Il 21 dicembre alle ore 16.59 si verifica il Solstizio che segna l’inizio dell’inverno astronomico nell’emisfero boreale.
Il solstizio d’inverno rappresenta il momento esatto in cui il Sole si trova direttamente sopra al Tropico del Capricorno, ad una latitudine di 23,5 gradi sud, e cioè alla sua massima distanza al di sotto dell’equatore celeste.
Nel nostro emisfero questo giorno corrisponde al minimo dell’irradiamento solare, con la nostra stella che sorge nel punto più meridionale dell’orizzonte est, culminando alla minima altezza al mezzogiorno locale.
Nel giorno del solstizio d’inverno il Sole sembra compiere una piccola fermata nel cammino apparente sulla volta celeste: da qui il significato del termine solstizio, che dal latino si traduce in sol, Sole, e sistere, stare fermo: è come se nei giorni attorno all’inizio dell‘inverno astronomico la nostra stella facesse una pausa nel cielo, per poi invertire il suo percorso e riavviare il suo moto di avvicinamento all’equatore celeste.
Sulla Terra l’alternarsi delle stagioni è dato dall’inclinazione dell’asse terrestre del pianeta che è una caratteristica anche di altri pianeti del sistema solare: su Marte, ad esempio, le stagioni hanno una loro alternanza e se parliamo di temperature possiamo affermare che durante l’inverno si hanno valori di -140 gradi; il freddo provoca la precipitazione dell’anidride carbonica presente nell’atmosfera, dando origine a nevicate di ghiaccio secco che ricoprono il pianeta rosso di una grezza coltre di neve.
Poi c’è Urano, il gigante ghiacciato dalle stagioni estreme: il pianeta ha un asse di rotazione quasi totalmente perpendicolare al piano orbitale che lo induce a rotolare goffamente su di un fianco, e così facendo mostra uno dei suoi poli verso il Sole per metà del periodo di rivoluzione; questo porta fasi stagionali molto lunghe che corrispondono a quasi una ventina di anni terrestri.
Inoltre, data la grande distanza di Urano dal Sole, non vi è molta differenza tra le temperature estive e quelle invernali, tanto che i valori rimangono invariati intorno ai -220 gradi.
Quel che ha una mutazione variabile sono invece le formazioni nuvolose, che subiscono la forza dei venti fortissimi che si abbattono sul pianeta e delle furiose tempeste che vi imperversano, dalle dimensioni dei nostri interi continenti.
Sulla Terra quello del solstizio è il giorno che viene definito il più corto dell’anno, con maggiori ore di buio: da questi giorni in avanti le giornate riprenderanno pian piano ad allungarsi di qualche minuto, anche se tutto questo dipende dalle latitudini in cui ci troviamo.
Come ormai sappiamo, la data di inizio delle stagioni astronomiche tende a variare leggermente ogni anno e questo si verifica per via della differenza tra l’anno solare e quello siderale: sul primo si basa il calendario che utilizziamo, mentre il secondo sancisce il periodo orbitale della Terra che è di circa 365 giorni, 6 ore e qualche minuto.
Per convenzione, il calendario arrotonda la durata dell’anno a 365 giorni, lasciando fuori le circa 6 ore di scarto: ciò provoca un ritardo che si accumula facendo variare le date di solstizi ed equinozi; ci si riallinea poi ogni 4 anni con l’aggiunta di un giorno al mese di febbraio, ovvero con l’anno bisestile.
Durante la stagione invernale possiamo concederci belle serate (seppur fredde) di osservazione astronomica, anche solamente ad occhio nudo, poichè potremo riconoscere nel cielo diversi oggetti tipici di questo periodo e soprattutto la costellazione più bella che domina il cielo invernale: Orione, che con i suoi Cani da Caccia e la super luminosa stella Sirio, splende sulla volta celeste illuminando le notti magiche dell’inverno.
Articolo e foto di copertina di: Teresa Molinaro
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