Dall’amico e dal parente, non comprare e non vendere niente!

Bagheria: si infittiscono le trame della fiction sul ristorante a Villa Cattolica, come servizio accessorio del Museo Guttuso.

 

 

 

Parola d’ordine: non ne parliamo!!!

Su queste vicende che si ritagliano uno spazio di vita autonoma, nessuno parla, e si mantiene il più stretto riserbo. Ancora oggi è evidente come certe logiche la facciano da padrone, sopratutto quando questi eventi coinvolgono l’agire di personaggi politici del passato prossimo, e, marginalmente, anche quelli attuali. 
A noi comuni mortali non resta che attendere l’evolversi delle vicende politiche che prevedono per la gestione della nostra cittadina, un’ulteriore ennesima lungaggine per i prossimi 30 giorni, sulla quale è inutile fare sensazionalistiche ipotesi.

Ma veniamo al ristorante “culturale” a villa Cattolica.

Abbiamo sottolineato, come sia, secondo molti, poco opportuno che tra i due concorrenti, uno sia una costituenda ATI tra un ristoratore di fama e con un esercizio proprio di fronte alla villa, ed uno dei più cari amici personali e di lunga data del sindaco (come lui stesso non lesina di ricordare sui social quando si erge a paladino difensore del nostro primo cittadino). Amicizia forte e sincera, con “costanti frequentazioni”( sempre tratto dai suoi post n.d.r.): il direttore dell’Hotel Villa D’Amato di Palermo, Marco Mineo.

Nulla vieta la partecipazione alla manifestazione di interesse, se non, ancora una volta, l’opportunità.
Ebbene in questa vicenda si inserisce una nuova notizia. O meglio una vecchia notizia che però cambia profondamente le carte in tavola.

Un ristorante che nasce come “laboratorio artigianale e spazio culturale” legato alla stessa zona di interesse del museo Guttuso c’è già, lavora, è ottimamente gestito, ma, se non avesse le caratteristiche descritte, non avrebbe ragione di esistere.

Nella “sindacatura” 2001/2006 vide la luce un pub ristorante, sito nei locali che oggi ospitano “Saperi e Sapori” ( la cui attuale gestione è assolutamente estranea a quella vicenda), il Chaos. Una licenza di ristorazione, secondo il PRG di allora, non avrebbe mai potuto essere rilasciata per via della ubicazione dei locali, ritenuti inidonei alla presenza di qualsivoglia attività commerciale poiché insistenti su un tratto di strada nazionale ad alto transito, ma sopratutto perché ricadenti in una zona di vincoli per la presenza di beni culturali di interesse pubblico. Ci narrano che, con un guizzo di genialità di una dirigente del comune di Bagheria di allora, che pare abbia ancora oggi incarichi inerenti il PRG, e l’avallo di chi dirigeva il museo Guttuso, oggi consulente del sindaco Tripoli, fu suggerita  una prima destinazione d’uso di laboratorio artigianale, poi si aggiunse la destinazione d’uso per contenere attrezzature per la cultura ed il tempo libero, ed infine si stipulò con atto deliberativo di giunta nr. 345 del 03/12/2004 un protocollo di intesa tra il sig. Sciortino responsabile dell’attività produttiva “Chaos Pubart” ed il sindaco di allora, Francesco Fricano, per la gestione e l’attività di uno spazio culturale (sui guizzi e sulle intuizioni e suggerimenti, ci riserviamo di esprimere noi stessi tutti i dubbi del caso,  ma trattasi di narrazione di una fonte, li stiamo riportando perché espressione di folklore per come raccontati).
Necessarie alcune precisazioni: lo Sciortino in questione non è assolutamente il vigile urbano che notoriamente spesso accompagnava il sindaco, per sua tutela, ma il figlio. E infine come si può capire l’attività culturale si esaurì e si esaurisce nella ristorazione.


Questa vicenda si arricchisce di altri due passaggi: un atto molto simile (la delibera 84 del 2010, sindaco Biagio Sciortino e Filippo Tripoli assessore) un protocollo di intesa tra il comune e l’attuale proprietario di “Saperi e Sapori”, nato in risposta alla sua richiesta di cambio di destinazione d’uso in attività commerciale, che si coniuga ( in virtù di quei vincoli non superabili), piuttosto nella concessione di uno spazio per la cultura e il tempo libero, impegnandolo ad una serie di obblighi su richiesta,  ovviamente mai avvenuta (se non nel caso della manifestazione Twist che maggiormente lega il Museo Guttuso a “Saperi e Sapori” e poco altro).

