Descrivere in un solo articolo le decine di meravigliose ville settecentesche di Bagheria e della limitrofa Santa Flavia è impossibile. Così divido in zone ed inizio dalla parte meridionale di Bagheria. Sicuro che il tour vi lascerà comunque incantati.
Tutto iniziò quando nel 1658 il viceré Giuseppe Branciforte , principe di Pietraperzia e di Leonforte, dopo la rivolta di Napoli con Masaniello e di Palermo con Giuseppe d’Alessi, ed i tradimenti dei nobili perse ogni speranza di assurgere al trono di Sicilia.
Amareggiato pensò di lasciare la dimora palermitana e ritirarsi con la sua corte nei possedimenti di Bagheria. Cominciò così il periodo d’oro di questa cittadina a pochi chilometri da Palermo. Ben presto altri nobili dell’epoca ne seguirono l’esempio e sorsero così le più belle ville settecentesche di Sicilia, immerse nei giardini di agrumi con il loro inebriante profumo di zagara, di gelsomini, alberi di ulivi, boschi, a testimonianza di ricchezza e prestigio e Bagheria divenne il luogo di villeggiatura preferito dalla nobiltà palermitana.
Oggi gli immensi giardini sono stati in parte lottizzati ed urbanizzati. Ma ancora oggi restano tante testimonianze della loro magnificenza a supporto di meravigliosi edifici mantenuti nel loro splendore dai discendenti o da nuovi proprietari o dall’Amministrazione. Il giro per Ville è una magnifica esperienza, un ritrovarsi non solo nel fastoso passato, ma in certi casi anche nell’eccentricità di alcuni nobili dell’epoca. Tante sono state location di film di successo come “Johnny Stecchino” di Benigni o “Baaria” di Tornatore.
Appena lasciata l’autostrada Palermo-Catania, poco fuori Bagheria sotto monte Giancaldo ecco Villa Villarosa iniziata a costruire nel 1770 per volere del duca di Villarosa don Placido Notabartolo che ne affidò il progetto all’architetto Venanzio Marvuglia. Nella facciata uno spettacolare porticato con otto possenti colonne in stile corinzio al culmine di una scalinata in tufo. Vi si aprono cinque aperture che immettono nel grande salone da ricevimento. Una grande scalinata ed un ballatoi con ringhiera in ferro battuto che sovrasta tutto il perimetro del salone e su cui si aprono le stanze affrescate del piano nobile.
Entrando a Bagheria, all’inizio di corso Butera, il castello del Principe Branciforti, conosciuto come Villa Butera ed oggi prestigiosa sede di rappresentanza del Comune. Ha una struttura da castello medioevale con mura di cinta e due torri di guardia merlate. Ne rimane solo una, quella che guarda Palermo ed è quella che costituiva l’ingresso dalla via Consolare Valeria e su cui è impressa una delle amare epigrafi del deluso Branciforti : “O corte a Dio” O corte, addio.
Da lì si accede in un grande cortile delimitato in un paio di lati da basse costruzioni, un tempo stalle , magazzini o abitazioni della servitù. Anche una piccola chiesetta con un dipinto ad olio che rappresenta la “Sacra Famiglia”. Un piccolo borgo. Una bella scalinata porta all’ingresso del piano nobile incorniciato in un cinquecentesco portale floreale in stile spagnolo con grappoli di frutta, foglie e fiori.
Al suo interno il salone affrescato dal Borremans, la stanza della Principessa e l’appartamento reale. La facciata che guarda Corso Butera, “ u straduni”,che arriva fino al mare di Aspra ,mostra sopra una bella balconata, un grande orologio fatto collocare nel 1900 da Sofia di Trabia e di cui è visibile il meccanismo nella Sala dell’orologio, ed in alto lo stemma scolpito della famiglia Branciforti.
Nel 1797, Ercole Michele Branciforti Pignatelli, figlio di Salvatore Branciforti, fece costruire, poco distante, la Certosa. Un padiglione neoclassico, con portico a quattro colonne di stile dorico. L’edificio raccoglieva, in un bizzarro museo, figure in cera di monaci certosini a grandezza naturale.
In una serie di celle affrescate dal Velasquez le statue in cera imbottite di paglia e stoppa ed in legno di alcuni celebri personaggi , vestiti con sai monacali bianchi, come l’ammiraglio Nelson e la sua amante Maria Carolina, o Re Ruggero, o seduti intorno ad un tavolo il principe Ercole Michele , Luigi XVI e Ferdinando di Borbone.
