Era la notte del 12 luglio 2007 quando il Maresciallo ordinario Filippo Salvi, detto RAM, cadde in un dirupo a Monte Catalfano durante un’operazione antimafia. Il suo compito era piazzare delle telecamere che riprendessero determinati luoghi ad Aspra. Era il periodo in cui si indagava sulla mafia e sulle stragi di Falcone e Borsellino. Un tragico incidente durante la fase dell’installazione costò la vita al Carabiniere. Un indagine antimafia a cui Filippo partecipava senza badare alla fatica e all’impegno.
Dopo 15 anni il suo paese natale, Botta di Sedrina, a Bergamo, ha voluto dedicare una piazza al carabiniere che durante lo svolgimento del suo lavoro perse la vita. Lavoro dedicato alla nostra nazione e allo spirito di servizio. RAM, chiamato cosi dai colleghi per le sue competenze informatiche, è un eroe per il suo amore alla divisa dei Carabinieri, come lo sono tutti quelli che svolgono lo stesso compito.
Alla cerimonia hanno partecipato i genitori Giannino Salvi e Lorenzina Vitali, la sorella Francesca e tantissime autorità civili e militari, oltre a tantissimi colleghi a rappresentare l’arma dei Carabinieri
A 15 anni da quel tragico evento, la comunità di Sedrina e della frazione di Botta, dove Filippo è nato, si è riunita nell’area adiacente a via Ponte Botta, insieme ai genitori Giannino Salvi e Lorenzina Vitali, la sorella Francesca e le autorità.
Il Museo dell’Acciuga e Michelangelo Balistreri avevano già dedicato lo spazio interno del Museo a Filippo Salvi e ogni volta che una scolaresca, degli ospiti o semplicemente dei curiosi entrano in quello spazio, ci sarà sempre qualcuno che racconterà loro la storia di Filippo Ram.
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