Intimorivano i debitori con il metodo mafioso per farsi ridare il prestito con tassi da usura. I Carabinieri di Bagheria e la Guardia di Finanza sono riusciti a smantellare dopo mesi di indagini una organizzazione che vessava decine di vittime. L’operazione ha preso il nome di “Araldo”.
L’operazione è scattata alle prime luci dell’alba anche con l’uso di un elicottero che ha sorvolato la zona. Agli arresti dieci persone in esecuzione di un’ordinanza cautelare in carcera emessa su richiesta della DDA di Palermo. Altre undici persone sono indagate a piede libero.
Gli indagati sono accusati a vario titolo di concorso esterno in associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al delitto di usura, usura e estorsione aggravate dalla metodologia mafiosa e trasferimento fraudolento di valori. I militari hanno proceduto al sequestro preventivo di quote di una società, un locale commerciale adibito a laboratorio e relativo terreno e un bar-tavola calda di Villabate con annesso chiosco, per un valore complessivo di circa 500 mila euro.
Il metodo usuraio partiva dalle segnalazioni di una funzionaria di Riscossioni Sicilia che forniva informazioni sui debiti di numerosi soggetti. Le vittime potenziali venivano contattate e ricevevano rassicurazioni sulla possibilità di usufruire di un prestito per risolvere economicamente la situazione.
I tassi erano da usura che variavano dal 143% e raggiungevano anche il 5000% annuo. Un prestito di 500 euro in quattro giorni arrivava a 800. Le vittime sarebbero poi state costrette a ritornare il debito e gli interessi con la violenza e la minaccia tipica mafiosa.
Gli indagati nell’operazione Araldo
Tra i vari episodi estorsivi, in relazione ai quali il gip ha ritenuto fondati i gravi indizi di colpevolezza, è stato documentato anche il coinvolgimento di Giuseppe Scaduto 75 anni, già capo del mandamento di Bagheria ed all’epoca sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, il quale delegava Atanasio Alcamo, 45 anni già imputato per associazione mafiosa, entrambi destinatari della misura cautelare oggi eseguita.
Oggi sono stati arrestati Giovanni Di Salvo, 42 anni, accusato di essere capo e organizzatore del gruppo, Alessandro Del Giudice avvocato, 53 anni, accusato di essere promotore e procacciatore di clienti; Simone Nappini, 50 anni, accusato di esser stato intermediario e erogatore materiale dei prestiti, Antonino Troia, 57 anni, detto Nino, Giovanni Riela, 48 anni, Gioacchino Focarino, 69 anni, detto ‘Gino’, Antonino Saverino 66 anni, detto ‘Nino’, e Vincenzo Fucarino, 77 anni, agli arresti domiciliari, coinvolti a vario titolo nell’associazione.
Ruolo di punta dell’avvocato.
L’indagine Araldo sarebbe partita seguendo i movimenti e gli incontri dell’avvocato Alessandro Del Giudice che sarebbe stato inserito nell’organizzazione dell’usura. L’avvocato è il legale del boss mafioso di Misilmeri e faceva da tramite tra il carcere e l’esterno. Questo permetteva al boss di gestire gli affari della famiglia di Misilmeri. Secondo gli inquirenti l’anello di congiunzione tra il carcere e la famiglia mafiosa sarebbe stata svolta dall’avvocato.
Fonte Blogsicilia.it
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