Nel 2007 la scienziata fiorentina Margherita Hack fu ospite del Liceo Scientifico D’Alessandro ed al Supercinema tenne una lezione sull’universo con il tutto esaurito. Riprendiamo quell’articolo:
Assieme ai suoi 85 anni stracolmi di entusiasmo, Margherita Hack si è esibita venerdì 25 al Supercinema davanti a un folto uditorio di studenti del liceo scientifico D’Alessandro, in una scorrevole esposizione scientifica che ha appassionato i curiosi di certi misteri, quelli che la scienza tenta di dipanare, pur dovendo ricorrere qua e là, suo e nostro malagrado, a questioni irrisolte, vuoi perché il tempo esige i suoi tempi, vuoi perché in fondo saremo sempre delle mosche dentro una damigiana, e allora dovremo contentarci di ciò che è possibile scoprire dall’interno e lasciare ai filosofi e ai teologi ogni altra speculazione che si serve, come strumento di indagine, del solo pensiero (non annoveriamo quelli che pontificano Bibbia alla mano: non ha mai fatto testo chi si serve di un solo testo).
Margherita Hack, astrofisica fiorentina, ha ripercorso le tappe principali di quella che dovrebbe essere la storia del nostro universo (“nostro” perché non si è del tutto scartata la teoria dei multi universi), avuto origine circa 13.7 miliardi di anni fa a causa, secondo la teoria più accreditata, del Big Bang, il quale, Hack tiene a precisare, non deve essere pensato come una vera esplosione che ha scagliato la materia (e antimateria) con violenza per riempire poi un universo vuoto preesistente, bensì come l’inizio dello spazio e del tempo in una graduale espansione, a guisa di un dolce sotto l’effetto del lievito.
L’ipotesi dell’espansione dell’universo è stata formulata da George Gamow nel 1946, dopo che Edwin Hubble negli anni ’30 aveva formulato l’allontanamento delle galassie le une dalle altre in ogni direzione.
Fino a qualche tempo fa si pensava che, a causa dell’attrazione gravitazionale, l’espansione dovesse via via rallentare, fino ad arrestarsi del tutto per poi iniziare il processo inverso: un moto di contrazione che raccoglierebbe tutto l’universo in un punto di dimensione quasi nulla e massa infinita, fino alla Grande Implosione (Big Crunch).
Di recente però si è scoperto che l’espansione dell’universo, anziché rallentare come ci si aspetterebbe, sembra essere in accelerazione, e allora la sua fine non sarà il Big Crunch, ma, più verosimilmente, il Big Rip, il Grande Strappo: l’indebolimento della gravità non sarà più in grado di tenere assieme le galassie, e allora si separeranno le une dalle altre, poi toccherà alle stelle, quindi i pianeti si separeranno dai loro soli e, negli ultimi minuti di vita dell’universo, ogni corpo celeste si disintegrerà. Una frazione di secondo prima della fine, tutti gli atomi si troveranno distrutti e l’universo ridotto a una serie di particelle elementari isolate le une dalle altre.
Comunque andrà, ciò che sembra essere certo è che, prima o poi, tutto si dissolverà.
(di Nicola Di Salvo)
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