Quella di Giuseppe Mario Bellanca è una delle tante storie di successo dei siciliani della diaspora sparsi in giro per il mondo. Bellanca, ingiustamente dimenticato dai più, visse il suo personale “sogno americano” partendo dalla piccola Sciacca e arrivando a comparire nella copertina del “Time”, una delle più celebri riviste del mondo.
Nato a Sciacca il 19 marzo 1886 presso una modesta e numerosa famiglia, Bellanca dimostrò precocemente una spiccata attitudine allo studio. Una volta cresciuto, grazie all’aiuto del fratello Carlo emigrato negli Stati Uniti, il giovane Giuseppe Mario poté trasferirsi al Politecnico di Milano, dove conseguì la laurea in matematica nel 1908. Non pago di questo traguardo, affascinato dai recenti sviluppi dell’aeronautica, il giovane Bellanca decise di intraprendere il percorso per l’ottenimento di una seconda laurea, questa volta in ingegneria.
Proprio in questo periodo decise di realizzare il suo primo velivolo e, per tale ragione, iniziò a collaborare con i colleghi Enea Bossi e Paolo Invernizzi. Nel dicembre del 1909 gli sforzi dei tre condussero alla realizzazione del primo volo di un velivolo interamente italiano, facendo di Bellanca un autentico pioniere dell’aeronautica italiana.
Determinato a proseguire le sue ricerche, nel 1911 Bellanca decise di ricongiungersi alla famiglia in America, stabilendosi a New York, nel quartiere di Brooklyn. Qui iniziò a costruire un aeroplano nel seminterrato di casa, facendosi aiutare dai genitori per le cuciture dei
tessuti ed i lavori di carpenteria. Nel 1912 ottenne il brevetto di volo e fondò la Bellanca Flying School, la sua personale scuola di volo. Tra i suoi allievi Bellanca annoverò anche Fiorello La Guardia, futuro sindaco di New York, che una volta acquisito il brevetto ricambiò
il suo istruttore insegnandogli a guidare l’automobile.
Dopo anni di difficoltà nel reperimento dei fondi necessari a portare avanti i suoi progetti, nel 1921 l’ingegnere di Sciacca poté
completare la costruzione del Bellanca CF, che venne poi definito «il primo aereo da trasporto di impostazione moderna che venne progettato, costruito, e volò con successo negli Stati Uniti».
Tra il 1926 ed il 1927 Bellanca completò il Wright-Bellanca WB-2, che inizialmente fu scelto dal celebre aviatore Charles Lindbergh per la
prima trasvolata atlantica in solitario, salvo poi optare per un altro velivolo a causa del mancato raggiungimento dell’accordo con i soci di Bellanca. Il Wright-Bellanca WB-2, tuttavia, conquistò lo stesso un posto nella storia grazie al record di durata ottenuto con la
trasvolata New York-Eisleben (Germania) in 41 ore e 56 minuti.
Nel luglio1927, a Omaha (Nebraska), Bellanca poté finalmente fondare la propria azienda aeronautica, la Bellanca Aircraft Company, tutt’ora esistente con la denominazione “AviaBellanca Aircraft Corporation”. Nello stesso anno, grazie al successo mediatico seguito
alla fondazione dell’azienda, la prestigiosa rivista “Time” dedicò all’ingegnere di Sciacca una copertina. In precedenza Bellanca aveva
anche conquistato la prima pagina del “New York Times”. Sposato dal1922 con Dorothy Brown, Giuseppe Mario Bellanca morì di leucemia a New York il giorno di Natale del 1960, all’età di 74 anni.
Dal 1993 i suoi studi fanno parte del patrimonio del National Air and Space Museum di Washington. L’ultima sua realizzazione è il monoplano Skyrocket II, modello che non vide mai in azione perché morì prima che divenisse operativo.
Fabio Petrucci per il Mensile “L’indipendente”
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