Mancano i presidenti, si diffonde il panico fra gli elettori e si abbassa l’affluenza. Rischio di inficiare il regolare svolgimento della tornata elettorale.
Il presidente della Regione Nello Musumeci, ha annunciato di avere avviato tutte le interlocuzioni necessarie per prolungare la possibilità di votare anche domani a Palermo, e far fronte così, alle difficoltà sopraggiunte dovute ad un’assenza di massa dei presidenti di seggio elettorale. Non è prerogativa unicamente della massima carica delle regione poter intervenire e pronunciarsi nel senso del rinvio della chiusura dei seggi essendo concomitante, il voto per i quesiti referendari per cui è necessario si pronunci il Ministero degli Interni e gli uffici preposti.
Un’allarme che aveva già cominciato ad essere evidenziato nella giornata di ieri, e che ha dell’eccezionale, non solo nel capoluogo siciliano ma in tutta Italia, non si registrano infatti precedenti di questa portata. Basso per ovvie ragioni il dato della affluenza, che non è indicativo. Lo è invece, laddove tutto si è svolto con regolarità come a Bagheria, i cui cittadini sono chiamati ad esprimersi solo sui quesiti referendari e che alle amministrative di Palermo guardano con particolare interesse.
Diverse esternazioni e commenti più o meno eminenti si sono levate nella mattinata sull’accaduto e su una tornata elettorale che diverse sorprese ci sta regalando (e non tutte positive o appassionanti).
Registriamo quella dell’ Avv. Stefano Giordano, penalista, docente di diritto penale presso la Sspl dell’università degli studi di Palermo e figlio di Alfonso, il giudice presidente del Maxi processo simbolo, insieme a i martiri di mafia, delle vittorie di quegli anni.
“La verità è che la gente parla di tutto senza saperne nulla”, ci dice l’avvocato con tono giustamente polemico.
“Con questa storia dei presidenti di seggio, al netto di una certa atavica disorganizzazione, il comune non c’entra proprio nulla-aggiunge”.
“I presidenti vengono nominati dalla Corte d’appello, attingendoli da una lista formata da chi ha fatto domanda di essere incluso.
Se rinunciano entro una determinata data, vengono sostituiti da altri inseriti nell’albo.
In questo caso, però, vengono depennati definitivamente dalla lista.
Per non essere cancellati, rinunciano all’ultimo giorno, tra venerdì e sabato, e la patata bollente rimane nelle mani del sindaco, con tutte le enormi difficoltà a sostituirli.”
Secondo il principe del foro, è stata l’esperienza di cinque anni fa, quando lo scrutinio si protrasse per giorni, a terrorizzare i presidenti , che non vorrebbero perdere la presenza nell’albo per potere continuare a svolgere il ruolo in altre consultazioni, che sono generalmente molto più semplici e rapide da gestire.
Lo stesso problema si è posto in tutti i comuni in cui si vota anche per il sindaco, con una media di rinunce del 30/40%.
Ma, se ne deve sostituire tre o quattro, pur con enormi difficoltà, alla fine il sindaco ci riesce.
“Quando, come a Palermo, le rinunce sono centinaia, il sistema si blocca.
Insomma, è solo un fatto di egoismo-conclude l’Avvocato”.
Una lettura interessante che sembra più pertinente, dell’ipotesi di avere preferito la possibilità di seguire l’impegno del Palermo calcio al Barbera, nel ritorno della finale dei playoff per la serie B.
Ignazio Soresi
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