Nella ridente cittadina delle ville, non molto tempo fa, una compagine amministrativa era vittima di un attacco mediatico addirittura nazionale. Una serie di accuse studiate ad hoc, per denigrare l’operato di alcuni ragazzi, che avevano la colpa di avere incarnato perfettamente i valori del “vaffa” sostituendo alle logiche e ai metodi democristiani, un tentativo di governare la città. Non è importante il giudizio sul loro operato, ma piuttosto interessante la macchina del fango (e potrebbe sembrare eccessivo) che si mise in piedi contro di loro.
Informatori e delatori che nemmeno nella Los Angeles raccontata da James Elroy nel suo L.A. Confidential, con la cultura del sospetto, del marcio a tutti i costi, portata avanti anche da quei cittadini che, vìstosi negare il loro diritto ad essere sopra le righe, perché quei 5 Stelle parvero integralisti nei confronti delle illegalità, cominciarono a gioire quando si insinuò la voce che le illegalità le commettevano anche loro, erano come gli altri.
Nella Hollywood descritta dallo scrittore statunitense, le voci viaggiavano sussurrate, nel gossip a cui aderirono tutti, con l’opposizione in testa, che scopriva una verve satirica inusitata, talmente divertente da trovare tanto spazio dedicato nei media locali, e nella figura di Danny De Vito, che nella versione cinematografica del noir citato, interpretava il giornalista che con la sua rubrica “Hush, Hush” (“Zitti, zitti”), seminava voci e zizzanie, dando seguito ai pettegolezzi, si potrebbe oggi individuare uno dei consulenti del comune.
Ebbene a parte qualche ugola fuori dal coro, in tutti gli altri casi, per ovvi e vari motivi alcuni comprensibili, certe cose in città, con la nuova amministrazione, vengono invece sottaciute allegramente. Non è il confronto diretto con l’operato delle due amministrazioni, ma il silenzio su quello che accade, che preoccupa. Non si parla mai della trazione imposta dalle molteplici anime democristiane direttamente collegate a tre correnti specifiche della seconda generazione scudocrociata, che rende a tutti gli effetti, alcuni personaggi (anche e soprattutto quelli nelle retrovie che
si espongono meno) la terza generazione sotto mentite spoglie.
E forse è proprio per questo legame democristiano, che affonda le radici nel passato, che si è persa la voglia di raccontare le cose. E quando queste anime vengono fuori, si fa di tutto per distogliere l’attenzione. La formazione di questa giunta ter (denominata “Fuffa 3: il ritorno e la vendetta… ma non troppo!”) è stata il teatro perfetto per questo spettacolo democristiano, ma non ne ha parlato nessuno (quasi).
Così come, nessuno sta ponendo pienamente attenzione al fatto che il sindaco e la sua squadra non siano affatto preoccupati di non avere una maggioranza “palese”, segno che la maggioranza c’è ma non si vede. Ma torniamo ai fatti alle notizie che non filtrano. La notte tra martedì e mercoledì scorso, all’interno dello stadio comunale di Bagheria, un incidente è occorso ad uno delle due spazzatrici che, in una dinamica ancora tutta da accertare ha
preso fuoco, nella tre quarti di campo avversaria proprio in perfetta zona cross. La terminologia da telecronaca è più che mai appropriata, per diversi ordini di fattori.
È stato un gioco? L’accesso allo stadio dove sono ricoverati i mezzi non pare avere subito effrazione. L’accadimento non è stato reso noto. Sono intervenuti Polizia e Vigili del Fuoco quindi immaginiamo indagini di cui non si ha notizia.
Non sappiamo come va inquadrata la vicenda: ennesimo atto di vandalismo, che pone ulteriormente l’accento sulla questione sicurezza? Incidente, ma con che modalità in pieno campo? Che ci faceva il mezzo sul prato? Sono ipotizzabili altri risvolti, di ben altra natura? Come è possibile che nessuno lo abbia saputo a parte questo simpatico burlone dietro la tastiera? Altro esempio: nessuno si è accorto che il 9 maggio, sull’albo pretorio On Line del comune
di Bagheria, è stato assegnato con procedura MEPA legittimissima, l’incarico di progettare il nuovo canile municipale.
E seppure se ne sono accorti, le informazioni passate sono incomplete. La vicenda canile oggi torna alle cronache perché sono stati assegnati ulteriori fondi, centomila euro, che sommati agli ottantamila già in cassa per questo progetto e all’individuazione a titolo non oneroso dei luoghi dove sorgerà la struttura, rendono la sua realizzazione una cosa che sembrerebbe vicina (in qualunque altro posto del mondo). È vero che una grande percentuale dell’impegno è della precedente amministrazione e dell’ex sindaco Patrizio Cinque, ma è pur vero cha avere anticipato i tempi assegnando la progettazione, una settimana prima della notizie dell’ultimo finanziamento avrebbe consentito a Filippo Tripoli di mettere il cappello sulla vicenda e trarne il solito plauso mediatico.
E allora: perché non si è fatto il solito proclama? Per monte Catalfano se ne è parlato mesi prima, si è fatta la gara, si è scelto il vincitore, si è ottenuto una bonifica gratis (furbetto che non è altro) e ancora non si sono esperite le procedure di consegna, ma lo ha saputo tutta Bagheria e tutto l’universo conosciuto, e invece, per questa vicenda che avrebbe attirato i consensi degli animalisti, rimasti spesso critici nei confronti di questa amministrazione, non una sola parola, così: “Zitti, Zitti”? Anime meno candide potrebbero trovarlo strano, potrebbero individuare per esempio delle vicinanze parentali, non vietate per carità, ma quanto opportune? E magari vicinanze non solo con impiegati comunali, ma anche
con quei personaggi di terza generazione di cui parlavamo prima.
Non avevamo, all’interno, tecnici adeguati, che ci avrebbero fatto risparmiare oltre 28000 euro? Veramente dobbiamo fare finta di credere, come qualcuno ha detto, che tutti i tecnici comunali erano mpegnati i progetti inerenti i fondi PNNR (ahahahahahahahah) e per questo abbiamo esternalizzato??? I tre professionisti, che hanno ottenuto l’incarico
come si sono individuati fra loro, non essendo uno studio associato? Hanno già lavorato insieme? Possiamo sapere in che occasione, per la realizzazione di cosa? Giusto per ammirarne il risultato della collaborazione pregressa.
Possiamo sapere anche, (ma la risposta ce la deve dare l’opinione pubblica) perché questa vicenda la deve raccontare questo giullare disincanto, e nessuno altro si ponga le giuste domande? Se la critica è “criticata”, se l’informazione non arriva completa, se nascondiamo la testa sotto la sabbia e la polvere sotto il tappeto( giusto perché i luoghi comuni ci piacciono assai), su cosa si baseranno le scelte future? Ricordate la Roma democristiana che negava l’esistenza della
mafia, che ne consentì così, in maniera più o meno complice il prosperare?
Non la scordiamo mai, seppur il fenomeno oggi non è la mafia, ma il malgoverno locale, chi ha responsabilità nei confronti della cittadina perché pretende di informarla, scenda un’attimo per le strade e cominci a sentire i sussurri, perché Bagheria non è la Los Angeles corrotta (sopratutto nei costumi) del contesto letterario a cui ci siamo ispirati per questa narrazione, ma dall’immaginarla abitata e governati da santi, ce ne corre parecchio.
Ignazio Soresi
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