I ”pupi” di Palagonia


Voglio tornare a parlare dei “pupi” di Palagonia perché ho costatato che alcuni giovani bagheresi non apprezzano adeguatamente alcuni elementi artistici di cui il nostro paese dispone.

Le statue della Villa Palagonia a volte sono modellate in maniera approssimativa, forse per aumentare la parvenza di mostruosità.

I contemporanei, però, avevano attribuito ciò a imperizia degli scultori. Alcune stranezze, ad ogni modo, si potevano trovare anche in alcuni oggetti. Vi erano, ad esempio, colonne formate da coppe, rotte, teiere, ciotole, tazze, piattini di varia grandezza. Gli oggetti diminuivano di volume a mano a mano che le colonne andavano verso l’alto. Le statue erano nello stesso tempo attori di una rappresentazione satirica e immagine deformata della società del settecento. Le immagini grottesche si alternavano ad altre lievemente deformate, anche a formare animali frutto di fantasia che riprendevano a volte figurazioni della tradizione mitologica.

Forse il Principe di Palagonia era consapevole che la società del settecento era scesa a un livello tale di degrado che prima o poi avrebbe prodotto un dissolvimento della stessa, in senso figurato il principe forse voleva rappresentare questo degrado nella trasformazione dei corpi dei personaggi. Il Principe non poteva certo presagire il terrore del tempo della Rivoluzione.

Una volta ho letto, non ricordo dove, questa simpatica definizione del settecento: “Nel ‘700 il mondo era diviso in due. Da una parte vi erano quelli che vivevano, dall’altra quelli che vedevano vivere”.

Le varie scene che componevano i gruppi dei “pupi” erano la rappresentazione di quanto si affermava in quella frase.

Nel secolo della mollezza, delle parrucche, dei vestiti sovrabbondanti, del trucco esagerato, della frivolezza eretta a sistema, la Villa Palagonia con le sue statue grottesche sarà apparsa allora come un pugno dell’occhio. É stata comunque una eccezione perché i nobili dell’epoca erano poco propensi a scherzare sui loro difetti fisici e di costume.

Soltanto uno spirito ribelle, come il Principe di Palagonia, poteva sfogare la sua esuberanza nella rappresentazione di mostri immaginari. Inoltre il Principe pensava che il fantastico irreale era capace di lasciare a bocca aperta i visitatori della villa.

Egli era piccolo e deforme: doveva perciò abitare in un luogo pieno di elementi meravigliosi. Grazie alla sua fervida fantasia è stato possibile creare anche mostri.

Le statue della Villa Palagonia, secondo Brydone che le ha contate singolarmente nel 1770, erano seicento.

Antonino Russo


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