Intervista a Mimma Cina’ responsabile della Caritas “Colgo l’occasione per dire grazie ai tantissimi cittadini che ci hanno veramente aiutato”

Mimma Cinà dal dicembre del 2017 è la direttrice dalla Caritas Cittadina di Bagheria struttura che con l’avvento del coronavirus si è ritrovata in prima linea a fronteggiare improvvisamente una emergenza imponente soprattutto in una città con una ampia fascia di cittadini che prima dell’avvento della pandemia riusciva ad arrangiarsi con lavoretti estemporanei e che improvvisamente si sono ritrovati senza nessuna forma di reddito per sostenere la propria famiglia.

Direttrice ci può fare il punto sull’attuale momento di difficoltà che vivono le fasce più deboli di Bagheria alla luce dell’evento del “coronavirus”

L’avvento della pandemia è stato drammatico, ci siamo ritrovati tutti impreparati l’emergenza sanitaria ha evidenziato tutti i problemi legati alle cosiddette attività lavorative estemporanee legate principalmente al sommerso in nero, realtà legata ad una fascia di lavoratori bagheresi come colf, badanti, addetti alla ristorazione, ed ambulanti che si sono trovati, a causa del lockdown, improvvisamente senza poter contare nemmeno di un microscopico reddito da destinare alla loro famiglia.

Il reddito di cittadinanza non c’è dubbio che abbia dato una grande mano d’aiuto alle famiglie, però stiamo attenti, in presenza di redditi di cittadinanza di poco più di 500 euro se si devono pagare 300 o 400 euro al mese per l’affitto queste famiglie vanno in difficoltà perché, se prima riuscivano ad arrotondare con qualche lavoretto anche in nero, è venuto a mancare improvvisamente questa “integrazione” con il risultato è che ci siamo ritrovati ad aiutare anche nuclei familiari che prima non chiedevano nessun sostegno visto che con il reddito di cittadinanza e qualche lavoretto in nero riuscivano a malapena a pagare l’affitto.

Come Caritas cittadina ci siamo dovuti riorganizzare non solo dal punto di vista dell’erogazione di aiuti e della distribuzione alimentare ma anche nella nuova impostazione della gestione di un servizio delicato come, per esempio, la tutela dei volontari e l’accoglienza delle persone che si rivolgono quotidianamente alla Caritas, per questo abbiamo privilegiato da subito il servizio di asporto per la mensa e la ricezione delle telefonate per le richieste di aiuto

Si può quantificare per sommi capi il numero dei richiedenti aiuto alla Caritas?
Per quanto riguarda i dati della Caritas noi abbiamo ad oggi registrati circa 400 famiglie (oltre mille persone) già presenti nella nostra struttura prima dell’avvento del coronavirus più le tante altre famiglie giunte dopo e non ancora registrate ma che vengono comunque seguite.

La collaborazione con l’amministrazione comunale?
La collaborazione con la città è stata, ed è, fantastica.
Con l’amministrazione comunale già da tempo si era avviato un percorso di collaborazione rinforzata da un protocollo sottoscritto con il sindaco Filippo Tripoli e firmato lo scorso dicembre. Abbiamo messo in campo la massima disponibilità rimandando ognuno al rispetto del proprio ruolo, la Caritas come chiesa e l’amministrazione come istituzione civile e mantenendo rigorosamente le differenze del proprio ruolo abbiamo collaborato per il bene di tutti. E’ stato messo in campo un grandissimo progetto che ha agevolato sia il sostegno che la struttura necessaria per poter fornire qualsiasi tipologia di servizio in questo delicatissimo momento di difficoltà.
Va anche detto che abbiamo potuto contare sul sostegno di diverse associazioni giovanili ed altre realtà che già da tempo avevano lavorato con la Caritas.

Oggi possiamo contare sulla collaborazione della Croce Rossa, dell’associazione “Parru Cu tia”, della Consulta Giovanile, della “Città che vorrei”. L’associazione della Polizia di Stato che si è sempre resa disponibile a darci una grande mano di aiuto, come i volontari dell’Istituto per la famiglia che sono stati semplicemente straordinari e poi tanti, tantissimi giovani senza sigle ne colori che hanno dato tantissima disponibilità.
C’è poi stata tantissima gente che singolarmente ha collaborato con noi e soprattutto colgo l’occasione per dire grazie ai tantissimi cittadini che ci hanno veramente aiutato, in molti hanno dato un contributo economico per dare il proprio segnale con un gesto di vicinanza, una partecipazione popolare veramente commovente, abbiamo ricevuto anche sostegno attraverso bonifici bancari che con cifre anche piccole hanno voluto dare un segnale di speranza e di testimonianza per una città che sta dando grandi segni di solidarietà e di vicinanza.

