La piazza che nei piccoli paesi è considerata il centro nevralgico degli stessi, a Bagheria non è tenuta nella
giusta considerazione. La piazza Madrice di Bagheria un tempo era considerata il salotto buono della cittadina. Quella antistante la Chiesa Madrice non ha pregi dal punto di vista artistico. Ha una dimensione contenuta, essendo nata come piazza di un borgo.
Ha al centro una fontana circolare con alcuni puttini del Marabitti che sostengono i tubi dell’acqua. Qualche tempo fa è stata rifatta la pavimentazione della piazza. Oggi essa ha perso la sua funzione sociale. Ieri era un punto di ritrovo. -Nni viriemu ‘a chiazza- dicevano due persone che volevano incontrarsi.
La mattina presto era il luogo dei braccianti agricoli che attendevano una chiamata di lavoro. Era un sollievo per quelli che la ricevevano, un tormento per quelli che erano costretti a tornare a casa a mani vuote e dovevano vedere dove sbattere la testa per sbarcare il lunario. Purtroppo alcuni, a causa dell’estremo bisogno, si accontentavano di una paga da fame per eseguire lavori i più diversi. Chi aveva una famiglia numerosa aveva necessità di una paga soddisfacente che non sempre arrivava. La vita dei braccianti e degli operai era estremamente dura.
Per tutto il giorno nella piazza era un brulicare di persone: chi arrivava, chi partiva, chi sostava temporaneamente. Anche per noi giovani di allora la piazza era un punto d’incontro. Intanto da lì si partiva per le passeggiate lungo il Corso Umberto I°. In estate l’andirivieni si protraeva anche fino all’una di notte. Oggi i luoghi di appuntamento sono altri e la povera piazza è spesso lasciata sola.
Durante una visita alla nostra amata cittadina qualche anno fa ho osservato la piazza malinconicamente vuota. Un pomeriggio c’era soltanto un vecchio pensionato che sonnecchiava seduto su una panchina.
Ho attraversato la piazza in lungo e in largo: le vetrine dei negozi ai due lati la osservavano svogliatamente. Vedere il luogo simbolo della cittadina privo della vitalità che davano le persone che un tempo popolavano la piazza, mi ha provocato un senso di malinconia.
Ho rivisto come in un film le immagini più suggestive stampate nella mia mente: la folla di fedeli che attendeva la “vara” di San Giuseppe portata a spalla dai devoti della Congregazione, quella che festosa assisteva davanti al palco della musica alla esibizione di famosi complessi bandistici, quella che attenta circondava il palchetto dove personaggi tenevano comizi in vista di elezioni politiche. Ho abbandonato la piazza portando con me una immagine sbiadita che spero riavrà presto i suoi vividi colori.
Antonino Russo
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