A corredo del concerto di Max Gazzè è stato dipinto un grande murales in una facciata che da nello spazio antistante della Stazione.
Un bellissimo esempio di street art che rende quella zona diversa. Abbiamo letto un post di Tonino Greco che condividiamo pienamente e per questo pubblichiamo sulle nostre pagine.
La rigenerazione urbana della marginalità é cosa parecchio complessa e passa dalla riappropriazione dei luoghi da parte di chi quei luoghi li frequenta o li vive. Rigenerare non é repuperare, la rigenerazione urbana è sociale ed antropologica.
Io trovo che la street art é pioniera nella riappropriazione perché obbliga chi la osserva ad un giudizio estetico che prima non c’era senza dover andare al museo, far indugiare lo sguardo é già riappropriazione, é già rigenerazione.
Perché mi piace quest’intervento?
In primo luogo perché indica una direzione, un sogno. Una ragazza sorridente con un casco integrale da astronauta che porta nel cestino della sua bici un piccolo Jack Russel é un sogno nella città dei SUV, dell’anarchia automobilistica delle doppie file, dell’assenza totale di piste ciclabili e delle zero pedonalizzazioni.
Mi piace perché l’immagine é rivolta verso la linea ferrata, cioè verso l’altra forma di mobilità sostenibile. Mi piace che treno e bici comunichino.
Mi piace perché quello spazio, violentato in Dicembre da abusivi tagli di alberi, tra l’altro gesti rimasti impuniti e senza responsabili, in qualche modo abbia una rinnovata centralità.
Io apprezzo tutti gli spostamenti di attenzione dal centro verso la periferia.
Ho contato 30 aiuole vuote nello spazio antistante al murales ed aspettano di essere piantumate (si spera con alberi con dei tutori ed abbastanza adulti, non con rachitici steli incapaci di superare la stagione secca come si é verificato con le piantumazioni di Corso Umberto)
Pensate quanto bella é esteticamente l’interazione tra la bici, gli alberi ed il treno. Se il futuro ha un immagine non può essere che questa.
Per favore dal commentare questo post si astengano i “benaltristi” cioè quelli che “prima si deve recuperare questo o rigenerare quell’altro”.
Nella città delle assenze siamo tutti urbanisti.
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