Una delle attività dell’Azione Cattolica.
Una delle attività nella vita dell’Associazione Cattolica era la partecipazione alla periodica processione di un Santo. I giovani sofisticati storcevano il naso, mentre alcuni facevano a gara per prendervi parte. Alla prima processione alla quale ho partecipato, mi sono affrettato a dire:
– Ragazzi io lo stendardo non lo voglio tenere.
Un giovane che mi stava accanto si è affrettato a dire: – Allo stendardo ci penso io!
Poi ho saputo che c’era stata addirittura una lotta per stabilire chi dovesse portare questo stendardo. Il giovanotto che aveva vinto la gara ci teneva molto e guai a chi tentava di sottrargli quel privilegio.
Io a fare una cosa del genere non ci pensavo proprio. Per me lo stendardo se lo potevano portare pure a casa.
Il giovane incaricato di portare lo stendardo ci teneva molto perché era ritenuta la persona più importante della sfilata.
Il giorno della processione quel giovanotto era il primo ad arrivare sul posto, a scanso di sorprese; un’ora prima della partenza era già in posizione. Durante il percorso guardava a destra e a manca per vedere se le ragazze lo ammirassero. Ogni tanto si voltava anche indietro per vedere se tutto procedeva secondo i piani stabiliti. Se tutto andava per il meglio tirava un sospiro di sollievo, gonfiava il petto d’orgoglio e, in modo altero, tirava avanti per il suo cammino.
Quando la processione si ritirava, il giovanotto dello stendardo diventava triste. Facendo ritorno nella sede dell’Associazione , il giovane continuava a parlare della processione. Io avevo capito che apprezzava molto gli elogi e gliene facevo tanti. Elogiavo il suo incedere elegante, la sua compostezza nell’andare, il modo altero di tenere l’asta. Se qualcuno tentava d’inserire qualche elemento di critica, il giovane passava subito all’argomento religioso e questo chiudeva il discorso.
Il giovane prete che ci seguiva cercava in tutti i modi d’invogliarci a frequentare le funzioni religiose. Durante la settimana potevamo giocare nel salone con il bigliardino, con il biliardo e potevamo provare qualche lavoretto utilizzando un piccolo palcoscenico.
Questo veniva utilizzato di tanto in tanto per festose rappresentazioni di scenette comiche che scrivevo io stesso. A volte le scenette contenevano parodie e noi ci rendevamo disponibili per esibizioni canore.
Se devo essere sincero la mia prima giovinezza è stata allietata da questi diversivi ed è trascorsa abbastanza serenamente in compagnia di altri coetanei.
Con i mezzi poveri di cui disponevamo, quello che riuscivamo a fare era abbastanza. Per questo dobbiamo essere grati al parroco di allora della Madrice e al giovane prete che lo coadiuvava.
Antonino Russo
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