Ne sarebbe solo spettatore ed affascinato cantore. Bisognerebbe però capire se fu il fascino ambiguo e maligno delle lingue di fiamma divoratrici, o il fascino delle opportunità (anche politiche) che il rogo di Roma offriva. Che siano attori o spettatori dei roghi di Bagheria, quelli figurati, e quelli reali di contrada Dolce Impoverile, questa amministrazione pare particolarmente consapevole di un’altro modo di intendere l’amministrazione della cosa pubblica, il “dividi et impera” tanto caro a Filippo il Macedone.
Mentre assistiamo ai voli psichedelici di una municipalità che continua a giocare al Monopoli tra pedalate in bicicletta, fondi da non restituire, se se ne trovano altri però, e insistere su case della salute e suoi derivati, che non si faranno mai (si usa infatti sempre e solo il condizionale e il futuro anteriore), le strade della città continuano ad essere invase da fenomeni che non sono di certo movida e divertimento sano, ma inciviltà e delinquenza, mentre Nerone guarda Roma bruciare.
E mentre pare si sia allentata la morsa in una zona famigerata (ma attendiamo l’avvento delle belle stagioni per cantare vittoria), con la potatura degli alberi che aiuterebbe, ma che pare debba passare per forza da un caffè con l’assessore al “ramo”(?????), in altre zona di bagheria continuiamo ad assistere a scene distopiche tratte dai Mad Max di George Miller. A lamentare gli ennesimi eccessi di quella che non si può chiamare “Movida” perché non ne ha più gli afflati culturali delle “calle” dove è nata, sono i residenti della zona, di cui si è fatta portavoce la Signora D’Alessandro che, sfruttando l’unico mezzo con il quale a Bagheria si riesce ad essere ascoltati, i social, afferma: “Da due anni la serenità che regnava nel nostro quartiere è venuta a mancare. Non c’è rispetto di orari, decibel e quant’altro
soprattutto nelle ore serali. Nonostante i numerosi tentativi di conciliazione per le quotidiane inosservanze delle regole che devono essere rispettate in pieno centro abitato, ed al fine di trovare un accordo civile, se pur nel rispetto del lavoro altrui, ma soprattutto di chi al mattino va altresì a lavorare e di chi ha problemi di salute ma anche nel rispetto di chi, a casa propria, pretende serenità, nulla di tutto ciò ha trovato comprensione”.
Vengono descritte scene post apocalittiche in via Paterna, deiezioni e minzioni, atti vandalici, atti sessuali per strada, ed i soliti immancabili scooter smarmittati tutta la notte su e giù. A questa zona si aggiunge, nei commenti quella del Sepolcro dove la reazione
alle lamentale dei residenti si traduce se si è fortunati alle uova nel balcone (sempre meglio della bottiglia in casa avvenuta in zona PTE) e, nel peggiore dei casi, macchine devastate dai graffi.
Il dibattito che si apre sui social delinea alcune posizione definite, i residenti da un lato, e i finti liberal che, o sono legati a certi gestori, o a certi frequentatori, inneggiano alla libertà (solo la loro, i residenti non sono liberi di stare sereni a casa) o al libero mercato, chiedendo di chiudere orecchie, occhi e bocca (solo a noi, ricorda un atteggiamento di un certo tipo?). Un valutazione ci pare particolarmente illuminante, quella di Antonino Eucaliptus, storico esercente del settore, oggi titolare della Antica gelateria in via Guttuso: “…fino a quando si sottovaluterà il fenomeno dell’alcolismo tra i giovanissimi la situazione non potrà che peggiorare. Molti di questi posti sono piazze di spaccio di alcolici a cielo aperto. Mi auguro che l’amministrazione comunale non voglia aggravare
la situazione autorizzando aperture di altre piazze di spaccio (piano chioschi per capirci). La ristorazione è altro…”.
Si sottovaluta spesso l’incidenza percentuale dell’alcolismo tra minori e giovanissimi, e quanto questo fenomeno sia legato agli
eventi che descriviamo. E Nerone ancora alla finestra. Impegnato in conferenze stampa sul nulla, salvandoci a parole dai debiti con i ministeri, omettendo che per essere salvi serviranno da 1 a 2 milioni di euro, o rilanciando l’economia con una sporadica pedalata.
Ben vengano iniziative culturali o sportive, ma ci sembra sempre più necessario possano diventare momenti inclusivi anche di giovani
in disagio, e non passerelle per una élite (politica sopratutto) che Bagheria non può permettersi.
Ignazio Soresi
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