“La Sicilia sta combattendo una battaglia di resistenza con le regioni del Nord che vogliono mettere le mani su 400 milioni di fondi europei del nostro Programma di sviluppo rurale, linfa vitale per gli investimenti che la Regione garantisce nel comparto dell’agricoltura e non solo. L’assessore Scilla e il presidente Musumeci non permettano un simile colpo gobbo ai danni dei cittadini siciliani”.
Lo dice Giuseppe Sciarabba, responsabile regionale del dipartimento Fondi europei della Lega Sicilia, commentando l’esito della riunione in Conferenza Stato-Regioni dove sono emerse posizioni molto divergenti sulla definizione dei criteri di ripartizione dei fondi FEASR 2021-2022. Una sostanziale “impossibilità di addivenire ad un’intesa”, si legge in un documento firmato dal coordinatore della Commissione Politiche agricole, che appare il preludio ad un nuovo incontro congiunto delle commissioni Politiche agricole e Affari finanziari e poi al ministero.
“È importante innanzitutto sottolineare – precisa Sciarabba – che la Sicilia non si sta trovando a giocare una partita da inquadrare come mero braccio di ferro politico destra-sinistra. Basta dire infatti che al fianco dell’Isola c’è pure l’Umbria, governata anch’essa dal centrodestra, in aggiunta a Basilicata, Calabria, Campania e Puglia che completano il drappello meridionale. Le restanti quindici Regioni dello Stivale stanno invece dall’altra parte della barricata, insieme con le Provincie autonome”.
L’oggetto del contendere sono i criteri per la ripartizione delle risorse rese disponibili dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) negli anni 2021 e 2022, ai sensi del regolamento dell’Unione europea 2020/2220.
“La Sicilia – spiega Sciarabba – sta lottando per mantenere i criteri storici anche per gli anni 2021-2022, poggiando sull’interpretazione che le due annualità rappresentano una proroga della precedente programmazione e non già “nuova programmazione”, cosicché l’accordo politico assunto nel 2014 in Conferenza Stato-Regioni relativo alla rivisitazione dei criteri debba essere inteso a partire dal 2023, impegno sul quale le regioni del Meridione hanno già manifestato la loro disponibilità.
Il Nord, invece, vuole il superamento dei criteri storici sulla base dell’accordo politico assunto nel 2014 in Conferenza Stato-Regioni, intendendo il periodo 2021-2027 quale “nuova programmazione”, attraverso l’introduzione di criteri che poggiano sui parametri ponderati: SAU (Istat 2016), numero aziende agricole (Istat 2016), superficie forestale (IFN 2016), Popolazione aree rurali C e D, PLV (Istat triennio 2015-2017).
Tecnicismi a parte – conclude Sciarabba – la sostanza è che, come ha calcolato il dirigente generale dell’assessorato regionale Agricoltura e Autorità di gestione del PSR, Dario Cartabellotta, se passasse la linea delle regioni del Nord la perdita per la Sicilia sarebbe più di 400 milioni: uno scenario dalle conseguenze nefaste per lo sviluppo rurale dell’Isola”.
Uffici stampa Sicilia
Foto dal web
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