Forse la formula dell’iniziativa non è quella giusta, oppure ci si è stancati del fatto che non si affrontino mai concretamente le tematiche, i veri assenti all’evento organizzato per oggi dalla Consulta Giovanile, erano i cittadini comuni e le famiglie. Un’altra occasione sprecata?
Tutte le iniziative contro la droga sono importanti. La fiaccolata di oggi a Bagheria partita poco dopo le 17 da piazza Madrice, attraversando poi corso Umberto, organizzata dalla Consulta Giovanile di Bagheria, lascia però l’amaro in bocca. Erano presenti alcuni ospiti della Casa dei Giovani con l’ex Sindaco di Bagheria Biagio Sciortino, alcuni esponenti della Gioventù Francescana, il Sindaco di Casteldaccia Giovanni Di Giacinto, il Sindaco di Bagheria Filippo Tripoli, insieme ad altri esponenti della amministrazione, ma i veri assenti sono stati i cittadini comuni e le famiglie.
Seppure si sia trattato di un momento di testimonianza, la mancanza di un interlocutore importante come l’istituzione famiglia è un sintomo che necessita attenta esegesi. Il fenomeno droga a Bagheria non è fenomeno nuovo ne recente. La città delle ville nel racconto dei pentiti di mafia, è stata, dalla metà degli anni ’70, sede di raffinerie e spaccio di eroina. la stessa attività della Casa dei Giovani, oggi presente in piazza, non è certo cominciata ieri, ma è presente sul territorio dal 1983: quasi 40 anni!
Quello che manca potrebbe essere, non la non conoscenza della piaga droga e nello specifico del crack, ma la consapevolezza della realtà nei nuclei familiari, delle carenze che oggi li caratterizzano e delle deficienze delle offerte in termini di socialità, che sarebbero fondamentali per sostituire le cattive abitudini.
Devono essere chiare le analisi di operatori sociali ed esperti che spesso parlano di una escalation nella tipologia di sostanza utilizzata: l’assunzione di droghe impropriamente chiamate leggere può essere propedeutica ad altre sempre più distruttive. Altro punto fermo deve diventare la certezza che non vi è movimento culturale, rivendicazione sociale o di classe, o elevazione spirituale che giustifichi l’assunzione di sostanze.
Bagheria non è molto diversa dai grandi capoluoghi di provincia e la lotta al consumo di qualunque droga deve intanto partire dall’analisi dai dati statistici ufficiali degli organi competenti, e poi essere inquadrata in un più ampio contesto di fenomeni, che nelle manifestazioni più comuni finiscono per interessare anche il tema della sicurezza del territorio, ma anche la lotta alla mafia che ne gestisce il mercato illecito.
Mai dimenticare infatti le connotazioni criminali che intervengono nelle fasi antecedenti il consumo (che ricordiamo non è illegale), quelle dello spaccio.
Ecco la differenza con le manifestazioni svoltesi nei mesi scorsi nel quartiere palermitano di Ballarò, (che certamente hanno ispirato gli organizzatori): per rendere l’evento fortemente incisivo, si sono svolte nei luoghi e negli orari di spaccio e consumo, rompendo di fatto, almeno per una volta, la declinazione abitudinaria di una comune serata di autodistruzione. Se è vero che ognuno dei ragazzi intervenuti stasera, sa bene che la lotta alla parte criminale del fenomeno non è di sua competenza, non se ne può ignorare l’importanza: se non ci fosse spaccio, non ci sarebbe il consumo. Chi invece deve saperlo bene è la parte delle istituzioni intervenute. Loro non possono perdere di vista il quadro completo, perché è di loro competenza la gestione del territorio in cooperazione con le forze dell’ordine e tutti gli attori, tra cui scuole e famiglia. E se ai giovani della Consulta Giovanile può essere sufficiente, riunirsi in una fiaccolata di testimonianza, per sentire di avere fatto giustamente un piccolo passo, l’amministrazione comunale deve fare ben altro, quel passo più concreto che li avvicini all’interlocuzione con cittadini e famiglie, che ben prima di oggi conoscono la realtà delle strade, e che difficilmente romperanno il muro del silenzio e cercheranno aiuto, se non è la stessa autorità locale a dimostrarsi pronta ad ascoltarne le istanze.
Ignazio Soresi
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