Aggressioni agenti penitenziari a Palermo e Trapani. Cisl e Fns Cisl “strutture al collasso”

“Siamo molto preoccupati per questa escalation di aggressioni agli agenti di polizia penitenziaria nelle strutture carcerarie di Palermo e Trapani. Da tempo si parla di questi episodi, di come sono in aumento, del 24 per cento rispetto allo scorso anno in tutta Italia secondo lo stesso Ministero della Giustizia, ma nessuno delle istituzioni competenti ha finora adottato i provvedimenti adeguati a tutelare la salute dei lavoratori”.

Ad affermarlo sono Leonardo La Piana segretario generale Cisl Palermo Trapani e Domenico Ballotta segretario generale Fns Cisl Sicilia dopo gli ultimi episodi di aggressione ad agenti di polizia penitenziaria che prestano servizio presso le strutture di Palermo e Trapani. “Alla base molto spesso c’è il disagio di un detenuto che ha problemi di natura psichica, parliamo di malattie psichiatriche diagnosticate, che richiederebbero la detenzione presso le Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, che hanno sostituito gli ospedali psichiatrici giudiziari, con personale sanitario adeguato ma che vengono lasciati nelle carceri ordinarie per via della mancanza di posto proprio nelle REMS. Il personale delle nostre carceri non può gestire questi detenuti che richiedono un’attenzione e una specializzazione diversa”.

La Piana e Ballotta aggiungono “c’è poi un problema grave di carenza di personale e di spazi al quale non si è mai data una soluzione e ora siamo giunti quasi al collasso. Servono interventi straordinari per potenziare le scarse dotazioni organiche di personale, per fronteggiare il sovraffollamento e tutelare la sicurezza dei nostri agenti e le nostre strutture ormai sono fatiscenti serve un intervento immediato”.

Il segretario generale Fns Cisl Sicilia Ballotta conferma: “le unità in servizio in tutta la Sicilia sono sotto i mille agenti, siamo sotto organico, ed è cambiata nel frattempo l’impostazione di gestione del detenuto con la cosiddetta vigilanza dinamica dei reparti che restano aperti. Nelle nostre strutture però non c’è personale sufficiente e questo aggrava la condizione di sicurezza dei nostri lavoratori, che spesso si trovano a svolgere turni fino a 10 ore con conseguenze pesanti come il burn out oltre a un continuo stress psicofisico, si faccia subito qualcosa” .

Angela Di Marzo



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