Non un addio?!?

 

La battaglia per una informazione locale  libera passa attraverso i cambiamenti.

Una delle cose più folli che sia capitata da quando abbiamo cominciato sui social, riflessioni più pungenti sugli eventi di Bagheria è stato il tentativo di etichettarci.

Era impossibile agli occhi di alcuni, che spinti dal solo moto di attirare l’attenzione sul malcostume diffuso nella zona in cui si vive, ci si volesse  limitare a questo senza alcun secondo fine.

Siamo stati: “leoni da tastiera”, detrattori politici con interessi in tal senso, “nemici ra cuntintizza”, sbruffoni esibizionisti, ma anche “coglione… scendi da quel balcone (che era punto di osservazione n.d.r.) che ti spacco il culo!!!”, ecc ecc.

In tutto questo, chi fa informazione locale ha saputo vedere oltre, e ha pensato che un po’ di spazio ad un appassionato della città ( perché questo hanno ravvisato nelle battaglie social e non solo social) si poteva concedere. Ma chi più di tutti ha intuito la vera voglia di rompere certi schemi, è stato Michele Manna.  Ultimo baluardo della carta stampata a Bagheria,  con “il settimanale di Bagheria”, ha per tanto tempo navigato la comunicazione, dalla tv locale, alla radio, alla carta stampata. Così da una chiacchierata per raccontare i fatti, all’ospitata coi comunicati stampa, all’editoriale sul suo giornale è stato un crescendo.  Si scopre, che in città qualcuno crede ancora alla libertà di opinione, che non si piega, perché in nessuno senso e in nessuno modo disposto a piegarsi, riuscendo a trarre informazioni e a diffonderle con attenzione e scrupolo.

Michele Manna ferma la stampante, o la rotativa come si sarebbe detto in altri tempi, e affida io suoi spazi social ad amici vecchi e nuovi che hanno voglia di parlare, di raccontare, di informarsi per informare. Ma il “nostalgico stampato” al momento si deve fermare, non ci sono i presupposti per  supportare la passione. Nessuno di noi potrebbe occuparsene a tempo pieno come Michele ha fatto per tantissimo tempo.

Noi continuiamo questa avventura, insieme ad alcuni giovani leve che potrebbero essere e il futuro di questa professione, alle quali speriamo di trasmettere lo sguardo disincantato sulla realtà, non curanti delle etichette che di volta in volta si cercherà di affibbiargli. Etichette che servono a circoscrivere l’interlocutore, renderlo riconoscibile ai propri occhi e sentirsi rassicurati nell’ averlo riconosciuto seppure solo limitatamente alla propria percezione.

Tutti hanno hanno saputo di questa notizia, ma pochissimi hanno manifestato pubblicamente il dispiacere, per un evento che provoca per certo  un momento di svalutazione per la città. Abbiamo elargito sedi, e attenzioni a chi non ha, non aveva e non avrà mai, lo stesso piglio di rappresentare Bagheria, come può farlo un giornale locale, per quanto non in linea con la “stagione operistica” proposta.

Anzi proprio per questo avrebbe dovuto avere maggiori attenzioni e il giusto commiato.

Ma questa compagine amministrativa ci ha abituato a esternazioni su qualunque cosa e silenzio su tanti altri momenti significativi per la comunità.

Michele è il direttore che tutti vorrebbero avere, seppure la nostra collaborazione è recente e io sono solo un burlone chiacchierone, nessuno può negare che si sia speso per questa comunità, dando voce a chi certi silenzi li ha reputati eccessivamente opportuni o assolutamente inopportuni.

Per questo suo spirito di servizio, e per il riconoscimento di questa abnegazione,  si decide di andare avanti, di cambiare le modalità di contatto con i fruitori, di cercarne sempre di nuovi.

Un giornale locale distribuito nelle edicole, con pagine di politica, cronaca, società, e rubriche varie, è certamente bandiera di una socialità e civiltà, per quanto oggi la crisi della carta stampata sia mondiale. Eppure si può intravedere in questo ulteriore tramonto, il sintomo di ulteriori pezzi di indifferenza che si accompagnano ad un degrado nel quale mettiamo piede ogni giorno.  I proclami che vogliamo sentire sono quelli di un’amministrazione che si infiamma per questi disastri culturali che si sommano a quelli già esistenti e sotto gli occhi, e a volte le orecchie, di tutti.

Oggi l’informazione subisce attacchi sistematici, e se, ovviamente, non sia ha la pretesa di essere i Sigfrido Ranucci o Pino Maniaci di Bagheria, si ha la fortuna di avere la struttura e la schiena per dire quello che si intravede dietro il fumo (tanto) gettato sugli occhi della cittadinanza, e questo nonostante le etichette, a volte scioccamente denigratorie (ma che accusa è: “stai facendo politica”?), e con l’intenzione di fornire spunti per proporre le vicende, sotto altri punti di vista.

Ignazio Soresi



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