Una contraddizione (felice? infelice?) concettuale. Una formula in cui l’aggettivo (italiano) era in continua guerra col sostantivo (comunismo). Quando coniai il termine comunista-non-comunista per descrivere la personalità politica di Guttuso fui criticato. Ma il primo e più importante comunista-non-comunista fu il Gramsci che riflette e scrive in carcere e nelle cliniche.
Il recente libro, “all’èpica”, di Giuseppe Tornatore fornisce una ricchissima documentazione dell’ossimoro “comunismo italiano”. Contiene molte interviste che Tornatore raccolse in vista di un film, che non fece, sul tramonto del mito del comunismo. La data delle interviste è importante: 1991 e oltre. Tutti gli intervistati con una lunga e convinta militanza comunista alle spalle scoprono, a comunismo collassato, di non essere mai stati autentici comunisti o di esserlo stati con vari distinguo.
So che susciterò molte proteste e molte critiche per quello che sto per dire ma lo dico lo stesso: qualcosa di simile accadde quando dopo la guerra molti fascisti convinti scoprirono che, a pensarci bene e a guardare con la giusta ottica le cose, erano sempre stati nel loro animo antifascisti.
Il libro è pieno di aneddoti interessanti. Ne riposto uno, molto gustoso. Lo racconta Filippo Speciale, personaggio storico della Democrazia cristiana bagherese, più volte sindaco e nonno dell’attuale sindaco di Bagheria.
Accade in occasione di un comizio di De Gasperi in Piazza Politeama. Riporto la trascrizione del racconto: «mentre parrava De Gasperi, spuntano ’na pocu di topi sup’o palcu. Pecciò la polizia, subito, si mise in movimento per scoprire chi ittò i topi, perché intorno c’erano assai comunisti. De Gasperi, tranquillo, ci disse: “Vi prego di non fare niente. Perché soltanto in Italia si possono permettere di mandare i topi sul palco dove parla il Presidente dei ministri. Perché in Russia questo non lo possono fare”. Ih… Ih… Ih… Ah! Ah! Ah! E ddocu applausi!
I comunista, onestamente devo dire, questa risposta di De Gasperi, cioè di frenare la polizia, l’hanno gradita. Ohu! Si ‘ntisiru ‘u cumìziu puru iddi!».
Del libro parleranno con l’autore i professori Mimmo Aiello e Maurizio Padovano.
Tratto da “Il pungolo di Bagheria”
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