Anche se il caldo africano continua a tormentare le nostre giornate, da qualche giorno, sembra mitigato. Almeno la sera le temperature si assestano su gradazioni più vivibili. Purtroppo gli alti a bassi di temperature, le giornate di caldo torrido e quelle più miti, non sappiamo, né è possibile prevedere quanto dureranno ancora.
Il fatto certo è che, come non ricordo io, nemmeno altri, possiamo ricordare un tempo così lungo di caldo torrido africano. Dai primi giugno! Senza tregua. Il cambiamento climatico, in atto nell’intero globo terrestre, non sappiamo cosa potrà preservarci nel futuro.
Le previsioni non lasciano intravedere nulla di buono.
Dopo questa ondata di caldo estivo, cosa ci aspetta per il futuro. Le prossime stagioni. Come sarà l’autunno? e il prossimo inverno?
Forse il maggiore disagio lo avvertiamo noi meridionali e in particolare noi siciliani, abituati da secoli a vivere un clima molto temperato e vivibile. Niente eccessi di caldo estivo, né eccessi di freddo invernale.
Forse anche noi e le generazioni future dovranno adeguarsi ai cambiamenti climatici, se la scienza, nel frattempo, non sperimenterà e non troverà contromisure adeguate per placare il fenomeno. Che non è un capriccio della natura, ma la risultanza della cattiva gestione delle risorse naturali e dalle emissioni nell’atmosfera degli scarichi delle combustioni che alimentano le fabbriche. Anche la pandemia dovuta al COVID 19 non accenna a lasciarci in pace, continua il suo corso inesorabile.
La campagna di vaccinazione, ormai diffusa in tutto il territorio nazionale, é in uno stadio abbastanza avanzato e diffuso, in buona
parte della popolazione, non dà i risultati sperati. Le percentuali di vaccinati sono molto alte, eppure il COVID continua a diffondersi e mietere vittime. Le nuove varianti del virus continuano a insediarsi e creare nuovi contagi. C’è da dire pure, però, che molto probabilmente e quasi certamente, tanti, non si comportano in modo adeguato alla emergenza.
I fronti no-vax non fanno un buon servizio alla comunità. Ma polemizzare con i no-vax, a mio avviso, è tempo perso. Ognuno, che vuole e che può, deve cautelarsi, usare tutte le misure possibili. La vaccinazione completa è imprescindibile. Ti permette di difendere te stesso e gli altri da contagi. I focolai che si registrano, sparsi su tutto il territorio nazionale, sono dovuti a leggerezza o rifiuto di attenersi e rispettare le norme che le Autorità preposte prescrivono: l’uso della mascherina nei luoghi chiusi, gli assembramenti, i contatti ravvicinati. Anche se il Governo nazionale prescrive norme restrittive per alcune attività sociali, lascia troppo campo libero in altre. Lo stato confusionale è molto diffuso e non è facile intravvedere la fine.
Il Governo Draghi lascia troppi spazi di libertà per non contrastare con quanti l’hanno voluto e invocato a capo del Governo. Un altro inquietante punto interrogativo si è proiettato in questi giorni sul panorama della politica internazionale: la presa del potere degli estremisti islamici, i Talebani, nell’Afghanistan. L’azione militare dei Talebani è stata improvvisa, imprevista, incontrastata da parte di quanti dovevano mantenere gli equilibri politici in quel Paese.
Tutte le forze militari presenti hanno preso atto della nuova situazione e si sono ritirati. Le prime dichiarazioni concilianti dei capi Talebani, non vengono mantenute nei fatti. Le repressioni son all’ordine del giorno. Non si è capito bene, in effetti, quello che è successo veramente. Perché è stato rovesciato il regime in carica, senza alcuna resistenza. Le verità emergeranno a poco a poco, col tempo. Quello che è inquietante, è che un regime così estremista, come quello che stanno insediando i Talebani, possa avere il consenso delle forze politiche di ispirazione occidentale, come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Germania, la Francia e la stessa Italia.
Quello che è ancora più inquietante è la corsa che questi Paesi occidentali hanno intrapreso per accaparrarsi rapporti privilegiati
col nuovo regime. Rapporti economici, per la fornitura di servizi, e ottenere in cambio le materie prime che in quel territorio sono abbondanti e non sufficientemente sfruttate.
Domenico Aiello
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