Dopo presentazioni e strette di mano, si mostra cordiale e amichevole l’attuale responsabile della Caritas di Bagheria.
Non tardano, così, ad arrivare le domande:
Facciamo il punto della situazione. In maggio 2020 ci diceva che questo evento drammatico, quale la pandemia, aveva colto tutti di sorpresa. I cittadini lavoratori in primis e in secondo luogo voi come Caritas, in quanto avete dovuto rimodulare l’erogazione degli aiuti. Ad oggi e soprattutto a pochi giorni dalla fine dell’anno, qual è la situazione a Bagheria?
Al termine del lockdown abbiamo vissuto una così detta “pausa estiva”, nonostante ciò abbiamo continuato col nostro operato anche nel mese di agosto. Con la ripresa a tutto ritmo delle attività a settembre, a fronte della nuova ondata pandemica, ci siamo ritrovati ad affrontare l’emergenza, che anche seppur con maggiore consapevolezza, ha un volto diverso: ha acquistato più forza, facendo emergere le povertà e i maggiori problemi preesistenti.
In termini di “problemi” mi sento di doverne sottolineare tre: “La povertà sanitaria”, che è riemersa con tutta la sua drammaticità: ritardi nelle visite, prevenzione, analisi e tutte quelle necessità mediche che hanno portato, a chi non ha possibilità di poter effettuare privatamente tali prestazioni, di restare fortemente indietro.
Maria Giammarresi, Rosy Beltempo e Rosalia Taravella, che fanno parte del “centro ascolto sanitario”, che abbiamo
recentemente attivato con non pochi ritardi, rispondono alle richieste continue. Eroghiamo, pagando grosse crifre, farmaci a pagamento, richieste di visite mediche, supporto a donne gravide. Mi viene da parlare di una delle possibilità ad oggi messe a
disposizione, che prende diversi campi del quotidiano: il mondo online, questo nuovo modo di collegarsi. Per la scuola, la formazione e non ultimo anche per l’ambito sanitario, dimenticando così una larga fascia di cittadini bagheresi che non è in grado di utilizzare tali supporti.
Il secondo problema emerso, che ci lascerà la pandemia, è la “povertà educativa”, perchè molti familiari non riescono a collegarsi online e i ragazzi restano fermi per quanto riguarda la crescita educativa culturale scolastica. Nonostante ciò, il lavoro dei professori è encomiabile, ammirevole.
Infine, una grossa sofferenza che Bagheria si trascina da tempo ma che la pandemia ha contribuito a peggiorare è la “povertà
abitativa”. Ci troviamo di fronte a sfratti, tantissimi nuclei familiari che non riescono a pagare l’affitto e che non possono
accedere alle misure di sostegno quale il “reddito di cittadinanza”, dunque ci siamo adoperati a sostenere queste
problematiche con il progetto della Caritas Diocesana: “La mia casa città metropolitana”, cercando anche di dare risposta ai senza fissa dimora.
Conclude, Mimma Cinà: <<Ad oggi la situazione rispetto a maggio è grave perchè finito l’aiuto, la solidarietà, il sostegno, anche al livello nazionale, dobbiamo dare risposta a queste situazioni in peggioramento.
Indubbiamente stiamo vivendo un periodo storico complesso. Come hanno vissuto questo recente Natale le famiglie bagheresi?
Devo dire che c’è molta tristezza. Ma da quando è iniziata la pandemia, Bagheria ha mostrato una grande capacità di solidarietà e di generosità. Le scuole si sono attivate, oltre alle lezioni telematiche, fisicamente, coinvolgendo i ragazzi, di cui le
famiglie stesse si sono riunite dando testimonianza di “presenza”, di condivisione. Si sono attivate tramite raccolte alimentari ai supermercati, abbiamo visto parte attiva anche delle aziende, i gruppi dei ragazzi scout, che hanno contribuito con generosità e noi come Caritas, mediante questi giovani che si sono spesi nel territorio, siamo arrivati alle famiglie più fragili. Presenti anche le caritas parrocchiali che hanno cercato di dare un segno di vicinanza, di attenzione e di cura. Inoltre, quest’anno, con piacere, il comando dei Carabinieri ha organizzato il pranzo di Natale; una cosa nuova, in ciò noi contribuivamo alla distribuzione del cibo e in questo si notava commozione, non tanto per il cibo in sé ma per il gesto, per il senso di vicinanza a tutti coloro che sono soli.