Anni di abbandono in balia di ladri e vandali, hanno fatto sparire tutte le statue, quadri e mobili e distruggere i preziosi affreschi. Oggi la Certosa, è sede del Museo del Giocattolo di Pietro Piraino che con certosina pazienza ha tra l’altro ricostruito buona parte delle statue.
Scendendo da C.so Butera sulla sinistra la Chiesa Madre, mentre a destra C.so Umberto I. Imboccandolo, in fondo sulla destra si trova uno slargo da cui si dipartono due strade. Quella di destra raggiunge, immersa nel verde, Villa Trabia. Fatta costruire nella seconda metà del ‘700 da Michele Gravina, principe di Comitini, per mano dell’architetto Nicolò Palma.
Fu acquistata nel 1890 dal principe Pietro Lanza di Trabia, che vi diede l’attuale sontuoso aspetto neoclassico. Nel prospetto ornamenti, architravi, lesene bianche su un fondo grigio scuro in stile rocaille, intervallate con decorazioni, statue e vasi barocche. Le decorazioni e gli affreschi interni sono di Elia Interguglielmi. Al centro del giardino antistante, circondato da basse costruzioni la grande fontana in marmo bianco “dell’Abbondanza” con la seducente figura di donna. Opera del Marabitti, un tempo era al centro del cortile di Villa Butera. Proprietà privata è visitabile in gruppi.
Tornando allo slargo di c.so Umberto I prendendo la strada a sinistra, varcando un monumentale cancello di ferro tra due colonne in pietra d’Aspra, ecco Villa Valguarnera .La più bella di tutte, definita “la Reggia tra le ville Principesche”.
Edificata nel 1714 per volontà della principessa Marianna del Bosco Gravina, sposata in prime nozze con il Principe Emanuele Valguarnera è uno dei primi esempi di architettura neoclassica a cui si ispirarono tanti architetti per realizzare regge e palazzi in Europa.
Circondata da un parco, ti accoglie in un ampio piazzale che per la sua forma a doppia esedra sembra voglia abbracciarti. Presenta una facciata concava al centro, dove è collocata una sontuosa scalinata in granito “a tenaglia”. La corte antistante è circondata da basse costruzioni sovrastate da terrazze e con un loggiato a 36 colonne.
Le stanze ed i saloni del piano terra e del piano nobile sono decorati con scene mitologiche e paesaggi dell’Interguglielmi, del Semerario, dei fratelli Fumagalli e del Velasquez. Il grande salone ovale del piano nobile è decorato con affreschi e ritratti degli illustri antenati. Dalle grandi vetrate si gode il panorama del golfo di Palermo e del golfo di Cefalù. Le stanze sono ancora arredate con mobili d’epoca, vetrinette con preziose porcellane, statue e dipinti. Tutto il tetto è delimitato da un’ alta balaustra dove sono collocate delle grandi statue. Tanti gli ospiti che si sono succeduti in questa “reggia”, da Maria Carolina d’Austria moglie di Ferdinando III di Borbone, a Goethe, Stendhal.
Tra gli ultimi discendenti che l’abitarono, anche la famiglia della scrittrice Dacia Maraini che vi trascorse la sua adolescenza e in seguito vi ambientò due dei suoi romanzi “La lunga vita di Marianna Ucria” e “Bagheria” ed un film “L’amore coniugale”.
La villa è stata set di altri film come “I cavalieri dalle maschere nere” di Mercanti, “La dea Fortuna” di Ozpetek, “Anna” di Ammaniti. Ha ispirato Tornatore per lo spot di Dolce e Gabbana interpretato da Sofia Loren.
Poco distante Villa Serradifalco. Realizzata nel ‘700 dal duca Lo Faso di Serradifalco, che trasformò una seicentesca fattoria. Nel 1800 il discendente architetto, duca Domenico Lo Faso la ristrutturò dandole l’attuale aspetto neoclassico. Nel prospetto una serie di balconi con le inferriate bombate “a petto d’oca” e le imposte sormontate da timpani.
Questo è solo l’inizio del tour. Perché ci sarà di parlare delle altre ville che sorgono da Bagheria fino al mare di Aspra, e quelle immerse nel verde della piana di Solunto e Santa Flavia.
Rubrica a cura di Alberto Cuccia
Nella foto Villa Valguarnera in un film poco conosciuto “Anna”
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