Il qualunquismo si impossessa spesso degli animi dei desiderosi di conoscenza, ma conoscenza da bar, quella che non deve impegnare i neuroni. Accade per questo che nascano i luoghi comuni, depositi di conoscenza non approfondita, che spesso divengono addirittura, nel tempo leggende metropolitane. Come quella che vede Matteo Renzi, uomo politico! Quando era al governo, intercettando non si capisce bene quale istanza di un qualche lobby imprenditoriale, introduce un provvedimento che sarà la tomba definitiva del lavoratore stagionale, e oggi rivendica il diritto di eliminarlo dalla faccia del mondo (del lavoro) con un’altra iniziativa demagogica e populistica. Ma andiamo con ordine.
Esiste il lavoratore a tempo indeterminato, ha un contratto definitivo che dovrebbe portarlo dritto alla pensione, ha il diritto ad ammalarsi, a prendersi cura dei suoi cari, gode di fiducia da parte delle banche e di chi concede credito al consumo, e oggi pare sia anche l’unico titolato ad affittare casa. Ebbene sì: ci scandalizziamo se leggiamo che non si affittano immobili agli extra comunitari ma se nell’annuncio è scritto che si affitta solo a “possessori di busta paga, non percettori del reddito”, lo troviamo normale.
Al lavoratore a tempo indeterminato, in tutte quelle zone a trazione e vocazione turistica (Bagheria ha la pretesa di esserlo), si affianca il lavoratore stagionale, spesso serio professionista di un settore specifico, che, poiché il suo lavoro si sviluppa solo in certi momenti dell’anno, svolge la sua attività in un clima di precarietà. Sono quei lavoratori che vi fanno andare in vacanza, che vi servono il drink mentre siete sulla sdraio, che vi accolgono negli alberghi e sono sempre felici di vedervi. Sono quelli a cui chiedete stupiti:” ma lei non va dormire? È sempre qua!”. Non guardano orario o turno o riposo, spesso non solo per espressa richiesta (quasi sempre fraudolenta) dell’imprenditore ma per mero spirito di servizio e di squadra.
Questi lavoratori non hanno alcuna garanzia, se si ammalano non sono visti di buon occhio, la famiglia in quei mesi non esiste, per le banche e le finanziarie non sono solvibili, i contributi per la pensione non li accumulano mai, e difficilmente troveranno una casa.
Ebbene qualche anno fa, almeno avevano la garanzia che, a determinate condizioni, a sei mesi di lavoro, corrispondevano sei mesi di disoccupazione, un sussidio che gli garantiva almeno un diritto, sopravvivere in quanto esseri viventi.
Ma tra esponenti dell’alta finanza che evadevano miliardi, politici ladroni, banche salvate con il denaro pubblico ecc ecc ecco che Matteo Renzi, uomo di sinistra, individua in quei lavoratori e in quel sussidio ( sacrosanto per il tipo di impegno e le privazioni) e nella minima percentuale che poi lavorava in nero o all’estero( dati statistici che dessero indicazioni precise non ce ne sono mai stati) il male della società, e stravolge quel sussidio di disoccupazione, introducendo un succedaneo che si chiamerà Naspi e che è il primo responsabile della scomparsa dei lavoratori stagionali, al di là di altri fattori di cui diremo, poiché riduce i mesi retribuiti, in casi fortunati, a 9 mentre, l’anno è composto da 12: parola di lavoratore stagionale del turismo dal 2011.
Da allora è ovvio che il lavoratore a tempo determinato abbia cecato di diversificare, di affrancarsi da questa situazione, e al di là del Matteo che organizzava cene in strutture con lavoratori (stagionali),e non capiva il gusto strano di certe vivande servitegli, ha dato il colpo di grazia la pandemia. La categoria è stata garantita malissimo con sussidi insufficienti, ed ovviamente ha cercato soluzione. Oggi i professionisti del settore sono numericamente diminuiti ecco perché non se ne trovano, nella mia esperienza personale, almeno una decina di colleghi oggi fanno altro, perché non sono mai stati pigri parassiti percettori di un sussidio come li voleva il sommo vate della politica toscano e alcuni suoi accoliti , anzi si sono reinventati e riproposti al mondo del lavoro.
La raccolta di firme per eliminare il reddito di cittadinanza tacciandolo di essere misura clientelare, alimentare parassitismo sociali e fomentare il lavoro nero è l’ennesimo attacco ad una classe che evidentemente si vuole ridotta in schiavitù e fortemente ricattabile.
Durante la pandemia chi scrive, non trovando lavoro stagionale, ha percepito il reddito di cittadinanza: mi ha salvato!!! Ha salvato la mia dignità e quella della mia famiglia, non ho lavorato in nero, ho ripreso gli studi universitari a 50 anni, e ho provato a reinventarmi, ho rifiutato proposte lavorative VERGOGNOSE, e sono rientrato nel mondo del lavoro appena si è presentata quella giusta. Così come moltissimi altri colleghi
Che ci fossero storture sul dispositivo della disoccupazione e che ce ne siano sul reddito di cittadinanza è vero e plausibile.
Non dimentichiamo però un particolare, i centri per l’impiego non sono mai stati eccellenze, si narra siano carrozzoni espressione di assunzioni clientelari, e dipendono dalle regioni, non ci sarebbe da stupirsi se ci fosse stato un passaparola ideologico a boicottare le iniziative previste dalla misura per il reinserimento nel mondo del lavoro, come hanno evidenziato per altri alcuni “navigator”.
Ulteriore considerazione si deve fare quando si parla di giovani che rifiutano il lavoro perché preferiscono il reddito di cittadinanza. Ma quanti sono i giovani percettori di reddito?
Il qualunquismo in questo punto tocca vette altissime: ma avete visto che modelli proponiamo oggi ai nostri giovani, cresciuti a pane ed influencer che ostentano stili di vita, lontanissima da quelle di un cameriere.
Ma lo vedete il disagio dei nostri giovani, con percentuali altissime di alcolismo, uso di stupefacenti, che li riducono a zombie per le strade della movida pronti a scattare con violenza inaudita? Il problema che i giovani non si inseriscono nel modo del lavoro è il reddito di cittadinanza??? Ma davvero???
Infine una parola per il mondo dell’imprenditoria del settore, composto da migliaia di persone per bene, ma anche da filibustieri di paghe ed orari, corsari dei dei diritti dei lavoratori.
Prima di firmare una petizione del genere, prima di esprimerci in luoghi comuni, prima di farci prendere in giro con un pensiero unico uniformato, provate ad informarvi, ragionate con le vostre teste, con umiltà e intelligenza.
Bagheria che prova oggi a rivendicare un ruolo di polo turistico ( oltre che musicale e recentemente ortofrutticolo) queste considerazioni non le ha fatte e non le farà, si tratta di massimi sistemi che scontentano qualcuno, e non si possono perdere elettori.
Eppure il nostro sindaco con le pratiche del reddito di cittadinanza, con le richieste di disoccupazione, ha un polso della situazione preciso. Firmerà la petizione del leader del suo partito? Quale è la sua posizione?
Già… Il sindaco… Figura romantica del panorama cittadino… era bello quando queste cariche si espletavano nell’amministrazione e non nell’interpretazione teatrale di un ruolo.
Il metodo Stanislavskij qui è fallito miseramente.
Ignazio Soresi
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