Un importante momento di dialogo interculturale e interreligioso si è svolto ieri, 6 marzo, presso il teatro di Villa Butera a Bagheria. L’incontro, dal titolo significativo “Costruire la pace”, ha riunito diverse personalità e rappresentanti della società civile con l’obiettivo di promuovere una riflessione profonda sul tema della pace in un contesto storico globale segnato da conflitti e tensioni crescenti.
L’iniziativa, organizzata congiuntamente dal Comune di Bagheria, dalla Comunità di Sant’Egidio, dall’Arcidiocesi di Palermo – Ufficio per la Pastorale Sociale del Lavoro e dal CDA Palermo (Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali), ha visto la partecipazione di un pubblico numeroso e attento.
Il sindaco di Bagheria, Filippo Maria Tripoli, ha aperto il dibattito con un discorso incentrato sull’importanza dell’accettazione della diversità come fondamento per la costruzione di una pace autentica. “Se vogliamo realmente costruire la pace”, ha dichiarato il sindaco Tripoli, “dobbiamo iniziare accettando il diverso che sta nella nostra città. Cominciando dal fare noi pace con chi c’è accanto, accettando il diverso che sta nella nostra città.”
Emanuele Tornatore, assessore alle Politiche Sociali, ha ribadito l’importanza di fare di Bagheria una “scuola di pace”, una città non solo accogliente e inclusiva, ma anche universale, aperta alle diverse culture e religioni. La presenza del vescovo e dell’Imam, ha sottolineato Tornatore, rappresenta un segnale forte in questa direzione, un passo importante verso una città che rispetta la dignità di ogni persona.
Particolarmente toccante è stato l’intervento di alcuni ragazzi del CDA Palermo 2 della sede di Bagheria, alla presenza, sul palco, di Vincenzo Ceruso, segretario del CDA della Diocesi di Palermo, che hanno recitato alcune frasi sulla pace nelle loro lingue madri, offrendo un’immagine concreta di convivenza e integrazione. Erano presenti anche gli studenti dell’istituto scolastico superiore Salvo D’Acquisto.
L’Imam Keith Abdelhafid ha poi preso la parola, sottolineando come la pace debba permeare ogni aspetto della vita quotidiana. “La pace deve impregnare ogni aspetto della nostra vita quotidiana”, ha affermato l’Imam Abdelhafid. “È importante avvicinarsi gli uni agli altri, conoscersi. Siamo tutti figli di uno stesso Dio e siamo tutti chiamati a costruire ponti e non muri. Non possiamo pretendere di vivere in un mondo pacifico se nel nostro cuore coltiviamo odio”.
Emiliano Abramo della Comunità di Sant’Egidio ha focalizzato il suo intervento sull’importanza del dialogo come strumento fondamentale per la conoscenza reciproca e la convivenza armoniosa. “È importante il dialogo per conoscersi e vivere in armonia”, ha dichiarato Abramo. “Oggi non sappiamo più dialogare”.
Infine, l’arcivescovo Corrado Lorefice ha offerto una riflessione profonda sulla responsabilità individuale e collettiva nella costruzione della pace. “Non si può costruire la pace se prima non sappiamo qual è la responsabilità che ci ha consegnato la collocazione della nostra esistenza”, ha affermato l’arcivescovo Lorefice. “Tutti noi dobbiamo sentire la responsabilità perché siamo collocati su questa grande zattera che galleggia nel cuore del Mediterraneo. Abbiamo il respiro del Mediterraneo dentro di noi che significa da sempre unione di popoli che si incontrano dal punto di vista culturale, economico, dal punto di vista del colore della pelle e della professione della religione.”
A moderare l’incontro è stata Luisa Capitummino, direttore dell’ufficio pastorale sociale del lavoro, che ha guidato il dibattito, favorendo un confronto aperto e costruttivo tra i relatori.
L’incontro “Costruire la pace” ha rappresentato un’occasione preziosa per riflettere sul valore fondamentale della pace e per promuovere un dialogo interculturale e interreligioso che possa contribuire a costruire una società più giusta e solidale.
MM
uffcio stampa
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