Le interviste al cast
Nel periodo in cui ricorre l’anniversario dell’attento di Via D’Amelio a Palermo del luglio 1992, in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino, dai social network, arriva un messaggio di positività sotto forma di video, per onorare la memoria di chi, come il coraggioso magistrato siciliano, decise di contrastare quel male chiamato mafia che affligge la società ancora oggi, che basa il proprio potere sulle minacce, sulle estorsioni, sui ricatti, sull’omertà, che è riuscita ad imporsi con l’instaurazione di un regime in grado di incutere il terrore, spacciandosi però per un sistema necessario ed inevitabile per assicurare “sicurezza e protezione”.
“Chi non ha paura non muore mai”, cortometraggio scritto e diretto da Vincenzo Aiello, è dedicato alla memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che consapevoli di andare incontro ad un fatale destino, decisero comunque di contrastare la mafia, superando anche le loro paure, nella speranza che un giorno la società diventi migliore e poter creare sviluppo senza l’illegalità, facendo svanire quel fumo di ipocrisia, dove invece ci si illude che la strada più facile, sia la migliore, anche se lontana dall’onesta.
Vincenzo Aiello e Piero Caronna, prestano i loro volti rispettivamente a Falcone e Borsellino, “immaginando”, cosa direbbero se quel giorno tanto atteso, finalmente arrivasse.
Duminuco Giuseppe, con un abile lavoro di montaggio e Giuseppe Meli, in qualità di fonico, hanno conferito al corto, quel “tocco di magia”, per trasmettere un segnale di positività, di ottimismo. Quel giorno tanto atteso può essere tanto più vicino, nella stessa misura in cui, tutti, ci rendiamo consapevoli che “Chi ha paura muore ogni giorno, ma chi non ha paura muore una volta sola”, come affermava Paolo Borsellino; diversamente quel giorno, apparirà sempre più lontano e con esso tutte le speranze in un mondo migliore. Abbiamo voluto incontrare i membri del cast, che hanno realizzato il corto (già disponibile su facebook, dal 19 luglio e che ha registrato in sole 24 ore migliaia di visualizzazioni), per un’intervista che siamo lieti di pubblicare.
Vincenzo, come è nata l’idea di realizzare un cortometraggio dedicato a Falcone e Borsellino?
Dal momento che sono molto credente, mi piace l’idea di immaginare le anime dei due giudici che si incontrano nel periodo tra maggio e luglio, per rivivere tutto quello che hanno fatto e chiedendosi se ciò è servito a qualcosa. Nella mia visione Falcone e Borsellino trovano le risposte nel vedere le manifestazioni, le fiaccolate e tutti gli altri eventi per onorarne la memoria. Secondo la mia umile opinione da credente, ritengo che i due magistrati siciliani, rifarebbero tutto ciò che hanno operato, perché credevamo fortemente nei loro ideali di giustizia.
Per l’intera durata del corto, la parola mafia non viene mai pronunciata. Come mai questa scelta, Vincenzo?
Perché ho immaginato cosa direbbero Falcone e Borsellino, in un ipotetico futuro in cui la mafia venisse finalmente sconfitta e la società diventi quindi migliore: una visione, quindi, che faccia guardare con ottimismo alla lotta all’illegalità.
Vincenzo, hai già partecipato a lavori cinematografici, ben più impegnativi che trattano temi delicati, come la lotta alla mafia, in film incentrati sulle storie che narrano la vita e le gesta di uomini come Libero Grassi e Rocco Chinnici, interpretando però la parte dell’anti-eroe. Potresti descriverci le emozioni da te provate, nell’interpretazione, stavolta, di un personaggio, eroico come il giudice Giovanni Falcone?
Per me non è stato un problema, perché nel corto, da me scritto e diretto, io do corpo e voce ad un’anima, ad una persona scomparsa, immaginando cosa potrebbe pensare il magistrato Falcone che assieme a Borsellino, rappresenta un simbolo diventato internazionale nella lotta contro l’illegalità. Non ho quindi interpretato il ruolo di Falcone, nel contesto di un’azione investigativa o l’istruzione di un processo a carico di un boss mafioso; semplicemente mi sono calato nel ruolo del personaggio famoso in tutto il mondo, ma visto come un’anima, che cerca assieme all’inseparabile amico e collega delle risposte alle sue domande, ai suoi dubbi, che infine, fortunatamente trova. Credo, quindi che il personaggio di Falcone da me interpretato, vada considerato in tale contesto. Lavorare assieme a Piero Caronna, inoltre, è stato per me molto gratificante, perché siamo molto amici, proprio come lo erano Falcone e Borsellino, penso che questo elemento è stato fondamentale, per agevolare, ancora di più l’interpretazione del mio ruolo, per renderlo a me più familiare.
Vincenzo, quale ricordo ti è rimasto più impresso, di quel fatidico 23 maggio del 1992?
Ricordo quel giorno con angoscia: mentre mi trovavo nella mia casa in campagna a Partinico, per fare dei lavori, accesi il televisore e venni a conoscenza dell’attentato nell’autostrada, nei pressi di Capaci; subito venni assalito dalla paura, perché mio fratello percorreva la stessa strada, verso lo stesso orario in cui avvenne la strage. Mi precipitai subito alla cabina telefonica più vicina a Partinico per telefonare (i telefoni cellulari non erano molto diffusi in quel periodo) a casa mia a Palermo, ma le comunicazioni telefoniche erano interrotte, quindi non potendo ricevere notizie di mio fratello, mi spaventai moltissimo, temendo per la sua vita. Sono riuscito a mettermi in contatto con mio fratello, solo molte ore dopo la strage, per fortuna egli aveva percorso quel tratto di strada circa 10 minuti prima dell’attentato.
