Riconoscere giusta dignità e valore al lavoro dovrebbe essere la normalità, ma così non è (o almeno non a tutte le età). Ed invero, nessuno di noi si meraviglierà leggendo che, in Italia, la normativa vigente per i tirocini curricolari non prevede alcuna forma obbligatoria di retribuzione, né di rimborso spese. Sul tema si è, negli ultimi giorni, pronunciato il Parlamento europeo che – all’interno del testo sull’equa retribuzione – ha reso nota la sua posizione, dichiarando che i tirocini e stage non retribuiti sono “una forma di sfruttamento dei giovani lavoratori e una violazione dei loro diritti”.
La relazione contiene, inoltre, indicazioni per “aiutare i giovani a evitare la sindrome del lockdown generation e combattere i problemi di salute mentale che i giovani devono affrontare, come ansia e depressione, peggiorati durante la pandemia”. Se, da un lato, il documento condanna, dunque, la pratica dei tirocini e stage non retribuiti ed invita la Commissione e gli Stati membri a proporre un quadro giuridico comune per garantirne un’equa retribuzione, dall’altro, la proposta di vietare del tutto i i tirocini non remunerati è stata rigettata.
Sul sito “la Repubblica” si leggono alcune delle posizioni dei partiti politici: “Nell’anno europeo dei giovani, i vecchi partiti italiani difendono ancora una volta i potenti e tutti quelli che possono così continuare a sfruttare la manodopera giovanile gratuitamente commenta Tiziana Beghin, capodelegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo – Un contratto di stage su due in Europa è gratuito e non prevede nemmeno i rimborsi spesa. Il 2022 è l’anno europeo dei giovani, questa ingiustizia deve finire subito applicando il salario minimo a tutti i contratti, anche quelli per i tirocinanti.
Questa alleanza di destra compromette il futuro dei giovani e noi non lo permetteremo”. A Beghin risponde Elena Lizzi, europarlamentare della Lega: “La Lega da sempre lotta contro chi sfrutta i giovani e diffidiamo chiunque dall’affermare il contrario. In questo caso, come il M5s dovrebbe sapere, le competenze sono nazionali, non di Bruxelles: il nostro voto, dunque, è contro una base giuridica unica europea, perché la proposta va oltre le competenze concesse all’Unione dal Tfue”.
Anche Carlo Calenda si difende: “Come su molti altri temi anche sui tirocini non retribuiti il Movimento 5 stelle lancia accuse a caso e mente sapendo di mentire. Nel testo finale, approvato con il mio voto, sull’equa retribuzione per tirocini e apprendistati si invitano gli stati membri ad ‘agevolare l’accesso dei giovani a tirocini e ad apprendistati retribuiti, di qualità e inclusivi’.
Non solo. Per essere ancora più chiari, il documento ‘condanna la pratica dei tirocini non retribuiti quale forma di sfruttamento del lavoro dei giovani e una violazione dei loro diritti’. Credo non serva aggiungere altro”. Nonostante a parole tutti sembrano essere d’accordo sul fatto che deve essere riconosciuto ai giovani il lavoro che svolgono, ci chiediamo quali saranno le misure prese, in concreto, per garantire a tirocini e apprendistati l’equa retribuzione che meritano, al fine di evitare e combattere pratiche finalizzate allo sfruttamento giovanile.
Dott.ssa Silvia Sorci
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