I telegiornali di tutte le reti battono all’unisono la notizia della crisi idrica a seguito di mancanza di pioggia al nord. La Sicilia si salva(?!?).
La gestione dell’acqua in Sicilia è notoriamente terreno fertile per interessi di un certo tipo, tanto da essere stato un paradigma precipuo della mafia dei primissimi anni ‘70 con gli affaire delle dighe ma anche con la gestione degli indotti. Ogni volta che si sente di interventi su impianti idrici, dalle nostre parti, si drizzano le orecchie. Oggi, i cambiamenti climatici stanno mettendo in ginocchio moltissime zone di Italia e con le temperature elevate si torna a parlare di preoccupante crisi idrica con città e regioni del nord, la Lombardia in testa, che stanno correndo ai ripari. Razionamento della distribuzione, spegnimento di tutte le fontane ( a Bagheria sarebbero partiti numerosi i TSO, per i vertici del governo locale), ed altri correttivi in ordine sparso, perché la situazione non è da prendere sotto gamba.
Tutto ciò in Italia.
In Sicilia una riunione convocata dal presidente della Regione, Nello Musumeci, ha evidenziato invece una situazione di criticità ma non tale da destare preoccupazione(Ma che? Davvero????), gli invasi sono pieni, come emerge dalla chiamata a raccolta a Palazzo D’Orleans dell’assessore all’Agricoltura, Toni Scilla, del Territorio, Totó Cordaro, dei direttori dei dipartimenti regionali dell’Ambiente, dell’Agricoltura e dell’Acqua e dei rifiuti, il segretario generale dell’Autorità di bacino, i vertici dei due Consorzi di bonifica, il direttore della Struttura contro il dissesto idrogeologico e il capo della Protezione civile regionale.
Una delle maggiori criticità. Viene indicato nella rete, sarà quindi sui consorzi di bonifica, che si deve puntare nei prossimi anni. La speranza è che non si ripeta quel che sta accadendo nel territorio gestito dal consorzio “Agrigento 3”, dove a fronte di non si sa bene quale intervento, la fornitura idrica è stata rincarata di un buon 30% ( si sarebbe chiamata speculazione se ci fosse stato di mezzo un privato), con le lamentale soprattutto del comparto agricolo già in sofferenza.
La situazione paradossale si genera nel momento in cui, la Sicilia, nei decenni, si è appunto dotata di invasi, per la perenne carenza di precipitazioni, strumento che manca assolutamente al nord.
Ma da noi la rete è stata gestita (?) nel passato (?) da carrozzoni burocratici famelici e monolitici come il Leviatano biblico, una situazione che si riflette ancora oggi sul locale.
Di soli tre giorni fa la notizia di guasti alla rete idrica collegata alla diga Rosamarina con i terreni che ricadano nei Comuni di Termini Imerese, Campofelice di Roccella, Cerda, Sciara, Scillato, Collesano e Lascari che sono rimasti a secco con enormi contraccolpi alla produzione agricola e gravi danni economici per gli agricoltori.
A Bagheria, se da un lato inauguriamo mini centrali idroelettriche in contrada Consona, (mesi fa e non ne sappiamo più nulla come mille altre cose inaugurate), oppure terminiamo i canali irrigui in in versante di Mongerbino utili già 50 anni fa, ma dove, dopo 50 anni, è rimasto un solo campo con un solo limone (nel senso di albero) in 10mq. (ma tante ville con piscina), dall’altro lato registriamo disservizi, nonostante il trionfalistico affidamento dei servizi di gestione e manutenzione ad Amap.
Il famigerato sversamento di acque reflue nei pressi dello svincolo autostradale della nostra cittadina, ottiene la doppia lettura nei comunicati stampa del giusto intervento congiunto Amap, Anas, Comune di Bagheria (o almeno del suo annuncio, perché sulla fattività crediamo poco, visti i precedenti in ogni settore tranne quelli che portano consensi, vedi Aspra), e di contro sui social, da parte di chi ha amministrato, i servizi di rete fino ad ora, assistiamo, ancora una volta, ad un tentativo di sminuire gli eventi, con un laconico: “dove è la novità?!?”.
Nessuna novità in effetti, da quegli anni ‘70 di cui dicevamo prima, temiamo sia cambiato molto poco.
Ignazio Soresi
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