Una viuzza ad alta densità artistica potremmo dire, senza il rischio di ricevere critica alcuna, ma il dato davvero criticabile è che non ci si curi del potenziale di questa realtà Anche Bagheria ha la sua via degli artisti e nessuno, o quasi, lo sa. Gli italiani sono un popolo di santi, poeti e navigatori, aggiungerei anche artisti… se parlate con un baarioto poi, con quello spirito beffardo derivato dall’aver dato i natali a personaggi arcinoti, non solo siamo tutto ciò, ma crediamo di farlo pure meglio.
E così, in via Generale Armando Diaz, una traversina di uno dei due corsi principali, Corso Butera per l’appunto, che nella sua lunghezza riconnette la cittadina al mare di Aspra, a distanza di pochi passi l’uno dall’altro, si trova la casa natale di Renato Guttuso, uno spazio che un tempo accoglieva il laboratorio dello scultore madonita Vincenzo Gennaro e l’attuale laboratorio di un altro bagherese noto, Tommaso Provenzano.
Una viuzza ad alta densità artistica potremmo dire, senza il rischio di ricevere critica alcuna, ma il dato davvero criticabile è che non ci si curi del potenziale di questa realtà, per cui, in un mondo in cui non si fa altro che parlare di rigenerazione urbana e riqualificazione, si perde ancora una volta la possibilità di fare rete e creare un polo che funga da attrattore turistico per coloro che vengono già, richiamati dalle ville e dalle bellezze naturalistiche e che, arricchendo le possibilità, aumenterebbero certamente.
Risale addirittura al 2011, nel giorno del centenario dalla nascita di Renato Guttuso, l’ultima “azione” in quella che è stata la sua casa, con la scopertura della lapide commemorativa e dunque, ciò che altrove sarebbe già stato trasformato in una casa museo, in una galleria d’arte o per lo meno affidato ad un’associazione che ne possa fare la sede per ospitare eventi culturali, a Bagheria rimane una palazzina destinata al crollo se non si interviene prima che ciò accada.
Vero è, pare, che la dimora sia di proprietà privata, si vocifera proprio dell’erede del pittore, ma vero è, in egual modo, che nulla riesca a destare le attenzioni dell’amministrazione comunale. Ci ha provato il sopracitato Tommaso Provenzano che, di propria iniziativa, ha realizzato un murale sulla superficie del portone del
proprio laboratorio, in fondo a questa stessa via, con lo scopo di attirare visitatori.
È stato proprio Provenzano, noto pittore di carretti e non solo, che negli anni ha collaborato con Dolce e Gabbana per la Smeg, con lo chef Natale Giunta e più recentemente con Heineken, solo per citarne alcuni, a raccontarci di come questa sua iniziativa sia passata assolutamente in sordina, nonostante si sia mosso proprio per stimolare l’attenzione dell’aministrazione comunale affinchè si agisse, sfruttando il potenziale del vicolo, concentrato in una superficie così ristretta.
Nessuna pretesa da parte di Provenzano, nè tantomeno progetti caricaturali di altre realtà. Siamo consapevoli di non trovarci davanti al Montmartre della provincia di Palermo, nè abbiamo pronti secchi di vernice per colorare tutti i muri, parafrasando Cocciante e alludendo neanche tanto velatamente a Borgo Parrini, Bagheria non è Figueres e di certo non abbiamo la casa teatro di Dalí. Lo spirito è unicamente quello di aprire un dialogo tra istituzioni e privati per sfruttare al meglio le risorse presenti sul territorio. Che piaccia o meno, a Bagheria Renato Guttuso è nato e riposa pure, siamo ancora vittime del suo trasferimento a Roma perchè il paese gli stava stretto, ma abbiamo un grande museo a lui intitolato, dove non sono raccolte le sue opere più famose forse, ma comunque alcune delle più
belle, a partire dai suoi primi schizzi, e perchè non pensare allora alla progettazione di un percorso che fuoriesca dalle mura del museo e conduca in giro per la cittadina?! …Io l’ho buttata lì, chi vuol cogliere faccia pure.
Sara Abello
Nella foto la targa commemorativa dedicata a Renato Guttuso
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