Padre Michele Stabile e la città che vorremmo che sia

A poche ore dal Santo Natale abbiamo intervistato padre Michele Stabile, storico della chiesa, da tantissimi anni impegnato in prima linea nella parrocchia di San Giovanni Bosco. Disponibile come sempre con la nostra redazione ha accolto con cordialità la nostra richiesta per una intervista.

Padre Stabile che lezione possiamo trarre da un anno infausto come quello che si sta concludendo.

La lezione che dovremmo tirare fuori è che deve crescere la solidarietà in una situazione di grande difficoltà, resa ancora più pesante perché ci siamo ritrovati in un momento difficile; e lo stiamo, affrontando con estrema difficoltà. Ci ritroviamo a
lottare una pandemia che non riguarda soltanto l’Italia ma tutto il mondo e, se non ci si confronta in maniera solidale, un problema del genere finirà con l’andare avanti in ordine sparso, ognuno per conto suo. Ma i paesi più poveri si ritroveranno ulteriormente in difficoltà. Il problema non è solo dei paesi occidentali, è per coloro che si ritroveranno nelle nazioni più povere con le spalle al muro perché non potranno accedere con facilità al vaccino come nei paesi più progrediti ed organizzati.

Aspettiamo tutti questa vaccinazione come la risoluzione di tutti i problemi ma dobbiamo prevedere anche come “tutto questo
possa risolvere il problema di tutti”. Credo che una globalizzazione della società gestita fino ad oggi con un sistema economico fondato sul meccanismo degli uni contro gli altri nel quale chi è più forte ha imposto la propria economia con gare tra i colossi politici ed economici farà emergere i veri problemi della pandemia, che nasceranno nel momento in cui le popolazioni che si trovano emarginate si dovranno scontrare con i grossi poteri del mondo che non vogliono condonare i debiti che non riescono mai a pagare. Una dipendenza neocoloniale. Secondo me ci vorrebbe una globalizzazione della società in cui i popoli si aiutino tra di loro e tutti possano accedere ai vantaggi di una vaccinazione di massa. Da noi in questo periodo sono fondamentali questi aiuti che vengono dati dalla comunità europea e speriamo che questi sostegni vengano profusi anche ai popoli in via di sviluppo.

A Bagheria la Parrocchia di San Giovani Bosco è sempre stata in prima linea in una zona della città abbastanza complessa. Come avete affrontato le criticità della pandemia in questo periodo particolare e le reazioni degli abitanti della zona alle
imposizioni dei vari decreti.

Le reazioni si sono registrate secondo le varie classi sociali. Come in tutte le altre zone della città la reazione iniziale non ha tenuto conto delle normative emesse per fare fronte al problema, dopo che la situazione ha toccato un po’ tutti si è registrata una maggiore consapevolezza del problema come nel resto della città. Se vogliamo parlare della parrocchia di San Giovanni Bosco abbiamo molte persone anziane, una categoria tra le più esposte al rischio covid.

Cautelarli ha comportato anche limitare, in questo periodo, la partecipazione diretta alla vita parrocchiale. Molti parrocchiani di una certa età sono rimasti a casa per tutto questo periodo

Che auguri di Natale saranno quelli di quest’anno?

Io sono dell’avviso che l’augurio è di valorizzare l’esperienza che facciamo tutti i giorni dell’anno. Oggi devo dire che a Bagheria
c’è stata tanta solidarietà, soprattutto della Caritas che ha sostenuto con una relazione di prossimità e fraternità molte
persone e famiglie che hanno potuto anche ricevere sostegno alimentare per poter andare avanti. Il Natale non può essere una esperienza isolata, è una dimensione dello spirito. Di solito noi diciamo che ci vogliamo bene, ma il desiderio di pace la pace del Natale deve accompagnare tutti i nostri giorni, dobbiamo coltivare questa voglia, questo desiderio di pace, e non riprendere le solite lotte quotidiane, le continue gare che si giocano con l’aggressività di conquista, del dominio nei confronti degli altri. Natale è la rivelazione di un Dio inerme che non viene per affermare il suo potere.

