Classe 1985, abbiamo avuto il piacere di incontrare la scrittrice, sceneggiatrice, regista cinematografica e teatrale, docente di latino
e italiano, Francesca La Mantia. Da luglio a settembre del 2021 la ricordiamo impegnata in un’ ardua impresa: attraversare da sola in macchina quasi tutte le regioni d’Italia, presentando nelle piazze il suo libro: La mia corsa. La mafia narrata ai bambini. Portando dal punto più estremo della Sicilia alle Alpi la lotta contro le mafie. Il nome del tour è Prova a prendemi.
Proprio da qui nasce una piacevole chiacchierata con la nostra concittadina:
-Le hanno detto che questo tour per certi versi era un azzardo ma per chi ha l’urgenza di parlare alle volte è necessario esporsi. Ha altri progetti posti in essere?
Innanzitutto, sì. E’ stato un azzardo, un rischio per me e per i conducenti, ho percorso 13mila chilometri a bordo d’una macchina già datata ma nonostante questo abbiamo solo bucato una gomma lungo il tragitto – ironizza la nostra scrittrice e prosegue: per quanto riguarda i nuovi progetti, oggi, giovedì 16 settembre, esce il terzo libro della collana editoriale Feltrinelli Gribaudo che io ho assolutamente voluto e “preteso”.
Mi sono resa conto che le scuole probabilmente a causa di motivi terzi come programmi ridotti o mancanza d’ore di lezione, non affrontano certe tematiche. Si parla spesso dei dinosauri, degli egizi, dei fenici e così via, tagliando quella che è la storia a partire dall’inizio della costituzione, la prima strage di stato, la fine della primavera, il boom economico, strage di piazza fontana, Pinelli, Tangentopoli, fino ai giorni nostri, tutto ciò per capire, per non restare fermi nella stessa storia.
Questa collana narra di fatti mai raccontati, fatti che i bambini non leggeranno mai sui libri. Tra le tematiche trattate, la narrazione di come era la scuola fascista, delle dinamiche della guerra in Etiopia, i gas utilizzati, chi erano gli antifascisti prima del ’43, il ruolo dell’educazione fisica, la riforma della scuola. Cioè tutte quelle tematiche e argomentazioni che a mio modesto parere mancano in un percorso scolastico e che credo siano utili a comprendere come siamo arrivati fin qui. Parliamo della storia di Palermo degli anni ’80, non escludendo quelle persone mai citate, mai ricordate e che nonostante ciò hanno fatto da pilastro a figure importanti come Falcone e Borsellino.
Prendiamo in esempio Beppe Montana, ucciso nell”85 a Porticello: non si tratta, dunque, di storie tanto distanti da noi eppure
dimenticate. Ciò accade a mio modesto parere perchè l’Italia soffre di due piaghe: “Alzheimer e Sepolcri imbiancati” – Alzheimer perchè dimentichiamo tutto, i Sepolcri imbiancati perchè a noi piacciono gli eroi. Bertolt Brecht al riguardo diceva: “Sventurata la terra che ha bisogno di eroi” in Vita di Galileo;ciò veniva detto perchè l’eroe è qualcuno, qualcosa a cui non si può arrivare, non c’è
un’emulazione, un’imitazione. Falcone e Borsellino sono diventati eroi ma loro non volevano essere tali.
Questi ragazzi di cui parlo nel libro sono ragazzi normalissimi che hanno semplicemente svolto ciò che dovevano.
Parlaci un po’ di questo nuovo libro.
Parla per la prima volta dell’immigrazione italiana ai bambini, per permettere a questi ultimi di comprendere nel modo a loro più consono. Ho voluto cambiare prospettiva: “noi siamo il diverso che deve essere accolto” l ‘Italia è un popolo di migranti, lo è stata nell’800 così come nell’ 900 e lo è ancora oggi, probabilmente in altri modi e in altri termini, ma siamo un popolo di migranti.
Le comunità italiane sono le più vaste all’estero, ad esempio; tutto ciò perché quando ci fu il patto uomo-carbone l’Italia quasi vendette questi uomini al Belgio per un certo quantitativo di carbone. Tutti coloro che non avevano come mangiare e come riscaldarsi, molti dunque, migrarono. Nel mio libro ci troviamo nel ’56 a Marcinelle, un paese dell’Abruzzo nel quale ci fu lo scoppio di una miniera nella quale morirono moltissimi italiani. Nonna Caterina, che vive da sessant’anni in Belgio, porta il nipotino Rocco a visitare i luoghi della sua infanzia, sulla Majella, in Abruzzo.
Mentre Rocco scopre panorami mozzafiato, per Caterina questo viaggio ha il sapore della riconciliazione con il passato; un passato duro, segnato dall’emigrazione della sua famiglia in Belgio, dove l’Italia nel dopoguerra spedì 64 mila uomini a lavorare nelle miniere di carbone, promettendo il miraggio di un futuro più roseo.
Invece, la famiglia di Caterina in Belgio trovò la tragedia, quando l’8 agosto del 1956 nella miniera di Marcinelle scoppiò un incendio
che causò la morte di 275 uomini, tra cui suo padre. Dicevano che gli italiani rubavano le donne, il lavoro, cioè tutto ciò che ad oggi sentiamo dire ad altri, da qui l’idea del cambio di prospettiva, della montagna capovolta. Questo libro è dedicato ai bambini che
sono morti nel Mediterraneo, a tutti gli uomini che hanno le valigie di cartone piene di sogni ed è dedicato a mio padre che ha sempre tentato di trasformare tutti gli ostacoli che gli si sono presentati nella vita in situazioni favorevoli.
La redazione de Il Settimanale di Bagheria augura una buona fortuna a Francesca per questa sua nuova pubblicazione.
Mariangela Facendola
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