Il Professore Antonino Russo ci ricorda di uno dei rappresentanti bagheresi della corrente futurista. Quando questa città poteva permettersi il lusso di essere capitale della cultura senza dovere pagare pegno alla politica.
Castrense Civello aveva cominciato la carriera poetica col sonetto e l’ha chiusa con lo stesso tipo di composizione. In mezzo vi è stata la parentesi futurista. La sua classicità nell’essere futurista comportava la scelta del poema, sempre utilizzando il verso libero. Il poema diventava anche epico quando cantava le gesta degli aerei da combattimento.
Più volte a suo tempo ho chiesto al poeta quando avrebbe scritto un libro su Bagheria. Mi ha sempre risposto che avrebbe potuto scriverlo in qualunque momento; solo che, volendo compilare una opera monumentale, voleva raccogliere più materiale possibile.
Un’altra volta gli ho chiesto notizie del suo progettato libro su Bagheria e mi ha presentato una busta.
“É qui dentro!” ha detto.
Costatando che la busta conteneva soltanto una serie di appunti gli ho chiesto:
“Poeta, il libro su Bagheria dov’è?”
Egli, accompagnando le parole con un gesto della mano destra, mi ha risposto: “sta qui nella mia testa”.
Dopo qualche mese è venuto a mancare e purtroppo il libro è rimasto sigillato nella sua testa.
Il poeta Castrense Civello aveva costruito, mattone su mattone, in tanti anni di attività la sua carriera letteraria.
Dopo il 1945 aveva concentrato il suo interesse principalmente nella ricerca storica sulla nostra cittadina, sulle battaglie ecologiche, non trascurando la poesia, ripresa dal punto in cui l’aveva lasciata al momento di aderire al Futurismo. Ha ricominciato, cioè, dal sonetto, forma poetica che gli era stata familiare sin dagli anni del ginnasio.
Nella premessa all’opuscolo “Itinerario bibliografico per Civello“, in chiusura avevo scritto: “Nei quasi sessanta anni di intenso lavoro sicuramente Castrense Civello raccoglie meno in riconoscimenti ufficiali di quanto meritasse il suo talento.”
Ciò era dovuto essenzialmente alla particolare drammatica situazione storica dei primi anni quaranta che ha travolto tutto e tutti, mandando all’aria la torre che Civello aveva edificato.
Castrense Civello non dimenticava mai di portare all’attenzione degli italiani il suo paese natio. Anche quando ha fatto il Futurista, ha invitato Filippo Tommaso Marinetti a Bagheria e le foto dello stesso a Villa Palagonia sono state pubblicate su giornali e riviste e fatte circolare per tutta la penisola.
Bisogna dire che negli anni trenta i gruppi futuristi erano presenti in quasi tutte le regioni italiane.
Castrense Civello, insomma, ha avuto grande merito nel valorizzare le risorse artistiche e culturali di Bagheria, oltre ad essere un valente poeta italiano del novecento.
Antonino Russo
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