I promotori di giornali a Bagheria partivano sempre con le migliori intenzioni, sorretti da un grosso entusiasmo. Venivano effettuate riunioni a ripetizione per studiare bene tutto quello che c’era da fare per la buona riuscita dell’impresa. Io ho partecipato negli anni cinquanta alla nascita del giornale IL POPOLARE. Le riunioni si svolgevano a casa di Pino Di Bella.
Il primo argomento che veniva affrontato era quello dei contenuti che doveva avere il periodico. Ovviamente al primo posto vi era l’attualità. Si dovevano privilegiare i fatti di un certo interesse accaduti nei giorni precedenti. La nota politica dipendeva dall’amicizia con un determinato uomo politico che si era impegnato a finanziare l’operazione.
Di solito il giornale nasceva in concomitanza con una elezione amministrativa. Il finanziamento veniva meno all’indomani delle elezioni, sia che il personaggio veniva eletto o no. La cosa può sembrare strana, ma è normale per chi si occupa di queste faccende.
Il terzo argomento era di ordine culturale: il giornale doveva contenere la nota di letteratura ed arte, dal momento che il paese aveva espresso e continuava ad esprimere letterati e artisti, alcuni dei quali importanti a livello nazionale.
Si partiva senza una idea precisa circa la periodicità. Quasi tutti erano per il settimanale, ma nessuno ignorava la difficoltà di sostenere la spesa tipografica ogni settimana. É bene ricordare che all’epoca nell’unica tipografia operante a Bagheria, quella di Luigi Zangara, la composizione era fatta a mano lettera dopo lettera. Così si cominciava a ipotizzare il quindicinale o, nel peggiore dei casi,
il mensile. Nel caso de “Il Popolare” si è partito con l’idea del quindicinale.
Il primo numero è uscito il 16 maggio 1959, il secondo il 30 maggio, il terzo numero addirittura il 6 giugno, a sei giorni dal precedente.
Il quarto numero è uscito il 16 giugno, cioè dopo dieci giorni. Il quinto numero è uscito il 29 giugno, dopo tredici giorni. Già alla sesta uscita si è avuta la prima grossa anomalia: il 24 luglio, sempre del 1959,è uscito un numero doppio 6 – 7. Di doppio, però, vi era solo il numero perché le pagine erano sempre quattro.
La stessa situazione si è avuta per l’uscita successiva (8-9) del 13 agosto. Il 15 settembre addirittura è venuto fuori un numero, triplo,
ma sempre con le solite quattro pagine. Il fatto di condensare tre numeri in uno (13-14-15) era già indice di decadenza, anche
perché, come già detto, rimanevano fisse le quattro pagine. Poi … silenzio.
Il giornale “Il Popolare” come era nato è morto. Nell’ultimo numero non si dava notizia della fine del periodico. Così è stato per
tutti gli altri giornali. A mano a mano che passava il tempo diradavano le pubblicazioni, finché un bel giorno cessavano di esistere.
Anche se hanno avuto vita breve, però, i giornali bagheresi hanno lasciato un segno nella storia culturale della nostra cittadina.
Recentemente due giornali hanno avuto maggior fortuna: L’APPROFONDIMENTO, diretto da Michele Manna e coordinato da
Martino Grasso ha smesso da poco la pubblicazione cartacea, ma continua quella online; mentre IL SETTIMANALE DI BAGHERIA, sempre diretto da Michele Manna, continua imperterrito le pubblicazioni ormai da una ventina di anni. Se da una parte è vero che oggi si tende a fare tutto online, è anche vero che per i patiti della carta stampata quella di tenere il giornale tra le mani è una gioia che non si può descrivere.
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