Tra gli impegni leggiamo nel protocollo di intesa del 2010, Il “…proporsi come luogo d’incontro e di aggregazione nel nome di interessi culturali… esposizioni, degustazioni, dibattiti con critici ed esperti, mostre, conferenze, seminari, proiezioni di filmati e documenti, concerti, lezioni di cucina e/o di cultura enogastronomica, corsi di formazione… la promozione di attività turistiche che valorizzino le risorse ambientali, artistiche e storiche del nostro territorio, esaltandone la ricchezza della diversità… promuovere iniziative con vendita diretta al pubblico di prodotti locali del territorio…

Tutto questo perché l’attività ricade, come detto, in una area che il PRG individua come F1 (le aree di interesse pubblico dove insistono  i vincoli legati alla presenza di beni culturali), e nello specifico, area FB, dove sono ammesse unicamente attività per la cultura ed il tempo libero.  Esiste infine un terzo  atto cronologicamente non distante da questo ultimo in cui entra in gioco un ulteriore soggetto, l’Associzione Turismo Verde Sicilia. Atto nr. 24 del 26/04/2011 al quale stiamo lavorando per verificarne i termini e come incidono sul principio generale.
Già perché, tutte le notizie riportate fino a qua, nascono da un suggerimento di una fonte sull’esistenza della prima delibera “Fricano”. Ma è il sindaco Filippo Tripoli, che non si è sottratto ad un lungo confronto (su diverse tematiche), a sottoporre alla nostra attenzione la seconda delibera “Sciortino”, per dissipare i dubbi nati dalla nostra convinzione che il ristorante a Villa Cattolica possa essere un ridondante doppione. In questo senso, ha ragione lui, non lo è tecnicamente: non insiste all’interno dei locali del bene in questione, e non nasce esplicitamente come servizio accessorio del museo, ma per la presenza della villa e del museo nella stessa aerea, dovrebbe svolgere attività complementare come si evince dagli obblighi (?!?) su riportati in sintesi ed espressi nella delibera “Sciortino“.
Il sindaco Tripoli ovviamente, sull’opportunità che l’amico di infanzia concorra, fa notare che è una manifestazione di interesse pubblico e non è vietato in nessun senso, ma anche che, con 12000 preferenze ottenute è ovvio che il primo cittadino a Bagheria, CONOSCA TUTTI, e chiunque avesse presentato la propria candidatura sarebbe stato, quanto meno,  un suo conoscente.


Il progetto di rilancio dell’attività del Museo Guttuso, passa, secondo quanto il sindaco stesso ci racconta, da un progetto più ampio che coinvolge anche il mulino Cuffaro e l’ex Sicilcalce. Nei locali del mulino nel progetto approvato dal PNRR, (come preannunciato da queste pagine in un afflato divinatorio), è prevista una scuola di alta cucina con annessi laboratori.

Lo staff del sindaco – aggiunge ancora lui stesso – ha individuato nel settore enogastronomico, di cui a Bagheria abbiamo notorie eccellenze, uno dei momenti trainanti degli afflussi turistici futuri. Una valutazione assolutamente condivisibile, e sulla quale ci attendiamo programmatiche, numerose, conferenze di servizio nel futuro, in sostituzione dell’attenzione alle fontane e alle giostrine.

Ciò non toglie che il ristorante a Villa Cattolica continua ad mostrare agli occhi di molti, tutta una serie di criticità. Non può e non potrà essere la soluzione ai problemi di destinazione d’uso dell’attività di uno dei due partecipanti alla manifestazione di interesse (qualora dai tempi di quegli atti non si fosse ancora risolta e qualora fosse lui a vincere la manifestazione di interesse), e deve essere condotta con estrema attenzione e l’occhio vigile della sovrintendenza ai beni culturali, che dovrà avallare un attività commerciale in una zona in cui, fino ad oggi non si è riusciti a superare i vincoli imposti se non con degli escamotage. Le principali prerogative di gestione di un bene culturale, sia esso affidato al pubblico o al privato, sono di tutela (al di sopra di tutto) e di garanzia di pubblica fruizione. La decadenza delle quali potrebbe anche portare alla revoca della affido della gestione del bene, o all’imposizione di vincoli, e non è detto che la conoscenza dei meandri burocratici dell’ennesimo consulente del sindaco proveniente proprio dagli uffici della sovrintendenza, possa evitare per sempre di incappare in qualche sanzione in tal senso.

Ignazio Soresi

 

 

 

 

 

 


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