Il patema di un’inquietudine
sembra svuotarmi dentro,
pezzo di legno sospeso sull’onda
relitto su calpestati ciottoli .
Tralcio slacciato dal vento
sono filo d’erba piegato
dal latrare di una torma di cani
ma resiliente e mai domo, sono
bava di vento nella canicola dei giorni,
sono languido sguardo
al rosseggiar della sera.
Scruto la malinconia del tramonto
e all’orizzonte il sole lambire
la profondità di un abisso.
Sono goccia d’acqua di un fiume alla foce.
Ma, tra le falde dell’ aurora,
nel bianco latte dell’alba,
vorrei essere un bimbo
con il sapore di miele sulle labbra
e gocce di rugiada sulla pelle
e incontrare i tuoi occhi, madre,
la testa poggiata sulle tue gambe
la carezza della tua mano sui capelli
invece, ti ritrovo conchiglia
spiaggiata su un letto di sabbia.
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