Una laurea sognata e poi realizzata con l’aiuto della forza di volontà.

Da ragazzo non pensavo minimamente alla laurea: la ritenevo una meta irraggiungibile.
Uscendo dalla scuola media con un compagno sono andato a Palermo per fare il giro degli Istituti Superiori e scegliere quello che consentiva di diplomarsi in meno anni. A Bagheria non vi erano Istituti Superiori: vi era solo un ginnasio-liceo che dipendeva dal Vittorio Emanuele di Palermo.  

Alla fine del giro abbiamo notato che soltanto l’Istituto Magistrale era di quattro anni e ci siamo immediatamente iscritti al Regina Margherita. Come si vede la scelta è stata singolare: non si è scelto un tipo di lavoro, ma un diploma più corto di un anno.

Appena diplomato ho iniziato a lavorare come supplente e come insegnante di doposcuola a casa. Occorreva lavorare per guadagnarsi da vivere: per cui di Università non si parlava nemmeno. Soltanto nel 1960, quando avevo già venti anni di servizio di ruolo, ho frequentato il cosiddetto quinto anno che dava diritto ad iscriversi ad un corso universitario. Ho scelto Sociologia.

Dal momento che la laurea non mi serviva per lavorare ho scelto un corso di studi che aveva materie che m’interessavano. Dopo avere sostenuto diciassette esami, alcuni inconvenienti mi hanno impedito di frequentare assiduamente: a quel punto ho deciso di smettere e abbandonare il corso universitario.

Dopo tre anni d’inattività, mia moglie e i miei figli si sono messi “a camurria” e mi hanno convinto a tornare all’Università, pagare tre anni d’iscrizione arretrata e riprendere la frequenza, con la conseguente preparazione di tre esami che mancavano e la tesi di laurea. Al colloquio per la tesi ero emozionatissimo. Alla fine ho avuto centodieci. Non mi hanno potuto dare la lode perché per laurearmi avevo impiegato dieci anni. 

A me, però, la laurea non serviva per lavorare per cui il voto non era importante. Lo era avere studiato certe materie e avere fatto quelle esperienze, avere conosciuto il Professore di Sociologia, col quale ogni tanto dialogo. Non è, quindi, il pezzo di carta che ho gradito, ma la bellissima esperienza fatta.


Antonino Russo 

                                       



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