Nel territorio comunale di Bagheria, a pochissimi chilometri da Palermo, è situata la frazione marinara di Aspra.
Non si può non amare questo borgo marinaro, con le sue case color ocra, le sue barchette colorate, la vita di mare dei pescatori, i gruppetti di anziani che giocano a carte; e che dire dei gabbiani che si avventano sui banchi del pesce, dei ristorantini e dei tramonti che riempiono gli occhi e lo spirito.
Aspra, nome che pare derivare dall’arabo e a cui sono stati attribuiti diversi significati come “impervio”, “aloe” e “pietra”: proprio per quest’ultima la località marinara si è anticamente distinta, a partire dal XVIII secolo, quando prese vita l’attività delle cave e la pietra d’Aspra assunse un ruolo dominante.
Fino agli anni ’50 infatti il tufo arenario color ocra fu la base dell’economia bagherese: esso veniva estratto dai picconieri dalle cave ritrovate ai lati del corso Baldassarre Scaduto, e veniva impiegato nella costruzione dei muri dei palazzi nobiliari del settecento, nella costruzione di abitazioni e monumenti; fu utilizzata anche per la costruzione del Teatro Massimo di Palermo e nella realizzazione di statue come i famosi Mostri di Villa Palagonia.
L’avvento del cemento armato e del ferro portò all’inesorabile declino dell’attività di estrazione del tufo.
Dal dopoguerra ad oggi le attività su cui si basa la borgata marinara di Aspra sono il turismo, la pesca e l’industria del “salato”.
Proprio quest’ultimo settore ha portato Aspra all’esportazione dei suoi prodotti e a farli apprezzare anche oltre i confini dell’isola.
Una realtà degna di nota è il Museo dell’Acciuga e delle Arti Marinare fondato dai fratelli Girolamo e Michelangelo Balistreri: in questo luogo intriso di arte, mestieri e storia, sono custoditi attrezzi per la pesca, modelli di imbarcazioni per la pesca artigianale e documenti antichi che attestano metodi e procedimenti di pesca e salagione delle acciughe in Sicilia attraverso secoli di attività.
Interessanti le barche che portano dipinta al foto di Falcone e Borsellino e del Beato Pino Puglisi, come messaggio di legalità e lotta alla mafia, lotta che lo stesso Michelangelo Balistreri si trova da qualche tempo a combattere in prima persona con grande dignità.
Il Museo dell’Acciuga e delle Arti Marinare è articolato in un percorso di cultura e storia da vivere almeno una volta, divenuto famoso in ambito internazionale grazie alla dedizione della famiglia Balistreri, ed è meta di visitatori, scolaresche, tv nazionali e personaggi del mondo dello spettacolo.
Aspra è anche terra di artisti: nella Chiesa di Maria SS. Addolorata vi è traccia infatti del grande Renato Guttuso che, quattordicenne, realizzò degli affreschi dipingendo gli apostoli con i volti dei pescatori.
Il suo lavoro non venne però approvato dal parroco dell’epoca che li fece prontamente cancellare e che solo oggi sono tornati alla luce grazie a un lungo intervento di restauro.
Passeggiando sul lungomare vi è invece modo di ammirare le opere di un altro artista del luogo, Stefano Balistreri: scultore e scrittore, ha realizzato diverse opere una delle quali è “La Natività”, una scultura in travertino dedicata alle vittime dell’11 settembre.
Aspra. Bella: questo è lo slogan lanciato in queste settimane dal Sindaco Filippo Tripoli sui suoi profili social.
E’ un riferimento all’attività di manutenzione che si sta svolgendo attualmente nel territorio della borgata marinara e al progetto che si sta per intraprendere relativo ad opere di riqualificazione di Aspra.
Lo stesso Sindaco ha divulgato anche via social il contenuto del progetto, che prevede la realizzazione di: bagni pubblici, ringhiera direzione Palermo, rifunzionalizzazione luci su piano stenditore, pontile mobile, nuovo argano scalo di ponente, passerella discesa a mare.
Finalmente un Sindaco e un’amministrazione che prende a cuore i problemi di una città come Bagheria e della sua frazione marinara, da tempo trascurata e con forte bisogno di una nuova veste per proiettarsi sempre più verso un futuro turistico e culturale, mirato a restituirle il valore che merita.
Articolo e foto: Teresa Molinaro
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