Noi abbiamo l’idea di un Dio onnipotente a nostra immagine, invece ci troviamo di fronte a un Dio senza potere che viene non con la violenza o con la prepotenza né per impressionarci, è un Dio che ha bisogno di noi in qualche modo perché si è fatto carne della nostra carne. San Giovanni nel vangelo dice che Dio si fece carne non dice uomo ed io credo che dobbiamo riconoscere in ogni persona umana la dignità perché è carne della nostra carne, è carne di Cristo. Il libro della Genesi dice che l’uomo quando ha incontrato la donna disse “questa è carne della mia carne, ossa dalle mie ossa”, e Dio si è fatto carne e quindi l’augurio è che impariamo e che cerchiamo in tutti i modi anche sul piano politico, sul piano economico, di dare un riconoscimento alla dignità di ogni persona umana. Certo i problemi ci sono e non è facile risolverli con la bacchetta magica ma lo spirito di fondo del Natale deve essere questo, la dignità di ogni persona va accolta e rispettata. Non possiamo discriminare perché l’altro è straniero, è povero, è una persona anziana, è donna, è un bambino, e perciò conta meno.

Quando pensa che tutto questo finirà? E dopo tutto tornerà come prima?
La lezione su questi momenti dovrebbe rimanere indelebile nel corso dei decenni, ricordo che dopo la guerra mondiale i vescovi siciliani si aspettavano che la gente cambiasse perché aveva sofferto durante la guerra, invece si accorsero che la gente aveva bisogno di divertirsi. Finita la guerra ci fu una esplosione di ricerca di godimento, di rincorsa ai soldi, a usare violenza mafiosa. Non vorrei che col il tempo ci dimenticassimo di questa esperienza. Il Natale e un invito alla gioia perché è nato un bambino. Ma bisogna stare attenti anche a non perdere il senso di questa esperienza che ci ha dato la consapevolezza della fragilità della nostra vita non solo la nostra ma anche per quella degli altri. Siamo tutti fragili e quindi il delirio di onnipotenza, che alle volte ci accompagna, è da escludere.

Cogliamo l’occasione per chiederLe qualche anticipazione sulla prossima pubblicazione di un suo libro.

Il libro ha per titolo “La chiesa sotto accusa, chiesa e mafia dall’unificazione italiana alla strage di Ciaculli”. Avevo già pubblicato un libro sulla “Chiesa madre, ma cattiva maestra? Sulla bolla di Andrea Camilleri”. Il titolo è tratto da una frase di Camilleri.
Il nuovo libro dovrebbe essere pubblicato tra non molto. Una storia dei primi cento anni del rapporto tra chiesa e mafia a
partire dall’unificazione italiana fino alla strage di Ciaculli. Su questi primi cento anni non c’è molto. La chiesa è una realtà plurale dove ci sono preti mistici che non si interessano dei problemi sociali, ci sono anche preti che sono stati ammazzati dalla mafia (non solo padre Puglisi). Negli anni ’20 del 900 diversi preti sono stati uccisi infatti dalla mafia perché erano impegnati a favore dei diritti dei contadini, ma ci sono stati preti indifferenti e anche preti compromessi con la mafia. Si è trattato comunque di una minoranza anche se in quei tempi sulla mafia era tutta la società siciliana, a parte i partiti di sinistra, che faceva fatica a rendersi conto della gravità del male di mafia che permeava talmente il sistema che non era facile contrastarla.

Io sottolineo, per esempio, la relazione di un parroco della Matrice, il quale nel 1913 lamentava che quando si portava in
processione il santo (San Giuseppe) ci si fermava davanti le case dei vari organizzatori responsabili della festa e davanti anche alle abitazioni dei mafiosi di quel tempo. Erano diventati figure rilevanti nella società locale del tempo.

In chiusura un messaggio augurale per i nostri lettori
Sono contento dell’occasione che mi è stata data anche per fare gli auguri ai lettori. So che il suo giornale è una voce che ha la
sua importanza nel territorio e gli auguri li faccio anche perché continui questa sua presenza e tocchi i problemi della città. La città ha bisogno di rendersi conto perché a volte non sappiamo cosa accade. Abbiamo anche delle testate giornalistiche on line che aiutano a comprendere, il problema non è solo che si sappia, il problema è che ognuno si impegni.

L’augurio è che la conoscenza ci aiuti a renderci responsabili della città e non soltanto lamentosi. Essenziale è la nostra parte
di cittadini la nostra parte di cittadini e questo vale dalla nettezza urbana al pagare le tasse ed in tutti gli altri campi.
Noi siamo costruttori di questa città e la città sarà quella che noi decidiamo che sia, se la amiamo

Auguri e buon Natale



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