Abbiamo vissuto come il dire semplicemente “Buon Natale” possa rappresentare il più prezioso e grande dei regali.
Mi è piaciuto notare che oltre alla collaborazione effettiva da parte di diverse associazioni e progetti, come: “Parru cu
tia”; e “Consulta giovanile”, ma non solo, molti giovani si sono adoperati. Come hanno risposto quindi i ragazzi a questo periodo di forte emergenza?
Abbiamo avuto la piena disponibilità di alcune associazioni come “Boxe”, “Consulta giovanile”, “Parru cu tia”, ma anche dei giovani, figli di molte donne che si sono dati disponibili dall’inizio della pandemia. Si tratta di realtà, di ragazzi che si sono
veramente spesi per il territorio. I cittadini si sono realmente sensibilizzati e hanno dato un loro contributo umano nella gestione di questa emergenza. I giovani si mettono a disposizione, condividono il senso di attenzione nel sentirci tutti uniti nell’affrontare le situazioni e questo è un modo, per noi “chiesa”, di testimonianza. Ai ragazzi alle volte se parli di Dio non credono, ma se glielo fai vedere nei gesti recepiscono subito l’amore, la divina provvidenza.
Nell’ultima intervista rilasciata si sperava in un avvicinamento verso la fine di questa pandemia, ma a distanza di poco tempo “i giochi sono cambiati”; come si muoverà la Caritas di Bagheria con l’avvio del nuovo anno?
Sicuramente con il nuovo anno prevediamo una riorganizzazione della Caritas, dobbiamo essere pronti. Guardiamo il vaccino con gioia ma è chiaro che non sarà la soluzione immediata a tutti i mali. Ciò che ci auguriamo maggiormente è che si possa riparare ai danni dell’emergenza sociale e per questo ci vuole tempo. Pertanto, la Caritas dovrà continuare la sua opera in uno stato emergenziale, di risposta alle povertà che si presentano ogni giorno.
Qui vengono diverse famiglie che hanno perso lavoro, le quali con il solo reddito di cittadinanza non riescono a farcela; nonostante quest’ultimo sia riuscito in gran parte a contenere questo tipo di emergenza, insieme alla solidarietà sociale e
all’amministrazione.
La Caritas dovrà pensare a ristrutturarsi per rispondere a queste nuove povertà, certamente sarà importante l’attivazione del centro medico sanitario con l’avvio del nuovo anno.
Arriveranno dei fondi per la ristrutturazione di case e questo è motivo di speranza. Ma ci saranno ancora cittadini che non riusciranno a pagare gli affitti e a loro va data una risposta seria da parte di chi è preposto. Noi come caritas non siamo solo luogo di “distribuzione” ma diveniamo portatori di proposte: “Non venga dato per carità ciò che tocca per giustizia”.
Ciò che si augura, in tal senso, la Caritas, prima di “dare”, è di risolvere i problemi a monte. E’ importante intervenire affinché le persone riacquistino la propria dignità a non vivano di assistenza. Per il prossimo anno io credo che la Caritas e le realtà del territorio debbano ripartire dalla risoluzione di queste problematiche, senza fare cronicizzare queste situazioni di povertà. Alle volte si crede che “Caritas” sia solo “distribuzione di viveri”, ma non è così, il lavoro che c’è alle spalle è davvero grande e la nostra gratificazione è quella di sentire di vivere una vita avendo dato un senso, sulla scia di Papa Francesco cito: “La vita acquista senso se la doni agli altri” e questo i volontari lo sperimentano tutti i giorni.
Con gli occhi speranzosi rivolti verso il nuovo anno, ringraziamo Mimma Cinà e tutti i suoi volontari.
Mariangela Facendola
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