Piero, nel periodo in cui ricorre il triste anniversario dell’attentato a Paolo Borsellino, interpreti il suo ruolo, in un corto dedicato alla sua figura, oltre a quella di Falcone. Ci descrivi, con quale spirito hai svolto tale ruolo?
Lo spirito è stato grintoso ed emozionante, perché ricordare Borsellino ci porta alla conoscenza di un uomo onesto e leale che ha sacrificato la sua vita, per combattere la mafia. Posso affermare con sicurezza, che per me è stato molto entusiasmante, interpretare il ruolo del magistrato Borsellino.
Piero, quale ricordo ti è rimasto più impresso, di quel tragico 19 luglio del 1992?
Quel giorno ero a casa mia, quando vidi alla televisione che giravano veloci le notizie sull’attentato, mi precipitai verso via D’Amelio, arrivato li, notai grande confusione, costatai la distruzione che regnava, vidi persone che piangevano disperate e pensai subito che nello stesso momento in cui alcune persone, ignare del momento tragico, si trovano forse a festeggiare un lieto evento, altre, invece, si disperavano. Un contrasto di emozioni, quindi, molto forte, che venne sostituito successivamente da un pensiero confortante: anche se hanno ucciso materialmente Falcone e Borsellino, anche se delle bombe hanno dilaniato i loro corpi, le loro idee, fortunatamente, continuano ad essere portate avanti da tanti giovani che ne seguono l’esempio, onorandone la memoria.
Piero, pensi che questo corto riesca a contribuire ad una maggiore presa di coscienza per contrastare l’illegalità, anche se la mafia non viene menzionata?
Io penso proprio di si, perché parla di due uomini che pur essendo consapevoli dell’enorme rischio che correvano, pur sapendo che stavano mettendo a repentaglio le loro stesse vite, decisero comunque di combattere il potere mafioso; due uomini che si possono definire a pieno titolo come eroi e che vengono ricordati, soprattutto da tanti giovani che partecipano alle fiaccolate ed altri eventi in loro memoria. Segno evidente, quest ultimo che mostra come il ricordo di Falcone e Borsellino è molto presente e riesce ad incontrare grande condivisione. Per concludere, voglio ricordare una frase di Paolo Borsellino che ritengo, attualmente, fondamentale, per combattere l’illegalità: “Chi ha paura muore ogni giorno, ma chi non ha paura, muore una volta sola”.
Giuseppe, qual’è il messaggio che intendete trasmettere, con questo corto?
Cercare di rendere, soprattutto i giovani, più consapevoli di ciò che è la mafia, di fargli capire che bisogna prendere le giuste distanze da un sistema corrotto, che è possibile creare sviluppo nella legalità e di non arrendersi, davanti alle difficoltà che ciò comporta, perché una volta assaliti dalla disperazione, c’è il rischio di diventare facilmente manovrabili, da chi, invece, dalla legalità si allontana.
Una Sicilia, finalmente, non accostata al male che lo affligge, ma al suo impegno per fare trionfare la legalità, secondo te, Giuseppe, potrà mai vedere la luce?
Secondo me no, purtroppo, perché anche se la mafia ha subito diverse trasformazioni, evolvendosi in diverse forme, passando da quella rurale legata agli interessi del signorotto feudale rimasta fino agli anni ‘50 del secolo scorso a quella urbano-imprenditoriale, del decennio successivo, fino a quella finanziaria, dagli anni ’70 ad oggi; ha mantenuto comunque uno schema basato sul ricatto e su quella rete di omertà che gli conferisce un grande potere. Occorre quindi un maggiore impegno, per eliminare questo male e con esso l’accostamento dell’illegalità alla Sicilia.
Giuseppe, intendete cimentarvi in futuro, in altri corti che trattano temi impegnati?
Si certamente, a noi piace spaziare in diversi ambiti che riguardano l’impegno sociale, come: la lotta alla mafia, l’omofobia, il razzismo ecc. Con Vincenzo Aiello, d’altronde, ho lavorato alle riprese del corto “L’Amara giovinezza”, nel quale interpreto il ruolo del personaggio “chiave”, necessario per trasmettere un messaggio che invita alla prudenza, mentre si è alla guida. Voglio ricordare, inoltre, “Fino all’ultimo respiro”, la storia commovente, basata su un fatto realmente accaduto, di un uomo che accudisce sia il padre anziano sia il fratello malato terminale, fino ad un tragico epilogo.
Giuseppe, nella realizzazione del corto ti sei occupato del backstage, per “creare” un’atmosfera onirica, necessaria per trasmettere il messaggio del corto. Un lavoro sicuramente impegnativo.
Sposo molto volentieri le iniziative di Vincenzo Aiello e trovo piacevole lavorare nel backstage, occupandomi sia delle riprese, sia del montaggio. Si tratta di un lavoro molto impegnativo, tanto per fare un esempio le riprese sono state effettuate nell’arco di mezza giornata, ma il montaggio finale, con gli effetti speciali realizzati con la tecnica del Chroma Key è durato ben tre giorni di lavorazione.
Nicola Scardina
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