Diversi aspetti dell’inquinamento locale hanno destato l’attenzione del comune di Bagheria. In un periodo storico molto complesso, segnato dalla piaga di una pandemia che non ha risparmiato il territorio bagherese (da ultimo, le operazioni del drive-in dei tamponi hanno rilevato ulteriori casi di positività
al covid-19), sarebbe comunque imprudente tralasciare fenomeni che esulano la questione del virus, ma che possono a loro volta recare un danno alla sicurezza e alla salute pubblica.
Per questa ragione taluni consiglieri di minoranza si sono attivati per sottoporre all’attenzione dell’amministrazione bagherese alcune problematiche attinenti all’inquinamento elettromagnetico.
Argomento di una certa attualità, considerato che proprio in questi giorni la prima commissione consiliare ha avuto a che fare con lo studio di un regolamento per l’istallazione degli impianti radio
base (comunemente, antenne di trasmissione e ripetitori di telefonia).
Il regolamento riguarda la disposizione dei futuri impianti, prevedendo dei limiti di distanza dalle zone abitate. Tuttavia, i consiglieri di minoranza Antonino La Corte e Anna Zizzo hanno sottoscritto un comunicato stampa rivolto al sindaco Tripoli e all’assessore Alaimo, manifestando il loro dissenso sull’istallazione degli impianti. “Chiediamo che venga innanzitutto disposto un controllo sugli impianti già esistenti, per accertarne la conformità alle norme di legge” ci viene spiegato “ma, nel caso dovesse rivelarsi necessaria una maggiore copertura di rete e quindi l’istallazione di nuovi impianti, riteniamo si debba escludere la disposizione dei ripetitori in prossimità dei centri abitati e, soprattutto, dei siti sensibili quali scuole, asili nido, chiese, case di cura, parchi e ville.”
Tali obiezioni vengono chiaramente sollevate in considerazione della tutela della salute pubblica e del decoro urbano ma, come accennato nel comunicato, bisogna soffermarsi anche su quanto stabilito dai limiti di legge e chiarire la competenza che il comune avrebbe nel regolare autonomamente le distanze relative a impianti di questo tipo.
La questione ruota dunque intorno a un processo di inquinamento che agisce silenziosamente, ma al quale si somma anche l’annosa vicenda delle acque del fiume Eleuterio. Una situazione contrassegnata da certe ambiguità che non vanno sottovalutate: non ultimo, il fatto che le lamentele sulle condizioni
delle acque sembrano concentrarsi sempre nello stesso periodo dell’anno e riguardano per lo più un
solo tratto del fiume, non tenendo conto che il corso d’acqua attraversa in realtà il territorio di altri
comuni. Il succitato consigliere Zizzo, a tal proposito, ha presentato un’interrogazione al sindaco e al consiglio comunale sulle azioni che si intendono avviare per far fronte all’inquinamento del fiume Eleuterio tenendo conto, per l’appunto, del “protocollo di intesa per l’istituzione del contratto di fiume tra 12 comuni”, contratto che impegna “i comuni aderenti a porre in essere un programma d’azione per il risanamento delle acque dell’Eleuterio.”
Naturalmente, tali discussioni non possono attribuirsi a un mero fatto di cattiva gestione o responsabilità politica. È noto e, per di più, deve essere chiaro che nulla, specie nell’amministrazione di un comune, può essere realizzato o risolto con uno schiocco di dita, accontentando la molteplicità di esigenze, bisogni e reclami messi in campo. Inoltre, il quadro d’azione già di per sé complesso da ideare e mettere in pratica, si complica ulteriormente in una fase emergenziale come quella che stiamo vivendo.
Oltre alla crisi sanitaria che riguarda tutto il territorio nazionale, si aggiungono fatti contingenti che possono mettere a rischio direttamente l’igiene e la salute pubblica nel nostro comune. Basti ricordare le ultime difficoltà sofferte da vari comuni, tra cui quello di Bagheria, a causa della chiusura dell’impianto di conferimento dei rifiuti. Difficoltà alle quali l’amministrazione bagherese fa fronte con tutti i mezzi disponibili e che, come chiarito dal sindaco Tripoli alla presenza del presidente dell’Amb Vito Matranga, non possono essere attribuite a una responsabilità diretta del comune. È dunque necessario comprendere che le intenzioni non sono quelle di mettere in croce nessuno.
Resta, però, innegabile il fatto che è corretto e dovuto che le istituzioni locali, pur riservando la giusta priorità alla crisi sanitaria, tengano in debita considerazione tutti gli altri fenomeni che, nel medio periodo, possono rappresentare un’ulteriore minaccia per il benessere e la salute del paese.
Gioacchino D’Amico
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