Cosa succederà con la nuova fase 3.0 e dopo la fine della pandemia
Noi ci stiamo avvicinando alla fase 3.0 di questa emergenza. Intanto riaprono in città le chiese e ritorniamo a distribuire beni alimentari nelle parrocchie di loro appartenenza e far ritornare la Caritas a quella che è la nostra missione di carità.

Voglio ringraziare la parrocchia del “Carmelo” e la parrocchia del “Sepolcro” che ci sono stati particolarmente vicini. Ringrazio anche gli chef bagheresi che si sono fatti carico di sostituirci in questo periodo per la mensa della solidarietà preparando i pasti d’asporto per distribuirli alle persone più fragili ed a coloro che non sono in grado nemmeno di cucinarsi.
Sappiamo che non siamo potuti essere esaustivi di ogni bisogno però abbiamo dato anche una mano per sostenere utenze ed affitti. Ci stiamo avviando all’apertura ma occorre chiederci fin da adesso “ma quanti saranno in grado di affrontare il dopo lockdown, quanti saranno coloro che torneranno al lavoro, quanti avranno la possibilità di mantenersi”. Questo periodo di quarantena lascerà uno strascico di problematiche che durerà almeno un anno. Serviranno aiuti governativi concreti, le istituzioni nazionali si dovranno rendere conto che sarà necessario un reddito di assistenza per quelle persone che non troveranno più un lavoro.

C’è gente che per dignità pur vivendo in estrema difficoltà economica non chiede aiuto. Come li intercettate e sopratutto come li convincete ad accettare un sostegno?
Ho visto padri di famiglia piangere per la vergogna di dover chiedere aiuto perché non c’erano abituati. Il 60% delle famiglie che abbiamo assistito sono delle persone che prima del coronavirus erano assolutamente sconosciute alla Caritas, quindi persone che non erano abituate a chiedere aiuti e che si sono ritrovati dall’oggi al domani a non poter pagare l’affitto, le bollette o fare la spesa, molte di queste famiglie hanno bambini piccoli da mantenere. Per queste persone è stato veramente drammatico dover chiedere aiuto. La Caritas ha cercato inizialmente di instaurare una relazione attraverso i volontari, attraverso un percorso fatto anche di calore e vicinanza per evitare il più possibile di mettere in difficoltà persone estremamente fragili.

Invece nel caso opposto come ci si comporta se invece a chiedere aiuto è uno che non ha problemi e toglie di fatto il sostegno a chi è veramente in difficoltà.
Purtroppo è successo. Sono le cose che ti addolorano di più, che impediscono di aiutare gli altri. Noi abbiamo lavorato a stretto contatto con i servizi sociali del comune creando un gruppo di lavoro che ha prodotto la schedatura di tutti richiedenti consentendoci di monitorare tutti coloro che chiedevano un sostegno. Su questo aspetto operiamo un controllo molto dettagliato, purtroppo qualcuno ci tenta ma è molto difficile che sfugga alle nostre conoscenze.
Qualcuno ci ha provato ma noi prestiamo molto attenzione ed è capitato che in qualche caso è stato beccato.
Alla fine il più delle volte ha inveito contro di noi e ci ha preso anche a parolacce

Un messaggio ai nostri lettori
Il messaggio della Caritas Cittadina è che questa città ha dimostrato di essere una città solidale, una città che si stringe nel momento del bisogno e quindi non deve assolutamente allentare la presa. Il rischio è grande sia dal punto di vista sanitario sia dal punto di vista della fragilità del momento, l’emergenza non è ancora finita soprattutto dal punto di vista sociale. L’appello che io rivolgo alla cittadinanza è di mantenere alto il livello di prudenza e di allargare ancora di più il cuore perché abbiamo ancora bisogno, perché non siamo ritornati ancora alla normalità, noi speriamo di avviarci ad un percorso di normalità ma ancora non lo siamo, abbiamo ancora bisogno della città, bisogno dei commercianti che ci hanno aiutato, di tutte le famiglie che ci hanno sostenuto, delle forze dell’ordine. A Pasqua abbiamo pubblicato una lettera ringraziare tutti i carnezzieri, panettieri ed altre maestranze della città che sono stati straordinari e li voglio ricordare perché ci hanno aiutato tantissimo e spero che lo continuino a fare per la città.

Si può chiedere “chi te lo fa fare” a sostenere un impegno così gravoso?
Certo che me lo puoi chiedere. E’ stata una scelta voluta, una sequela. Ho scelto di seguire il Signore, non è ne filantropia e nemmeno bontà. La mia è una scelta di vita, la scelta di seguire il vangelo e concretamente poi cercare di dare testimonianza di questa scelta interiore che ho intrapreso.
Michele Manna


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