Il mare piatto come uno specchio non procura emozioni. É l’onda la vera anima del mare: sono le onde che s’inseguono a dare le vere emozioni. Ad Aspra il mare era spesso agitato ed era un gioco da noi apprezzato quello di cavalcare le onde. Si beveva un bel po’ di acqua, ma il divertimento era enorme. Il mare calmo e pacifico, però, è tipico del periodo estivo.
I pescatori amano il mare calmo, ma il mare mosso agita i pesci e li spinge nelle reti. Il mare calmo è particolarmente gradito dalle persone che devono fare la quotidiana nuotata senza l’inconveniente d’ingoiare molta acqua salata. In lontananza si possono ammirare imbarcazioni che sembrano ferme in mezzo al mare: ti accorgi dopo qualche minuto che si sono spostate di qualche metro.
Nelle insenature alcune barche sonnecchiano sotto il sole. Esse saranno rimesse in acqua per una passeggiata in barca, o la sera per la pesca ai polipi con le lampare. Gli scogli che scendono a strapiombo sull’acqua offrono ai giovani un trampolino per i tuffi: ed è uno spettacolo vedere la gioia che provano in quella violenta entrata in acqua. Quando spira un alito di vento appare all’orizzonte qualche vela che spinge lentamente le barche.
La barca a vela che naviga è la sintesi perfetta del mare e della sua funzione. Ogni tanto dalla spiaggia si vede in lontananza la sagoma di una nave che si avvia verso il porto: si tratta di minuscole città galleggianti che cullano i sogni di tante persone in vacanza. Le nostre giornate al mare erano faticose: scendere da Bagheria a piedi, lungo il corso Butera e poi il corso Baldassare Scaduto non era divertente.
E poi era problematico il ritorno: essendo tutto il percorso in salita, dopo che avevamo spese tutte le nostre energie in nuotate e giochi vari. Era un bel vedere quando le gambe si rifiutavano di andare avanti. Grazie a qualche sosta salutare lungo il “rettifilo”, però, alla fine riuscivamo a tornare nelle nostre case stanchi ed affamati.
Le giornate in paese trascorrevano in maniera tranquilla. C’era un poco di agitazione in quelle vie in cui le persone mettevano ad
asciugare sulle “maidde” il succo di pomodoro per fare “‘a strattu”. Le donne col cappellaccio di paglia per proteggersi dal sole smuovevano spesso il succo di pomodoro per fargli raggiungere una buona consistenza.
Alla sera la fatica si faceva sentire, ma la soddisfazione delle donne era tanta, I frutti si sarebbero visti in inverno quando arrivava il momento di utilizzare in cucina l’estratto di pomodoro. Qualcuno obiettava che c’erano le scatolette in vendita nelle salumerie.
Vuoi mettere il pomodoro della nostra campagna, lavorato con le nostre mani?! Questo dicevano le donne, stanche per la fatica,
ma soddisfatte per il risultato.
Antonino Russo
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