Il BOCS APS di Bagheria in collaborazione con CUNTI & co. di Giovanni Canzoneri, ha il piacere e l’onore di ospitare nel giardino dei propri locali, siti in via Piersanti Mattarella s.n.c., sabato 21 agosto p.v. alle ore 21, “V’U CUNTU PUITANNU”, una serata poetica tratta dalle pubblicazioni di Giovanni Canzoneri, “contastorie” di origini bagheresi.
L’accesso (con contributo libero) è riservato alle socie e ai soci Arci (per chi non fosse tesserato è possibile farlo sul posto) ed è previsto il controllo green pass. Numero di posti limitato per consentire il distanziamento fisico. Prenotazione consigliata al : 340 64 20 669
Giovanni Canzoneri che si definisce operaio, poeta e contastorie libertario, come tutti i “barioti” della sua generazione (è nato il 6 maggio del 1975) nasce a Palermo e come molti altri “barioti”, lascia la città che, se non natale (come lo è stata, tra gli altri, di artisti quali il poeta Ignazio Buttitta, il fotografo Ferdinando Scianna, ed il pittore Renato Guttuso) è quella che – come lui stesso scrive – in cui arrivò al compimento del 5° giorno di vita ed in cui trascorse l’infanzia e buona parte della “picciottanza”, per motivi di lavoro trasferendosi a Reggio Emilia.
Nel suo bagaglio porta i detti e le storie popolari, raccontati dai genitori e dai nonni, che hanno sempre stuzzicato la sua fantasia ed al cui sviluppo e rifinitura hanno contribuito anche i proverbi siciliani declamati da un suo professore (Ludovico Mineo) durante le lezioni di ragioneria all’Istituto Tecnico Commerciale che ha frequentato.
Inizia il suo iter di “Contastorie” nel 2008 partecipando a vari concorsi letterari, conseguendo risultati soddisfacenti (e poi nel corso degli anni vincendone molti) e nel 2010 viene pubblicata la sua prima raccolta di “cunti” intitolata “Conti zafarani” a cui nel 2013 segue la seconda “Vi cuntu e v’arriccuntu”.
Alterna le raccolte di “cunti” con la scrittura di poesie, racconti, articoli, adattamenti teatrali dei propri cunti, favole per bambini e romanzi; per citarne uno “Operazione fico d’India”, un giallo, con sfumature graffianti e divertenti, il tutto servito in salsa sicula. Si perché la cifra stilistica di Canzoneri è la “sicilianità” espressa in dialetto (o lingua che dir si voglia); un dialetto che, come scrive nella prefazione di “Vi cuntu e v’arriccuntu” il cantastorie- poeta – cantautore Fortunato Sindoni, «usato non per puro vezzo o felice scelta commerciale ma per amore.
Per amore della sua terra, di Bagheria, portandosela nella mente e nel cuore e facendola rivivere dentro i racconti che sente di dover scrivere; per amore della sua nuova realtà, troppo indirizzata al lavoro, al consumismo, alla ricerca di un benessere materiale, dimenticandosi spesso le piccole cose di ogni giorno, i rapporti interpersonali che in Sicilia, pur con i suoi numerosi difetti, è possibile trovare in ogni angolo; per amore di se stesso e della sua famiglia: per se stesso perché gli consente di continuare a vivere al nord senza tagliare il cordone ombelicale con la sua infanzia e adolescenza; per amore della sua famiglia, affinché, attraverso questi racconti, i figli, la moglie, gli amici possano conoscere il mondo da cui proviene, che sappiano che non è fatto di mafia, di mancanza di lavoro, di lassismo, come magari alcuni suoi “nuovi compaesani” pensano e dicono di noi siciliani, ma è fatto di una ricca e varia cultura che ha le sue radici nella notte dei tempi.»
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