Giovanni Mannino, apprezzato ricercatore proveniente non dalla cultura accademica e paludata, ma dalla cultura militante, ha indubbiamente rappresentato quanto di meglio poteva essere pubblicizzato sull’archeologia siciliana , ed in particolare sulle “grotte” del Palermitano, consideratane la sua approfondita, esaustiva disamina.
Le sue faticose e stimolanti ricerche, i cui risultati costituiscono, anche e soprattutto, “osservazioni originali irripetibili”, sono precise testimonianze su monumenti e sul patrimonio archeologico, nel frattempo scomparso.
E tutto questo in un contesto particolarmente significativo di grotte, cavità, caratterizzato anche da raffigurazioni antropomorfe e zoomorfe graffite e dipinte. Ricerca, quella di Mannino, appassionata ed appassionante, protrattasi per più di settantant’anni, con esiti eccezionali, se si pensa alla scoperta del Villaggio Preistorico dei Faraglioni, ad Ustica, affascinante avventura archeologica, o ai due saggi di scavo eseguiti, nel 1970, a Grotta dei Puntali, a Carini, dove Mannino, grazie a una paziente opera di pulitura e lavaggio di circa… 500 pietre, “raccolte in parte nello scavo e quelle disperse nell’ambiente”, ha rinvenuto anche una pietra con “una parziale figura graffita di bovide”.
Produttivi e provvidenziali, poi, i … decenni di lotta allo scopo di impedire – è il caso di Grotta della Molara, nel territorio comunale di Palermo – che “una cava distruggesse le grotta” stessa: il successo pervenne con la demanializzazione della grotta e l’istituzione della Riserva Naturale Orientata “Grotta della Molara.
E alla grotta venne riservata un’attenzione particolare, in considerazione del fatto che Giovanni Mannino vi accertò “una sequenza di strati che vanno dal XII secolo fino all’Epipaleolitico con due sepolture mesolitiche”. Inaspettato il rinvenimento di una tomba “a grotticella”, scavata alla stessa quota del letto del Torrente Cannizzaro , a Palermo.
La scoperta di decine di incisioni lineari e la figura di un piccolo cervo “colpito da zagaglie” nel Riparo della ‘Za Minica, o quelle della “Grotta delle incisioni”, a Capaci, costituiscono una chiara esemplificazione della sorprendente attività di Giovanni Mannino che ha sempre operato, in armonia con il suo carattere, con rigoroso impegno ed entusiastica adesione ad un progetto culturale di ampio respiro e di sicura e solida concretizzazione, sempre nel rispetto degli altri e nella consapevolezza di trasmettere al mondo scientifico, agli operatori culturali e alla Comunità tutta preziose informazioni e sicuri dati.
Dell’indimenticabile Giovanni Mannino l’ISSPE ha pubblicato la “Guida alla preistoria del Palermitano.
Umberto Balistreri
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