Non ho risolto il problema del degrado della immagine, ma sono riuscito a dare un’idea di come doveva essere l’affresco prima dello sfregio causato dal degrado e da un, approssimativo restauro tentato da un muratore.
Per gli affreschi cancellati non si può fare alcunchè, anche perché non
credo esistano immagini da cui è possibile rilevare il modello originale.
Per quelli sfregiati un restauro eseguito da persone esperte porterebbe le opere ad una buona condizione estetica. Questo intervento ovviamente
comporterebbe una spesa che dovrebbe sostenere il Comune di Bagheria, attuale proprietario dell’immobile.
É ovvio che i lavori di restauro bisognerebbe affidarli a persone esperte, capaci di ottenere un risultato soddisfacente. Il ripristino dell’esterno del palazzo è stato realizzato in tempi brevi e con ottimi risultati.
Adesso sarebbe opportuno effettuare una assidua manutenzione per evitare che in pochi anni si deteriori nuovamente tutta la superficie
restaurata. Sarebbe importante anche curare lo spazio che circonda il palazzo. Ho scritto anche altre volte che andrebbe ripristinato il pezzetto
di strada lastricata che, proveniente dalla ex via Oleandri, entrava nel cortile del palazzo.
Antonino Russo
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